Orso bruno marsicano sotto attacco: i cacciatori potranno arrivare più vicino all’area protetta

L'orso bruno marsicano sempre più a rischio: i cacciatori arriveranno sempre più vicino, per colpa della riduzione dell’area

L’orso bruno marsicano sempre più a rischio: i cacciatori arriveranno sempre più vicino, per colpa della riduzione dell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise voluta da una delibera della Regione Lazio. Una riduzione di oltre trecento ettari, che rischiano di diventare 800 se verranno accolte ulteriori richieste di alcuni comuni. Ma non solo, la recente norma regionale n. 1 del 27 febbraio 2020, ha esteso anche ai cacciatori non residenti nei comuni del Parco il diritto di caccia nell’area contigua, in palese conflitto con la legge che tutela le aree protette.

Delibere che aumenteranno il rischio di uccisioni e su cui il WWF promette battaglia legale assieme ad altre associazioni.

“Gli orsi necessitano di grandi spazi, di aree di alimentazione tranquille e diffuse sul territorio, di aree idonee per la riproduzione e lo svernamento. Per questi motivi, solo un approccio complessivo può incrementare le probabilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano”- spiega il direttore scientifico del WWF Italia, Marco Galaverni.

Purtroppo gli orsi marsicani sono sempre  più sotto attacco per colpa del bracconaggio: l’80% muore, infatti, per colpa della mano dell’uomo.  Ce lo dice un nuovo rapporto diffuso dal WWF. Il futuro dell’orso bruno marsicano, sottospecie endemica dell’Appennino, è ancora appeso a un filo. Nonostante il 2019 sia stato un anno record per le nascite, ben 16 nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, l’orso marsicano con appena 50-55 individui rimasti è inserito dall’IUCN nella categoria “in pericolo critico di estinzione”, nonostante gli sforzi di conservazione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, del PN della Majella, delle Regioni.

Dal 1970 ad oggi sono stati 126 gli orsi rinvenuti morti. La causa di morte è rimasta ignota in 39 casi, pari al 31 % del totale, mentre è stato possibile accertarla in 87 casi, pari al 69% del totale. Ebbene, al primo posto troviamo il bracconaggio con arma da fuoco, avvelenamento o laccio, seguito da incidenti perché, nonostante la sua grande capacità di muoversi sul territorio, strade, centri
abitati, ferrovie e diverse altre infrastrutture sottraggono agli orsi spazio, senza contare che sul suo cammino ci sono a volte trappole, tagliole, bocconi avvelenati.

Addirittura, ben 5 orsi (2 femmine e 3 cuccioli) negli ultimi 10 anni sono morti annegati in una singola vasca per la raccolta dell’acqua piovana in alta quota. Da addebitare all’uomo è anche il rischio di trasmissione di patologie tra il bestiame domestico e l’orso (tubercolosi bovina in primis) e tra i cani e l’orso (cimurro, parvovirus, adenovirus).

orso

@WWF

Ognuno di noi è responsabile della conservazione di specie, per questo esistono delle linee guida nei parchi in cui vivono gli orsi marsicani. In primis, rispettare le norme, restare sui sentieri segnati, moderare la velocità in auto, evitare le aree di presenza di femmine con piccoli nei periodi più delicati, tenere il cane al guinzaglio e non lasciare mai fonti di cibo o rifiuti a disposizione dei plantigradi.

E ricordiamo sempre, che a presenza di orsi sul nostro territorio, come quella di altri animali ai vertici delle catene alimentari, consente di conservare gli equilibri degli ecosistemi, da cui dipende la nostra stessa sopravvivenza.

Fonte: WWF

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