Green Hill: rinviata la decisione sul dissequestro. Morto un cucciolo, altri tre gravi

Per conoscere il destino dei beagle di Green Hill c'è ancora da attendere. Avrebbe dovuto pronunciarsi oggi la seconda sezione del Tribunale del Riesame, presieduta dalla dottoressa Anna Di Martino, sulla richiesta di dissequestro avanzata dai legali di Green Hill, che sostiene di aver sempre lavorato nel pieno rispetto delle leggi. Ma bisognerà aspettare per conoscere la sua decisione. Nel frattempo, fa molto riflettere la morte di uno dei cuccioli rinvenuti malati nel corso delle operazioni di affido. Altri tre sono in gravi condizioni.

Per conoscere il destino dei beagle di Green Hill c’è ancora da attendere. Avrebbe dovuto pronunciarsi oggi la seconda sezione del Tribunale del Riesame, presieduta dalla dottoressa Anna Di Martino, sulla richiesta di dissequestro avanzata dai legali di Green Hill, che sostiene di aver sempre lavorato nel pieno rispetto delle leggi. Ma bisognerà aspettare per conoscere la sua decisione. Nel frattempo, fa molto riflettere la morte di uno dei cuccioli rinvenuti malati nel corso delle operazioni di affido. Altri tre sono in gravi condizioni.

L’udienza è terminata con una prevedibile riserva che verrà sciolta probabilmente entro fine settimana. La difesa di Green Hill ha richiamato i precedenti provvedimenti favorevoli all’azienda, in primis il decreto di archiviazione di marzo scorso, lamentandovi come non ci fossero i presupposti per il provvedimento di sequestro in atto. Non ci resta che aspettare adesso“. Così Aldo Benato, Avvocato Penalista che ha depositato nei giorni scorsi molti documenti a nome dell’Associazione Freccia 45, annuncia che il tribunale del riesame si pronuncerà nei prossimi giorni. LAV e Legambiente sono comunque fiduciose che in forma e sostanza non vi siano elementi per poterla accogliere. Se venisse confermato il sequestro, per ora i beagle resterebbero comunque sotto sequestro, mentre in caso di dissequestro, la Green Hill 2001 s.r.l. avrebbe diritto alla immediata restituzione della struttura e di tutti i beagle, anche di quelli già consegnati alle famiglie affidatrie.

Personalmente, e la mia è solo un’opinione, ritengo che sia poco probabile il dissequestro della struttura -spiega Benato in una nota– e dei cani ivi detenuti. Non tanto per questioni di diritto sostanziale (atteso che, per contestazioni più gravi di quelle oggi in esame è già stato archiviato più di un procedimento a carico della Green Hill 2001 srl, e senza alcun sequestro), quanto per ragioni meramente pratiche: il dissequestro, infatti, comporterebbe insormontabili difficoltà nel recupero dei beagle già consegnati; la probabile insorgenza di numerosi procedimenti penali a carico dei privati cittadini assegnatari (gran parte dei quali, probabilmente, sarebbe riluttante all’idea della restituzione); un implicito riconoscimento di danni a Green Hill, per un atto ascrivibile alla Procura di Brescia, per aver adottato un provvedimento non giustificabile o comunque non opportuno. Per cui, in estrema sintesi, confido che non venga dissequestrato nulla“.

Ma il dubbio rimano e la decisione continua a pendere come una minacciosa scure sulla testa dei “detenuti” ed “ex-detenuti” dell’allevamento-lager, da due anni al centro di numerose polemiche e sequestrato il 18 luglio scorso per maltrattamento di animali. I custodi giudiziari dei cani Legambiente e Lav, intanto, hanno inviato una diffida a non ostacolare l’esecuzione di un ordine della Procura della Repubblica al veterinario Asl Enrico Stretti, dirigente del Distretto di Montichiari. Secondo le due associazioni, stamane, “dopo ben tre giorni di affidamenti dei cani ha ritenuto di presentarsi senza alcun atto scritto, comunicando ai custodi giudiziari di dover eseguire la microchippatura dei cani usciti dall’allevamento, presso la piazza dove sono in corso anche oggi le operazioni di affidamento“.

Una fase, questa, “non prevista né dovuta – commentano le due associazioni in una nota – considerando che i cani hanno comunque un tatuaggio di riconoscimento e sono oggetto di un formale atto che li pone sotto la responsabilità dei custodi giudiziari. L’Asl veterinaria, custode giudiziaria della struttura e dei cani, fino al momento dell’uscita, assieme ad azienda e Comune, ha infatti avuto e ha in obbligo dalla Procura la microchippatura dei cani presenti all’interno, che non lo erano al momento del sequestro, nonostante l’obbligo di legge previsto da anni, che Asl e Green Hill sono tenute a rispettare“.

A far discutere, in queste ultime ore, è stata anche la morte di un povero cucciolo, che non ha avuto nemmeno il tempo di assaporare la libertà. Insieme a un altro cucciolo, era stato giudicato non idoneo all’affido dai veterinari e, a causa delle sue gravi condizioni, era stato portato d’urgenza in una clinica veterinaria. L’ipotesi più probabile sulle causa di morte è una sospetta parvovirosi, una malattia virale che colpisce soprattutto i cuccioli non vaccinati. Se così fosse, potrebbe voler dire che, contrariamente a quanto disposto dalla legge, non tutti i cuccioli venivano vaccinati, forse per non interferire con le sperimentazioni a cui erano destinati.

Le associazioni, custodi giudiziari dei cani in uscita dall’allevamento sotto sequestro probatorio, hanno chiesto disposizioni alla Procura per gli accertamenti dovuti sul corpo dell’animale -spiega una nota. Sono stabili invece le condizioni degli altri due beagle ricoverati nel pomeriggio di ieri in un’altra clinica veterinaria, seguendo le richieste dei medici veterinari delle associazioni. Loro, così come i cani ancora prigionieri e gli altri dati già in affido hanno bisogno di aiuto, come spiega l’appello di Legambiente: “il lavoro è appena iniziato. Alcuni cuccioli hanno bisogno di cure veterinarie urgenti prima di essere affidati Legambiente e poi c’è il processo: non dimentichiamoci che Green Hill è di proprietà di una multinazionale Usa. Per fare tutto questo abbiamo bisogno del tuo aiuto: le spese legali, la cure veterinarie, il soggiorno dei volontari, la benzina, migliaia di telefonate“. Non lasciamoli soli.

Roberta Ragni

Leggi anche la storia di Vivi: Mi chiamo Vivi e vengo dall’allevamento Green Hill di Montichiari

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