Clonazione: ecco Rosita, la prima mucca da latte umano

Nella terra delle pampas e dei gauchos è nata Rosita, la prima mucca al mondo in grado di produrre latte umano. E' l'Argentina, dunque a sfornare la prima vacca OGM capace di ricreare la qualità e le caratteristiche del latte materno da vendere al supermercato come sostituto di quello autentico.

Nella terra delle pampas e dei gauchos è nata Rosita, la prima mucca al mondo in grado di produrre latte umano. È l’Argentina, dunque a “sfornare” la prima vacca OGM capace di ricreare la qualità e le caratteristiche del latte materno da vendere al supermercato come sostituto di quello autentico.

L’annuncio della clonazione della mucca-da-latte- umano è stato dato dal National Institute of AgrobusinessTechnology: la mucca possiede geni umani in grado di produrre sostanze normalmente nonpresenti nel latte vaccino, ma in quello delle mamme. Gli scienziati argentini hanno inserito nel Dna della mucca i geni che producono la lattoferrina, una proteina che rinforza il sistema immunitario, e il lisozima,un’altra sostanza antibatterica.

La mucca clonata si chiama Rosita – si legge nel comunicato del laboratorio argentino – è nata il 6 aprile conun parto cesareo dovuto al fatto che alla nascita pesava 45 chilogrammi, il doppio di un bovino normale, e quando sarà adulta produrrà latte simile a quello materno umano“.

Il nostro obiettivo era quello di aumentare il valore nutrizionale del latte di mucca”, ha spiegato ilricercatore dell’Istituto sudamericano Adrian Mutto. La clonazione della vitellina è frutto dello sforzo congiunto tra l’Istituto argentino e l’Universita’ nazionale di San Martin.

Anche se i ricercatori dell’università di San Martin affermano che questo é il primo caso del genere al mondo, in realtà, come ricorderete, anche dalla Cina è venuto un annuncio simile pochi giorni fa: gli scienziati della Chinàs Agricultural university di Pechino hanno affermato di avere un’intera mandria di 300 mucche transgenicheche già producono un latte simile a quello umano di cui si stanno testando le caratteristiche.

L’insufficienza di latte materno è da sempre un problema. Se prima del latte artificiale c’era la balia, definitada alcuni come la mercenaria dell’allattamento, ora non avremo più bisogno né dell’uno né dell’altra: ma siamo sicuri che questo sia davvero un passo avanti?

No secondo la Coldiretti che accoglie la notizia con diffidenza ricordando che secondo un’indagine Eurobarometro quasi 3 italiani su 4 non metterebbero mai il latte “materno” ottenuto da mucche clonate nel biberon: “Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico fino al latte materno da mucche transgeniche) rimane dunque elevato – sostiene la Coldiretti – il livello di scetticismo. Peraltro in Italia si sta rapidamente riscoprendo il latte d’asina con il quale si ottengono ottimi risultati per i bambini con allergie gastrointestinali dovute a intolleranza al normale latte di mucca e, per quelli che non possono essere allattati al seno. Il latte d’asina che ha caratteristiche simili a quello materno rappresenta una valida alternativa per non far mancare un nutrimento essenziale alla crescita. Il latte d’asina è un vero e proprio farma-food che risolve i problemi delle intolleranze al latte vaccino nell’età neonatale, ma l’elevato contenuto in calcio lo rende estremamente utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che per le donne in menopausa. Un animale che sembrava solo pochi anni fa spacciato ha trovato una ragione d’essere nel combattere le nuove patologie dei tempi moderni con un aumento del 30 per cento negli ultimi 5 anni in Italia dove – conclude la Coldiretti – si contano complessivamente oltre 36mila quadrupedi dalle grandi orecchie, che dopo aver rischiato l’estinzione stanno vivendo un momento di grande riscossa.

Roberta Ragni

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