Clima, IPCC: ridurre le emissioni del 40-70% entro il 2050. Il nuovo monito dell’ONU

Il cambiamento climatico, se lasciato incontrollato, aumenterà la probabilità di effetti gravi, diffusi e irreversibili, per le persone e per gli ecosistemi. Nonostante ciò, le soluzioni per limitarne gli effetti esistono. È la sentenza del capitolo conclusivo del Quinto Rapporto di Valutazione dell'IPCC

Il cambiamento climatico, se lasciato incontrollato, aumenterà la probabilità di effetti gravi, diffusi e irreversibili, per le persone e per gli ecosistemi. Nonostante ciò, le soluzioni per limitarne gli effetti esistono. È la sentenza del capitolo conclusivo del Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico.

La relazione di sintesi conferma che il cambiamento climatico sta per essere registrato in tutto il mondo e il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile. Dal 1950 molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nel corso dei millenni.

La nostra valutazione ritiene che l’atmosfera così come gli oceani si siano riscaldati, la quantità di neve e di ghiaccio si è ridotta, il livello del mare è aumentato e la concentrazione di anidride carbonica è aumentata a un livello senza precedenti almeno negli ultimi 800 mila anni“, ha dichiarato Thomas Stocker, Co-presidente del gruppo di lavoro dell’IPCCI.

Oltre all’impatto dell’uomo, il documento analizza come i cambiamenti climatici siano già in corso e possano diventare irreversibili a meno che le emissioni di gas serra non siano tagliate. Secondo l’Ipcc, infatti, l’aumento dei gas serra dovuto a combustione di carboni fossili e la deforestazione sono le principali cause del riscaldamento dalla metà del ventesimo secolo. Ognuna delle ultime tre decadi è stata più calda della precedente e la temperatura è cresciuta di 0,85 gradi tra il 1880 e il 2012, mentre il livello del mare è cresciuto di 19 centimetri tra il 1901 e il 2010 e potrebbe salire tra i 26 e gli 82 centimetri nel 2100.

È per questo che gli esperti ritengono che le emissioni mondiali di gas serra dovranno essere ridotte del 40-70% fra il 2010 e il 2050: “L’influenza umana sul sistema climatico è chiara, dobbiamo agire rapidamente e in modo decisivo, e abbiamo i mezzi per limitare cambiamenti climatici e costruire un futuro migliore“, dice il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.

Il rapporto non lascia molti dubbi, quindi su quale sia la strada da intraprendere puntando sulle rinnovabili con le quali andrà soddisfatto almeno l’80% del fabbisogno energetico. Un messaggio però che non sembra essere stato recepito dall’Europa e dall’Italia stessa, visti i recenti timidi obiettivi fissati e lo Sblocca Italia, incentrato tutto su petrolio e fonti fossili.

Il rapporto dell’IPCC è un monito per i politici di tutto il mondo. Proprio la scorsa settimana l’UE ha raggiunto un accordo sui propri obiettivi al 2030 in materia di clima ed energia poco ambizioso e con obiettivi decisamente insufficienti – dichiara Luca Iacoboni, Responsabile Campagna Clima & Energia Greenpeace ItaliaÈ necessario che l’UE mantenga la leadership nella lotta al riscaldamento globale, soprattutto in un momento in cui Cina e Usa sembrano voler prendere impegni seri sul tema. Per questo deve rivedere al rialzo i propri obiettivi al 2030, in vista della conferenza sul clima di Parigi 2015“.

La scienza ci dice che il futuro saranno le rinnovabili e l’efficienza energetica, mentre il governo italiano sembra voler rimanere ancorato al passato con le sue scelte. Il Senato voterà dopodomani il decreto Sblocca Italia, che dà il via libera alle trivelle nei nostri mari per due gocce di petrolio, mentre continuano le misure per colpire le rinnovabili. Una doppia follia: non solo si continueranno ad estrarre combustibili fossili, che dovrebbero invece rimanere sotto terra per fermare i cambiamenti climatici, ma lo si farà mettendo a rischio il mare italiano e settori come turismo e pesca sostenibile, fondamentali per la nostra economia” conclude Iacoboni.

POPOLAZIONI DISAGIATE – La relazione mette in chiaro anche che ad essere particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici sono le popolazioni socialmente, economicamente, culturalmente, politicamente e istituzionalmente emarginate. I Paesi sottosviluppati, insomma, che, pur non avendo contribuito, o avendo contribuito molto poco, alle emissioni di gas a effetto serra, si ritrovano a dover pagare lo scotto di una simile scelleratezza.

Almeno, auspichiamoci una “cooperazione internazionale“, dice il presidente dell’Ipcc, Rajendra Kumar Pachauri, anche perché “se non controlleremo queste incidenze, i cambiamenti climatici aumenteranno il rischio di conseguenze gravi, generalizzate e irreversibili per tutti gli esseri umani e gli ecosistemi. Tuttavia, rileva Pachauri, “abbiamo i mezzi per limitare i cambiamenti climatici, esistono numerose soluzioni“. Per il copresidente dell’Ipcc, Youba Sokona, “è possibile, a livello tecnico passare ad un’economia a basso livello di carbone. Ma quello che manca sono politiche e istituzioni appropriate per arrivarci. Più aspetteremo per prendere delle disposizioni, più l’adattamento ai cambiamenti climatici e l’attenuazione di questi effetti costeranno caro“.

Insomma, gente, inutile girarci intorno, l’abbiamo detto mille volte: se vogliamo un cambiamento dobbiamo partire da noi stessi. E facciamolo almeno per i nostri figli e i nostri nipoti.

Germana Carillo

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