Artic Under Pressure: Greenpeace diffonde le prime immagini spettacolari dell’Artico

Dopo oltre un mese di navigazione e rilevamenti, Greenpeace diffonde le prime immagini raccolte durante la spedizione “Arctic Under Pressure”.

Dopo oltre un mese di navigazione e rilevamenti, Greenpeace diffonde le prime immagini raccolte durante la spedizione “”. Partiti il 24 maggio a bordo della storica rompighiaccio Esperanza, gli attivisti green, insieme a una troupe di scienziati dell’istituto di ricerca tedesco Ifm-Geomar, hanno raggiunto le isole Svalbard, in Norvegia, per documentare lo stato delle cose.

Video incredibili e immagini suggestive fotografano la situazione attuale in questa zona dell’Oceano Artico, con scene uniche di vita marina. Le riprese subacquee sono state realizzate dagli studiosi a bordo con attrezzature di ultima generazione, che hanno permesso di filmare la biodiversità dei fondali artici.

Dalle riprese è possibile vedere come in aree solitamente ricoperte dai ghiacciai da autunno a primavera, prosperano anemoni di mare, tunicati e coralli che sembrano non soffrire delle durissime condizioni climatiche.

Un ecosistema marino prezioso e molto ricco che, di giorno in girono subisce le crescenti minacce ambientali causate da fenomeni come il Climate Change, l’aumento delle temperature, i cambiamenti nelle correnti oceaniche e il problema dell’acidificazione degli oceani che sta causando profondi mutamenti in aree ancora incontaminate.

Prima conseguenza evidente, il ritirarsi dei ghiacciai polari che, oltre ad aumentare il livello del mare minacciando le coste, permette alle flotte industriali di pescherecci a strascico e alle esplorazioni petrolifere offshore di raggiungere aree prima protette dagli stessi ghiacciai e quindi inaccessibili.

Per salvare ciò che rimane, Greenpeace chiede una moratoria internazionale per ogni attività industriale avviata o avviabile in questi luoghi, inclusa la pesca a strascico. Una richiesta che, secondo gli ecologisti, non causerà impatti significativi all’industria della pesca che, se lasciata libera di agire indisturbata, potrebbe creare danni irreversibili a vaste aree marine anche con una sola stagione di pesca a strascico, distruggendo interi popolamenti.

Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, parla di azioni immediate e porta come esempio positivo gli Stati Uniti di Obama dove è stato imposto un divieto di pesca assoluto nelle acque a nord dello Stretto di Bering.

Chiediamo l’immediata protezione di queste acque (Oceano Artico) e il blocco di qualsiasi attività industriale fino a quando la comunità scientifica non avrà studiato questo ecosistema in modo adeguato, chiarendo gli impatti dei cambiamenti climatici su di esso”.

Sembra proprio che il problema sia imminente e le immagini parlano da sole:

Serena Bianchi
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