Da qualche anno a questa parte università e aziende si stanno concentrando sul recupero degli scarti alimentari, per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti trasformando questi ultimi in materie prime, come carta, carburante e bioplastiche. Si tratta di ricerche e sperimentazioni di grande interesse (oltretutto, alcune nascono proprio in Italia), che hanno aperto o che potrebbero aprire nuove prospettive sul tema della gestione degli scarti industriali e dei rifiuti domestici, con enormi vantaggi per l'ambiente.

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Da qualche anno a questa parte università e aziende si stanno concentrando sul recupero degli scarti alimentari, per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti trasformando questi ultimi in materie prime, come carta, carburante e bioplastiche.
Carta, pelle e colla dalle mele
Combustibile dal cioccolato
Bioplastiche dal pomodoro
Nonostante la sperimentazione abbia fin qui portato degli ottimi risultati, la diffusione di questa pratica ecosostenibile tutta Made in Italy ha incontrato un ostacolo di natura economica: al momento, infatti, le procedure di trattamento degli scarti del pomodoro risultano essere più costose delle comuni procedure di produzione della plastica da fonti non rinnovabili. Un problema non è irrilevante, ma che si potrebbe risolvere andando avanti con la ricerca e affinando tecniche e strumenti.
Energia pulita dal caffe’
Restiamo in Italia, presso “La Sapienza” di Roma, per stupirvi con un’ultima, interessantissima, intuizione: il recupero dei fondi del caffè e la loro trasformazione in antiossidanti e in energia pulita. In questo caso, non stiamo parlando di scarti dell’industria alimentare, ma di veri e propri rifiuti domestici: quei residui che restano dopo aver preparato l’immancabile caffè della colazione nella macchina a capsule o nella moka. Oltre ad essere utilizzati per migliorare le condizioni del terriccio delle vostre piante da vaso, è scientificamente provato che questi scarti possono avere anche una seconda e una terza vita. Dopo aver sottoposto i fondi ad un primo processo di estrazione, attraverso il quale si recuperano i polifenoli presenti, si ottengono dei residui dotati di un enorme potere calorifico, persino superiore a quello del legno da combustione di buona qualità. Tali residui possono essere utilizzati sottoforma di pellet, per alimentare stufe e caldaie.
L’idea di recuperare i fondi del caffé è molto interessante (anche perché ci mostra un mondo della ricerca italiano attento e attivo, nonostante le mille difficoltà), ma dobbiamo tenere presente che potrebbe essere praticato solo nel contesto di una buona raccolta differenziata, e quindi necessiterebbe dell’impegno delle Amministrazioni locali e di tutti i cittadini. Vale a dire: c’è bisogno di pazienza, buona volontà e collaborazione per mettere in pratica le ottime soluzioni che il nostro Paese è in grado di sfornare.
Lisa Vagnozzi