Queste case resistono ai tifoni e sono realizzate con una plastica a base vegetale derivata dalla iuta

Sicure, resistenti ed ecosostenibili: le case realizzate con un innovativo materiale ricavato dalla iuta rappresentano una speranza per tanti rifugiati, costretti a vivere in precarie tende

L’aggravarsi della crisi climatica e le persecuzioni, stanno spingendo milioni di persone ad abbandonare le loro terre. Nella maggior parte dei casi trovano rifugio in tende e baracche allestite nei campi per profughi. Purtroppo, basta un tifone o un nubifragio per distruggere tutto. Per far fronte a questo problema la startup statunitense Applied Bioplastics insieme a Mubarak Ahmed Khan, uno scienziato del Bangladesh, hanno dato vita ad una plastica a base vegetale che si presta perfettamente alla costruzione di rifugi sicuri e dignitosi per chi scappa da calamità naturali, povertà e guerre.

Le case ecosostenibili, realizzate con una materiale innovativo derivata dalla iuta, sono state testate con successo nei campi bangladesi, dove vivono i rifugiati Rohingya, fuggiti dal Myanmar che li perseguita. Quando lo scorso anno l’area è stata colpita da un tifone queste strutture sono rimaste intatte, al contrario delle altre baracche presenti nella zona.

Come sono costruite queste resistenti case

Il processo di costruzione di queste innovative abitazioni è piuttosto semplice. Per realizzarle viene utilizzata un materiale che prende il nome di Jutin la iuta, ed costituito dalla iuta, fibra tessile naturale che viene coltivata abbondantemente in Bangladesh. Questa viene rivestita da una resina termoplastica e trasferita in appositi stampi per poi essere impiegata per le pareti e i tetti delle case.

“La iuta sostituisce fino al 50% degli elementi a base di petrolio nel nostro composto, determinando un volume di plastica significativamente inferiore per unità” spiega l’azienda che la produce.

Il materiale che ne deriva è estremamente resistente sia al calore, che all’acqua (quindi sono adatte anche in caso di monsoni) che ai forti venti. L’altro vantaggio è rappresentato dal costo molto accessibile.

Da gennaio dello scorso anno Applied Bioplastics ha lanciato un progetto pilota insieme alle organizzazioni International Centre for Diarrhoeal Disease Research Bangladesh (Icddr,b) e alla Caritas. Grazie all’iniziativa diverse famiglie sono state ospitate nelle case ecosostenibili. Finora i report redatti dall’UNHCR e dall’associazione bangladese sono stati decisamente positivi.

“Durante la costruzione dei rifugi, l’impressione sia da parte di Icddr,b che degli esperti di rifugi è stata soddisfacente poiché abbiamo scoperto che questo materiale può essere facilmente assemblato e riparato con gli strumenti disponibili localmente. I muratori sono stati in grado di realizzare i rifugi con un addestramento minimo” commenta la dottoressa Farjana Jahan, che si occupa di malattie infettive per l’organizzazione Icddr,b.

Si segnala un miglioramento della loro salute e della dignità – evidenzia Alex Blum, CEO di Applied Bioplastics. – Le persone sono più felici e si sentono come se avessero davvero una casa.

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Fonti: Applied Bioplastics/Icddr,b

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