Xylella, il Salento dice no ai pesticidi obbligatori: disobbedienza civile per salvare le api

In Salento tutti uniti contro il decreto che, per combattere la Xylella, obbliga gli agricoltori ad utilizzare pesticidi dannosi per il biologico e per le api. E' in corso una vera e propria opera di disobbedienza civile (e amministrativa) da quando il decreto è entrato in vigore i primi di maggio. Non solo agricoltori, biologici e convenzionali, ma ora anche le amministrazioni cominciano a fare muro verso l'obbligo di spruzzare veleni sugli alberi

In Salento tutti uniti contro il decreto che, per combattere la Xylella, obbliga gli agricoltori ad utilizzare pesticidi dannosi per il biologico e per le api.

É in corso una vera e propria opera di disobbedienza civile (e amministrativa) da quando il decreto è entrato in vigore i primi di maggio. Non solo agricoltori, biologici e convenzionali, ma ora anche le amministrazioni cominciano a fare muro verso l’obbligo di spruzzare veleni sugli alberi.

Contro il decreto Martina, pubblicato il 6 aprile ed entrato in vigore a maggio, molte aziende bio locali hanno scritto un documento di resistenza, dichiarando la loro intenzione a disobbedire al provvedimento. E nel frattempo arriva anche la prima ordinanza ufficiale di opposizione al decreto, a firma del sindaco di Nardò (Lecce), che ha vietato agli agricoltori di usare i pesticidi, pena una multa di 500 euro.

La disobbedienza degli agricoltori

Gli agricoltori non ci stanno ai 2 trattamenti in primavera-estate e 2 in autunno, per un totale di 4 irrogazioni di pesticidi, in un’area vasta come il Salento che il provvedimento impone, recependo una direttiva europea per il contenimento del batterio Xylella Fastidiosa, che mira a uccidere l’insetto considerato responsabile di diffondere l’infezione, la sputacchina.

Infatti i pesticidi elencati come obbligatori sono assolutamente vietati in agricoltura biologica (quindi gli agricoltori bio perderanno le certificazioni ma soprattutto tutto il mercato faticosamente costruito negli anni se li useranno), e, forse ancora peggio, sono altamente tossici per le api, come moltissime ricerche scientifiche hanno dimostrato.

Alcuni di loro sono della famiglia dei neonicotinoidi, riconosciuti dalla stessa Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, come nocivi per tutti gli insetti impollinatori, tanto che tre di loro sono stati recentemente banditi un campo aperto da tutta l’Unione Europea. Queste molecole infatti disorientano gli insetti che non sono più in grado di tornare nei loro alveari, condannandoli a morte certa.

Il divieto però non ha colpito l’acetamiprid, che, pur essendo della stessa famiglia, non solo non è stato bandito, ma il suo utilizzo ora è imposto in modo massiccio in tutto il Salento (cfr pag. 90-91 del decreto). La sua tossicità per le api è in effetti considerata più bassa, ma un utilizzo così intensivo potrebbe comunque essere molto dannoso.

I trattamenti alternativi naturali

Ma gli agricoltori dicono no e, con ‘Documento congiunto sottoscritto da aziende agricole, associazioni e cittadini, contro le previsioni del decreto Martina sui trattamenti fitosanitari obbligatori’ dichiarano la loro intenzione a opporsi a delle misure considerate velenose per le loro terre.

Ma perché un obbligo così pesante e distruttivo? Non ci sono misure alternative? Per saperne di più, abbiamo intervistato Francesca Casaluci, di Salento km0, promotrice dell’azione di disobbedienza che ormai coinvolge un centinaio di aziende, esperti e cittadini della Puglia, così come altre realtà extra pugliesi, che hanno espresso formalmente la loro solidarietà al Salento e ai suoi abitanti.

“Il documento è stato promosso da Salento km0, che riunisce da qualche anno diverse aziende del territorio salentino che praticano agricoltura biologica, biodinamica, anche non certificata, ma comunque naturale, senza chimica di sintesi. Questa nuova minaccia, il decreto Martina, ha dato un’altra “scossa” al territorio salentino”.

La Casaluci ci ricorda infatti che il provvedimento arriva dopo altri tentativi di opporsi ai programmi “distruttivi” imposti in passato, come il piano Silletti che prevedeva abbattimenti e utilizzo di pesticidi.

“Il documento nasce anche per mettere al centro di questo dibattito la salute, che mi sembra sia rimasta in secondo piano in tutte le discussioni istituzionali fatte finora, ma che è un aspetto assolutamente non trascurabile […] Le ricadute di questo provvedimento solo collettive: l’utilizzo di questi pesticidi in quantità così massiccia farà accumulare sostanze nocive nell’ambiente, nel ciclo biologico. […] È giusto quindi che la comunità non solo sia informata, ma che abbia anche la possibilità di esprimersi”.

Sono in preparazione anche azioni legali, portate avanti da una rete di associazioni e cittadini, il cui coordinamento è stato affidato al Csv, Centro servizi per il volontariato.

xylella no pesticidi

“Nessuno nega che ci sia un problema di disseccamento. Tuttavia a me non piace parlare di Xylella, ma di CoDiRO, ‘Complesso del disseccamento rapido dell’olivo’. Non ci sono tutt’oggi delle prove solide della presenza massiccia di questo batterio e anche della sua concausa nel disseccamento di tutti questi esemplari di ulivo. In effetti la presenza di Xylella è stata certificata solo in poche piante. La tesi che portiamo avanti, anche proveniente da nomi importanti del mondo scientifico come il prof. Xiloyannis, è quella di convivere con il batterio, ovvero di iniziare a pensare che un approccio di questo tipo [quello imposto dal decreto Martina, N.d.R.] non è curativo, ma l’unica cosa che si deve fare è rinforzare l’ecosistema nella sua completezza affinché tutte le piante diventino più resistenti a questi patogeni”

Alcuni sono metodi validati che dimostrano la possibilità di curare gli ulivi in modo meno invasivo.

Di uno di questi, in particolare, è basato su rame e zinco ed è stato sperimentato con successo dal batteriologo Marco Scortichini, uno dei massimi esperti europei, sulle varietà Cellina di Nardò e Ogliarola, tipiche del Salento.

L’ordinanza anti pesticidi di Nardò

Nel frattempo arriva la prima ordinanza ufficiale di opposizione al decreto. Il sindaco di Nardò (Lecce) ha vietato agli agricoltori di usare i pesticidi, pena una multa di 500 euro.

Nel testo si ricorda proprio come il decreto inviti a usare l’acetamiprid, neonicotinoide nocivo per le api, misura considerata inaccessibile.

Per leggere l’ordinanza clicca qui.

E la Regione… tace

Nonostante la ferma opposizione degli agricoltori, anche fatta con misure legali, nessuna risposta. “Sappiamo che è prevista un Consiglio Regionale monotematico, verso la fine di maggio, ma per ora non abbiamo risposte concrete dalle autorità” conclude la Casaluci.

Ricordiamo che tali risposte sono in realtà attese da tempo, da molto prima che partisse questa iniziativa. Molte aziende e associazioni hanno infatti manifestato il loro disappunto alla pubblicazione del decreto, chiedendo che fossero almeno prese in considerazione misure anti sputacchina compatibili con l’agricoltura biologica.

Non sappiamo se le cure alternative possano essere applicate con successo su un territorio così vasto come quello in cui il disseccamento degli ulivi è diffuso, che ormai abbraccia tutta la provincia di Lecce e parte di quella di Brindisi e Taranto. Ma sappiamo che queste misure, almeno per ora, non sono state neppure prese in considerazione.

E sappiamo anche che quelle previste dal decreto Martina nel Salento, ammesso e non concesso che possano combattere realmente la sputacchina e la Xylella, potrebbero avere degli effetti devastanti su altri fronti, la cui soluzione, quella sì, potrebbe essere veramente impossibile.

Per altre informazioni sul problema Xylella nel Salento leggi anche:

Roberta De Carolis

Foto: Salento km0

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