Taiji, è appena ricominciata la folle e sanguinaria caccia ai delfini in Giappone (e durerà ben 6 mesi)

Ci risiamo. In Giappone è ufficialmente ricominciata la caccia ai delfini nelle acque del villaggio di Taiji. Anche quest'anno centinaia di animali marini saranno catturati e uccisi per la loro carne e per fare arricchire i delfinari

Le acque della baia di Taiji, nel Sud del Giappone, sono tornate a tingersi di sangue: quello dei poveri delfini, che – come da tradizione – vengono massacrati per essere mangiati o catturati per poi essere rinchiusi nei parchi acquatici di tutto il mondo. E la mattanza è appena iniziata, visto che durerà ben sei mesi (la conclusione della stagione di caccia è fissta a marzo). Per quest’anno gli esemplari che potranno essere cacciati legalmente saranno oltre 1800.

Si tratta di una pratica cruenta, che va avanti da decenni e che, nonostante le battaglie di attivisti per i diritti degli animali, nessuno riesce a fermare. Da alcuni anni, la baia è stata recintata con filo spinato e viene presidiata da guardie per allontanare chi vuole documentare le atrocità. Ma ciò non è bastato a placare le voci di dissenso.

Dal 1° settembre, giorno in cui è iniziata ufficialmente la caccia dei cetacei in Giappone, i volontari dell’organizzazione no-profit Dolphin Project stanno mostrando al mondo di cosa sono capaci i cacciatori di delfini.

Almeno una decina di esemplari sono già finiti nelle loro mani.

“Nel secondo giorno della stagione di caccia lunga 6 mesi, 9 delfini di Risso sono stati portati via dall’oceano dopo aver subito torture inimmaginabili. Ren, direttore di Life Investigation Agency (LIA), ha sentito i loro ultimi respiri sulla spiaggia mentre il loro midollo spinale veniva perforato.  – fanno sapere attraverso un post su Facebook gli attivisti della Ong – Tutti e nove i corpi sono poi stati trascinati per la coda al sindacato dei pescatori per essere massacrati.

Ciò che accade ai poveri delfini non è soltanto un crimine contro gli animali, ma è anche un pericolo per la salute umana. Ad accendere i riflettori sulla questione è stato il docufilm dal titolo “The Cove”, uscito nel 2009, che denuncciava gli altissimi livelli di mercurio presenti nella carne dei delfini catturati.

Oggi la gran parte degli esemplari viene catturata per essere venduta agli acquari e ai parci acquatici, dove vengono rinchiusi e costretti ad un’esistenza infelice e stressante. Insomma, questa pratica non fa altro che far arricchire i delfinari e chi sfrutta gli animali senza alcuna pietà.

Fermiamo la caccia dei delfini

Sono diverse le associazioni che da anni si battono per mettere la parola fine alla caccia dei delfini nella Baia di Taiji. Fra tutti spicca l’Ong Dolphin Project, che ha lanciato una petizione online rivolta alle autorità del Giappone per chiedere di abolire questa folle tradizione. Finora sono poco più di 366.700 le firme raccolte.

Anche in Italia si sono levate voci di dissenso nei confronti di questa pratica cruenta. Proprio in questi giorni l’associazione Marevivo Onlus ha proposto la petizione #StopMassacroDelfini su Change.Org.

Unisciti a tutte le persone come noi, non legate a queste tradizioni insostenibili che, ormai, possono e devono essere abbandonate per sempre. – scrivono gli attivisti, invitando a firmare – Nello spirito della Convenzione di Washington del 1946 sulla salvaguardia dei cetacei e dei mammiferi marini e forti dei principi di sostenibilità ambientale e di rispetto delle risorse marine viventi protette.

https://www.facebook.com/marevivoonlus/posts/pfbid0rovFYc5yVgouMeShvq6Hdo8m9zmrpLoXt7Nd3eZExsEbm658MckmAr7CCow6kT8l

Fonti: Dolphin Project/Marevivo Onlus 

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