Penelope Cruz volta le spalle alle pellicce nella settimana della moda newyorkese

Penelope Cruz volta le spalle alle pellicce nell’ultima campagna di sensibilizzazione indetta dalla Peta. I manifesti che ritraggono la star campeggiano nel centro di New York, insieme allo slogan “Give fur the cold shoulder” (“Volta le spalle alle pellicce”, per l’appunto). Il manifesto affisso al Medison Square Garden rimarrà dove si trova nel corso di tutta la settimana della moda newyorkese, il cui svolgimento è previsto dal 9 al 16 febbraio 2012. Analoghe iniziative avranno luogo anche a Londra e Milano.

Penelope Cruz volta le spalle alle pellicce nell’ultima campagna di sensibilizzazione indetta dalla Peta. I manifesti che ritraggono la star campeggiano nel centro di New York, insieme allo slogan “Give fur the cold shoulder” (“Volta le spalle alle pellicce”, per l’appunto). Il manifesto affisso al Medison Square Garden rimarrà dove si trova nel corso di tutta la settimana della moda newyorkese, il cui svolgimento è previsto dal 9 al 16 febbraio 2012. Analoghe iniziative avranno luogo anche a Londra e Milano.

Quella di Penelope Cruz sembra essere una scelta intrapresa con coscienza, dato che la stessa autrice, nel disegnare, in coppia con la propria sorella, la sua ultima linea di moda, ha deciso di escludere dalle collezioni che portano il nome “Cruz” l’utilizzo di pellicce e tessuti di origine animale.

Pare inoltre che l’attrice abbia recentemente dimostrato il proprio amore nei confronti degli animali adottando, con l’appoggio della propria famiglia, alcuni cani e gatti rimasti senza casa e senza padrone. La Peta avrebbe deciso di scegliere la Cruz come propria testimonial in quanto l’attrice sarebbe in grado di incarnare un modello di donna moderna ed indipendente in grado di compiere senza timore scelte che vanno controcorrente rispetto alle consuetudini, anche per ciò che concerne l’abbigliamento.

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Altre star in passato si erano dimostrate più che pronte a spogliarsi e a gridare la propria contrarietà verso le sofferenze a cui gli animali sono condannati affinché il loro pelo venga utilizzato per la produzione di costosissime pellicce, ormai simbolo di un tanto opinabile quanto anacronistico concetto di lusso, per poi ritornare, una volta superati i clamori delle campagne animaliste, ad indossare pubblicamente capi firmati non di certo fur-free e cruelty-free.

Evidentemente, secondo la Peta, l’immagine di una star può essere in grado di attirare maggiormente l’attenzione delle masse sull’argomento, ed il fatto che la Cruz abbia scelto di non apparire nuda e cruda in un manifesto a grandezza naturale, ma di mostrarsi semplicemente nel compiere il gesto di voltarsi di spalle, lascia supporre che la scelta di aderire alla campagna sia nata da un reale e sentito sostegno per la causa e non dal mero desiderio di mettersi in mostra.

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Asfissia, avvelenamento e gassificazione sono soltanto alcuni dei modi in cui gli animali da pelliccia, ad esempio gli ermellini, tra i più sfruttati per la bellezza e morbidezza del loro pelo, ma anche, in diverse parti del mondo, cani e gatti, vengono uccisi in modo da poter asportarne le pellicce senza il rischio di rovinarle. Si tratta di pratiche deprecabili a cui si sarebbe dovuto mettere fine da tempo e delle quali si spera campagne come quelle indette della Peta possano contribuire a decretare lo stop definitivo.

Marta Albè

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