Cosa ci fanno dei maiali tra i vigneti dello Champagne?

In Francia, nella celebre regione dello Champagne, un gruppetto di maiali si aggira tra i rinomati vigneti di un appezzamento di Chardonnay. Come mai si trovano lì?

Nella Francia dello Champagne, a Cramant, tra i vigneti che producono le uve per i grand cru alcuni maialini kunekune, una razza nana neozelandese, si muovono nei campi. Ma cosa ci fanno di preciso lì? Contribuiscono alla lavorazione del terreno in maniera del tutto naturale.

L’idea è venuta all’esperto Olivier Zebic, ingegnere agrario ed enologo francese. Già nella regione di Bordeaux era stato presentato con successo un progetto simile e ora l’iniziativa è giunta nel cuore della Côte des Blancs.

La presenza dei maiali kunekune, che in lingua maori significa “rotondo e grasso”, permette infatti di limitare l’uso di erbicidi e trattori. Essendo bassi, gli animali non raggiungono i grappoli e i rami delle piante, ma si nutrono delle foglie, anche quelle ammuffite, non appena queste si posano sul terreno.

Questo consente di prevenire la proliferazione di funghi e agenti che vanni a intaccare la vite.

Sappiamo già che le pecore vengono utilizzate per tosare l’erba in molti parchi cittadini, come ad esempio a Roma. Anche nella terra dello Champagne i ruminanti svolgono questo compito assieme alle galline, ma si potrebbe fare di più.

Per questo si sta sperimentando ora con i maiali kunekune che risparmiano i lombrichi, possono muoversi agevolmente passando sotto i fili dei vigneti ed estirpano le erbe infestanti mangiandone anche le radici.

Una pulizia mirata e completa insomma, ma questo metodo potrà mai essere utilizzato su larga scala? Per adesso si è partiti con un appezzamento di Chardonnay, poi si vedrà. Olivier Zebic ritiene che i maiali rappresentino un grande aiuto.

Non potremo rivoluzionare tutto con i maiali , ma sono un complemento, uno strumento in più per le trame più difficili. Soprattutto sui terreni collinari, dove con i temporali perdiamo dai quattro ai cinque cm di terreno all’anno, ha spiegato Jean-Etienne Bonnaire, proprietario di una azienda agricola in conversione al biologico.

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Fonte: Oliver Zebic/Twitter

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