Takahē, dichiarato estinto nel 1898, il preistorico uccello blu sta tornando gradualmente a popolare la Nuova Zelanda

Un caratteristico uccello della Nuova Zelanda un tempo creduto estinto è tornato a popolare il Paese grazie agli sforzi di conservazione della specie. Per gli esperti il suo ritorno rappresenta una vittoria e allo stesso tempo un'occasione per garantire all'esemplare un futuro più roseo

La Nuova Zelanda può vantare una ricca avifauna. Tra gli uccelli più rappresentativi del Paese non vi sono solamente il kiwi, simbolo nazionale, o il kakapo. C’è un’altra specie che si credeva estinta verso la fine del XIX secolo e che negli ultimi anni è tornata pian piano a popolare la sua terra grazie anche alle campagne nazionali portate avanti per la sua conservazioni e per eliminare i suoi predatori più distruttivi come ad esempio i ratti.

È il takahē (Porphyrio hochstetteri) , un uccello incapace di volare appartenente alla famiglia dei ralli, dalle piume blu con sfumature turchesi che ha fatto il suo ritorno in natura grazie ai duri sforzi di salvaguardia di questa iconica specie, un’enorme vittoria per i conservazionisti.

Il takahē è un uccello dal grande significato spirituale e culturale per le tribù della Nuova Zelanda, in particolare per l’Isola del Sud, ma la specie è anche un’icona della conservazione, così lo definisce il Department of Conservation (DOC), un uccello raro da proteggere.

Il takahē vive nelle praterie dell’Isola del Sud mentre nell’Isola del Nord è purtroppo stato dichiarato estinto nel 2016. Un tempo poteva essere osservato in tutta i territori meridionali fino a quando l’arrivo dei colonizzatori europei e la caccia al takahē, la distruzione dell’habitat e l’introduzione di specie alloctone quali ermellini, furetti, gatti portarono al declino delle sue popolazioni.

Dall’estinzione alla reintroduzione in natura

Nel 1898 l’uccello venne ritenuto estinto quando gli ultimi quattro individui vennero sterminati dai cacciatori. La specie venne riscoperta solamente 50 anni dopo dal medico Geoffrey Orbell, che osservò alcuni esemplari tra i monti Murchison, non distante dal lago Te Anau.

Fu così che nel 1985 venne inaugurato il Burwood Takahē Center, un centro per allevare gli uccelli takahē e reintrodurli poi in natura con l’obiettivo di dar vita a nuove popolazioni selvatiche. Si partì dalle quattro isole Te Hoiere, Mana, Kapiti e Tiritiri Matangi poiché prive di predatori.

Dopo un’epidemia di peste che colpì gli ermellini selvatici nel 2007, nel 2016 il numero di esemplari di takahē si aggirava sulle 300 unità. Due anni dopo la specie venne reintrodotta anche nel Parco Nazionale di Kahurangi e oggigiorno, grazie a iniziative, ricerche e progetti di monitoraggio, si contano circa 500 takahē in Nuova Zelanda.

La specie viene tenuta costantemente sotto osservazione nell’ambito del programma statale Takahē Recovery Programme poiché è ritenuta vulnerabile nel Paese. Oggi gli appassionati di bird watching possono ammirare questo splendido esemplare in natura nelle praterie di alta quota dei monti Murchison, nella regione del Fiorland e nel Parco nazionale Kahurangi.

Distinguere un takahē non è difficile. Quest’uccello ha zampe e becco rossi, un piumaggio dai colori vivaci che spaziano dal blu pavone, al turchese fino al verde oliva. Le ali vengono utilizzate solamente nel corteggiamento e per scacciare altri simili.

La specie è piuttosto grossa e può raggiungere anche i 4 kg di peso. Nel suo habitat naturale un takahē vive tra i 16 e i 18 anni, spostandosi tra le praterie alla ricerca di cibo. Nei giorni scorsi un altro grande passo è stato compiuto per la conservazione di questo meraviglioso uccello. 18 esemplari di takahē sono stati liberati nella Whakatipu Waimāori Valley.

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Fonte: Department of Conservation

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