Dagli uccelli ai pesci: 1 specie migratoria su 5 rischia di non esistere più (e la colpa è dell’uomo)

Il nuovo rapporto delle Nazioni Unite sulla conservazione delle specie migratrici rivela uno scenario allarmante: il 44% delle specie mostra un calo nella popolazione, mentre il 22% è a rischio di estinzione. Le principali minacce sono lo sfruttamento eccessivo e la perdita di habitat causata dall'attività umana

È stato presentato oggi dalla Convenzione sulla conservazione delle specie migratorie degli animali selvatici (CMS), il rapporto
intitolato “State of the World’s Migratory Species”, il primo sullo stato delle specie migratrici del mondo. Il report, redatto dal Centro di monitoraggio della conservazione mondiale del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP-WCMC), fornisce un quadro allarmante sulla situazione attuale delle specie migratrici a livello globale.

Ogni anno miliardi di animali intraprendono spostamenti regolari da un punto all’altro del Pianeta. Questi animali appartengono a una vasta gamma di specie, che va dalle tartarughe marine e balene negli oceani ad elefanti e gatti selvatici sulla terraferma, passando per uccelli e insetti, come le farfalle monarca. Questi viaggi migratori sono spesso cruciali per mantenere gli equilibri negli ecosistemi in cui si svolgono periodicamente.

Ma come è attualmente la situazione di queste specie tanto importanti? I dati che emergono dal rapporto sono davvero preoccupanti, questi in breve:

  • Il 44% delle specie migratorie elencate nel CMS sta subendo un declino della popolazione (tra cui l’aquila delle steppe, il capovaccaio e il cammello selvatico sono diventate sempre più a rischio)
  • Il 22% delle specie elencate (1 su 5) è a rischio di estinzione, con una percentuale impressionante del 97% per i pesci migratori (compresi gli squali migratori, le razze e gli storioni)
  • Il rischio di estinzione sta crescendo per le specie migratrici a livello globale, anche per quelle non elencate nel CMS

Ma quali sono le cause di tutto questo?

Il documento identifica lo sfruttamento eccessivo e la perdita di habitat come le due principali minacce per le specie migratrici. Tre quarti delle specie elencate nel CMS sono colpite dalla perdita, dal degrado e dalla frammentazione dell’habitat, mentre il 70% è influenzato dallo sfruttamento eccessivo che comprende la caccia non sostenibile, la pesca eccessiva e la cattura di animali non bersaglio come nella pesca.

Inoltre, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie invasive stanno aggravando ulteriormente la situazione.

Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma ambientale delle Nazioni Unite, sottolinea la necessità di trasformare le raccomandazioni del rapporto in azioni concrete. Andersen ha dichiarato:

Il rapporto di oggi ci mostra chiaramente che le attività umane non sostenibili stanno mettendo a repentaglio il futuro delle specie migratrici – creature che non solo agiscono come indicatori di cambiamento ambientale ma svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’ambiente, funzione e resilienza dei complessi ecosistemi del nostro pianeta. La comunità globale ha l’opportunità di tradurre quest’ultima scienza sulle pressioni cui sono sottoposte le specie migratorie in azioni concrete di conservazione. Data la situazione precaria di molti di questi animali, non possiamo permetterci di ritardare e dobbiamo lavorare insieme per trasformare le raccomandazioni in realtà.

Secondo il rapporto è necessario agire subito con delle azioni mirate:

  • Contrasto al prelievo illegale e insostenibile di specie migratrici e alla cattura accidentale di specie non bersaglio
  • Identificazione, protezione, connessione e gestione efficace dei siti vitali per le specie migratrici
  • Affrontare urgentemente il problema delle specie a maggior rischio di estinzione, in particolare quelle ittiche
  • Intensificazione degli sforzi per affrontare il cambiamento climatico e varie forme di inquinamento

Nonostante la situazione sia molto critica, il rapporto sottolinea la possibilità di recuperare, evidenziando alcuni successi internazionali. Ad esempio, l’azione coordinata a Cipro che ha ridotto la cattura illegale di uccelli del 91% o il caso del Kazakistan che ha ottenuto successi notevoli nella conservazione dell’antilope Saiga.

C’è poco da girarci intorno, il destino delle specie migratrici è strettamente legato al nostro impegno per la conservazione della biodiversità e l’azione immediata è fondamentale anche in questo caso.

Non vuoi perdere le nostre notizie ?

Fonte: Nazioni Unite

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook