Nuove immagini denunciano tutta la crudeltà e la sofferenza degli animali esportati vivi dall'Europa verso Paesi extracomunitari tra stress, fame, temperature infernali e sovraffollamento
Nascono nei Paesi europei, vengono allevati negli stabilimenti e macellati brutalmente da tutt’altra parte, dopo aver affrontato viaggi estenuanti e spostamenti via mare per raggiungere i mattatoi esteri.
È l’odissea di migliaia di animali esportati vivi ogni anni dai territori UE verso Paesi terzi. Accade così in Spagna, dai cui porti partono carichi di bestiame diretti verso il Medio Oriente.
A documentare tutta la crudeltà di questi trasporti sono Animal Equality e Animal Welfare Foundation. Le due associazioni per la tutela animale hanno collaborato alla realizzazione di una nuova inchiesta. Le immagini rilasciate testimoniano l’acuta sofferenza degli animali.
Il loro lamento è soffocato dal sovraffollamento degli ambienti che rende impossibile ogni movimento naturale, dalle elevatissime temperature registrate nei reparti, dallo stress, dalla fame e dalla sete che gli animali patiscono.
Sono queste le agghiaccianti condizioni in cui il bestiame viaggia su lunghe distanze. Molti animali muoiono durante i trasporti, riportando anche gravi problemi di salute a cui non si dà la giusta attenzione. Non vi sono veterinari a bordo pronti a intervenire.
La mancanza di una supervisione efficace si estende dai porti europei di partenza a quelli di arrivo extra-Ue, che non dispongono di infrastrutture adeguate per le ispezioni sul benessere degli animali. Inoltre, non esistono piani di emergenza per proteggere gli animali da temperature estreme, né esiste l’obbligo per le navi adibite al trasporto di bovini in partenza dall’UE di avere un veterinario a bordo. Di conseguenza, migliaia di animali affrontano lunghi viaggi in mare, che possono durare giorni o addirittura settimane, senza avere accesso alle cure veterinarie” ha commentato Maria Boada-Saña, Project Manager di Animal Welfare Foundation.
Gli animali che attraccano ai porti dei Paesi terzi, come Libia, Arabia Saudita e Libano, vengono uccisi poi nei modi più atroci. Nei macelli del Libano è consuetudine trattarli come ancor meno di oggetti inanimati.
Oltre alla questione etica, preoccupa molto anche la pericolosità del trasporto in sé.
Le navi utilizzate per trasportare grandi carichi di animali vivi sono spesso vecchi traghetti per auto riconvertiti. Sovraccaricate fino all’impossibile, risultato inadatte a un trasporto sicuro. Nel 2019 una nave che trasportava 14mila pecore si è ribaltata nel Mar Nero.
Nonostante gli incidenti e le denunce delle organizzazioni animaliste, non vi è un freno alle esportazioni di animali vivi e al trasporto su lunghe distanze. I numeri parlano chiaro.
Nel 2022, ben 1.567.609.944 di animali, tra ovini, bovini, polli e suini, sono stati trasportati vivi in tutta l’Unione europea e dall’Europa verso Paesi extraeuropei. Tra i maggiori esportatori di bovini e ovini Spagna e Romania.
Dalle inchieste emerge l’impossibilità di garantire i criteri di benessere animale in questi viaggi della morte. Il team di Animal Equality ha chiesto perciò alla Commissione europea e al nostro Governo di vietare l’esportazione di animali verso Paesi non appartenenti all’Unione europea.
L’esportazione di animali vivi in Paesi terzi al di fuori dell’Unione Europea deve cessare. Gli animali subiscono ogni tipo di calamità durante questi viaggi, come abbiamo visto con lo scandalo Elbeik che abbiamo documentato. Con la pubblicazione di questa nuova indagine chiediamo ancora una volta alle istituzioni di porre fine alle esportazioni di animali vivi in Paesi terzi al di fuori dell’Ue” ha affermato Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa.
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Fonte: Animal Equality
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