Blitz degli animalisti in un allevamento ittico italiano: “basta con etichette ingannevoli, l’acquacoltura è insostenibile”

Parlare di sostenibilità in riferimento all'acquacoltura è una grande forzatura. L'attuale sistema italiano di certificazione previsto per i prodotti ittici non tiene conto del benessere animale. A fare sentire la loro voce in difesa dei pesci l'associazione Essere Animali, che chiede alle istituzioni di adottare una serie di misure urgenti

Negli allevamenti ittici la tutela del benessere animale si rivela praticamente un’utopia. Non basta ripulirsi la coscienza con une semplice etichetta. A denunciarlo sono gli attivisti dell’organizzazione no-profit Essere Animali, che ieri hanno organizzato un’azione di protesta davanti a uno stabilimento di acquacoltura del nostro Paese.

Davanti ai vasconi di cemento a terra, dove migliaia di esemplari nuotano ripetitivamente in cerchio, hanno piazzato un grande striscione – lungo 10 metri – con la scritta “Acquacoltura INsostenibile per i pesci”.

L’obiettivo del blitz, che si inserisce nell’ambito della campagna avviata a luglio, è quello di accendere un faro sulle contraddizioni del sistema  di certificazione promosso da API (Associazione Piscicoltori Italiani).

Come sottolineato dall’associazione, questo permette di etichettare i prodotti ittici attribuendogli la dicitura “acquacoltura sostenibile”, ma in realtà il disciplinare che regola quest’etichetta non fornisce una definizione di benessere animale, né menziona criteri chiari per superare le principali cause di sofferenza per i pesci allevati.

Si tratta di mancanze molto gravi considerando che l’OIE, organizzazione mondiale per la sanità animale, riconosce i pesci come esseri senzienti, cioè in grado di provare sentimenti come paura e dolore, –commenta Essere Animali –e il loro benessere è considerato un elemento ormai così importante da essere menzionato esplicitamente in tutti i documenti ufficiali che affrontano il tema della sostenibilità in acquacoltura, dagli orientamenti strategici 2021-2030 della Commissione europea alle linee guida per le aziende sviluppate dalla Global Reporting Initiative.

Come hanno mostrato diverse indagini, negli allevamenti ittici i pesci sono sottoposti a forte stress, finiscono per ferirsi l’un l’altro e per ricoprirsi di pidocchi e altri parassiti, che provocano ferite e lacerazioni. A causa delle dure condizioni, un esemplare su cinque muore prima di essere macellato. Un altro fattore da considerare è poi il tasso di inquinamento generato da questo settore. Gli allevamenti rilasciano in mare diverse sostanze inquinanti, fra cui mangimi, pesticidi, antibiotici, e altri farmaci che compromettono l’ecosistema.

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I profitti da capogiro dell’acquacoltura italiana e la tutela del benessere animale (che manca)

Nel corso del 2022 il settore dell’acquacoltura del nostro Paese ha registrato un balzo nei guadagni. Secondo quanto riferito dai dati dell’API, il fatturato, infatti, è arrivato a quota 303,8 milioni di euro di valore per un totale di 53.900 di tonnellate di pesce prodotto. Notando l’etichetta “acquacoltura sostenibile” i consumatori che sono maggiormente attenti al rispetto dell’ambiente e al benessere animale sono spinti con più facilità all’acquisto. Peccato, però, che ciò che si tratta di un’indicazione che trae in inganno e che non corrisponde alla realtà dei fatti.

“È fondamentale che una certificazione ufficiale incentrata sulla sostenibilità e validata dal Ministero dell’Agricoltura tenga conto del benessere dei pesci in modo concreto e strutturato, integrando come minimo alcuni cambiamenti indispensabili per affrontare nella pratica le criticità di benessere più rilevanti per questi animali” spiega a tal proposito Essere Animali.

Per tutelare davvero i pesci che vengono allevati in Italia l’associazione ha proposto una serie di misure da adottare, ovvero:

  • Integrazione nel disciplinare di una definizione chiara di benessere animale. Questa si rivela necessaria per poter identificare e interpretare con precisione i criteri di valutazione del benessere dei pesci.
  • Obbligo di stordimento efficace prima dell’abbattimento. La maggior parte dei metodi attualmente utilizzati in Europa in fase di abbattimento, causano dolore profondo e sofferenza prolungata nei pesci, che possono anche impiegare interminabili minuti prima di morire, come hanno mostrato numerose inchieste. Inoltr, in tema di sostenibilità economica, un recente report realizzato da Essere Animali e Animal Ask mostra come l’implementazione di metodi di stordimento più rispettosi del benessere di trote, spigole e orate incide in modo contenuto, e quindi sostenibile, sui costi totali di produzione.
  • Densità massime e qualità dell’acqua nelle gabbie di mare. Nel disciplinare non vengono specificati parametri di qualità dell’acqua da rispettare per le gabbie di mare, ma risulta fondamentale aggiungere i valori da monitorare regolarmente, e le rispettive soglie. Secondo le raccomandazioni contenute nel report commissionato nel 2022 dall’Aquaculture Advisory Council, per poter parlare di benessere animale le densità massime per spigola e orata non dovrebbero superare i 15 kg/m3.
  • Densità massime e qualità dell’acqua per allevamenti a terra. Un discorso analogo vale anche per i pesci che vengono allevate nelle vasche di cemento sulla terraferma. In base alle raccomandazioni del report commissionato nel 2022 dall’Aquaculture Advisory Council, le densità massime non dovrebbero superare i 15 kg/m3 per spigola e orata e i 25 kg/m3 per le trote. Inoltre, in linea con le più recenti pubblicazioni scientifiche, andrebbero rivisti e migliorati anche altri parametri di qualità dell’acqua, fra cui temperatura, livello di ossigeno disciolto, concentrazione di ammoniaca e velocità di corrente.

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Fonte: Essere Animali

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