La Puglia propone una legge contro le trivellazioni in tutto l’Adriatico

Continua la lotta contro le trivellazioni della Petroceltic autorizzate dal Ministero dell’Ambiente: il Consiglio regionale della Puglia ha approvato all'unanimità la proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121 secondo comma della Costituzione, su Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione d'idrocarburi liquidi, dopo il ricorso dello scorso Giugno al Tar del Lazio.

Continua la lotta contro le trivellazioni della Petroceltic : il Consiglio regionale della Puglia ha approvato all’unanimità la proposta di legge alle Camere, ai sensi dell’art. 121 secondo comma della Costituzione, su “Divieto di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi liquidi“, dopo il .

La proposta di legge pugliese intende così vietare “prospezioni, ricerche e coltivazioni di idrocarburi liquidi nelle acque prospicienti il Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia” e si applica anche ai procedimenti autorizzatovi avviati e non conclusi alla data di entrata in vigore della legge. Sarebbero tutelate in questo modo non solo le Isole Tremiti, ma tutto l’Adriatico.

Soddisfatto il presidente del Consiglio regionale pugliese Onofrio Introna: “sono certo che l’iniziativa della Puglia sarà di esempio ad altre regioni adriatiche che condividono preoccupazioni e attenzioni per l’ecosistema marinano e costiero” . “Il nostro mare e in particolare le nostre splendide isole, le Tremiti, –aggiunge Intronasono interessati dai progetti di multinazionali che rischiano di aggredire queste acque per pochi barili di pessimo petrolio. Il disastro che ha devastato il Golfo del Messico è un precedente quanto mai sinistro: i profitti di pochi minacciano il patrimonio naturale e paesaggistico adriatico, che rappresenta una ragione di vita per milioni di pugliesi, molisani, abruzzesi e di cittadini italiani e balcanici“.

Si associa all’allarme contro le trivellazioni anche Goletta Verde, impegnata in queste ore nelle Egadi, uno degli arcipelaghi presi di mira dalle compagnie petrolifere.

In Consiglio dei ministri e in Parlamento fioriscono i provvedimenti a favore delle trivellazioni per estrarre petrolio dai mari italiani. C’è il testo unico delle disposizioni per le attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi attualmente in discussione, ma anche il comma che rivede l’estensione dei vincoli nel Golfo di Taranto, infilato di soppiatto nel testo che recepisce la direttiva europea contro i reati ambientali e in fase di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale”, avverte Legambiente, che ha consegnato ieri alla Shell Italia la Bandiera Nera dei pirati del mare per la cattiva gestione a danno di mare e coste e per le prospezioni nelle Egadi.

Secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico, la ricerca per individuare petrolio sui fondali italiani potrebbe portare al massimo a estrarre circa 187 milioni di tonnellate, una quantità che, ai consumi attuali, sarebbe sufficiente a garantire autonomia energetica al nostro Paese per soli 30 mesi. Cifre davvero disarmanti se si pensa agli enormi rischi per la nostra salute e per il futuro del territorio e dell’ambiente italiano.

Alle trivellazioni si oppongono praticamente tutti: le contestano i cittadini, gli imprenditori turistici, le associazioni ambientaliste, le Regioni, i Comuni e anche gli artisti, come Lucio Dalla, che nell’isola pugliese ha trovato casa.

Dove è andato a finire il concetto di “bene comune” , stella polare che la buona politica dovrebbe sempre seguire?

Roberta Ragni

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