Storico accordo delle Nazioni Unite a difesa degli oceani, lo aspettavamo da anni

Dopo anni di negoziati le Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto l’accordo per proteggere gli oceani, in particolare a difesa dell’Alto Mare, un tesoro inestimabile di biodiversità che si trova al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale. L’annuncio è stato dato alle 3.30 ora italiana del 5 marzo

“La nave ha raggiunto la riva”: con questa frase Rena Lee, Ambassador for Oceans and Law of the Sea Issues e presidente della conferenza presso la sede delle Nazioni Unite a New York, ha annunciato il Trattato Globale sugli Oceani, che consentirà la protezione del 30% degli oceani entro il 2030. Ma i Governi devono ratificarlo il più presto possibile.

Sono molto incoraggiato dal fatto che i Paesi abbiano concordato lo strumento giuridicamente vincolante delle Nazioni Unite per garantire la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale – scrive il Segretario Generale dell’ONU António Guterres – Questo è un passo importante per proteggere i nostri oceani

Uno strumento quindi davvero potente, previa ratifica degli Stati Membri, che arriva per la prima volta, visto che finora nessun governo si era assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse di Alto Mare, un tesoro inestimabile di biodiversità che si trova al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale.

Adesso i Paesi, Italia inclusa, devono raggiungere in tempo l’obiettivo 30×30 – scrive in un comunicato Greenpeace, che aveva lanciato una petizione a riguardo firmata da cinque milioni e mezzo di persone – Serve una rapida ratifica del Trattato e poi la creazione di una rete efficace di santuari per proteggere tutto il mare, dentro e fuori i limiti delle acque territoriali. Inoltre, è importante sfruttare questo successo per fermare vecchie e nuove minacce, come lo sfruttamento minerario degli abissi marini, il cosiddetto Deep Sea Mining, e mettere al centro la tutela del mare

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Un recente studio ha dimostrato che il crescente aumento delle emissioni di gas serra potrebbe provocare un’estinzione di massa della vita nei mari pari a quella che segnò l’ultimo giorno dei dinosauri sulla Terra, con l’unica differenza che questa non fu causata dall’uomo.

Il team di ricercatori che è arrivato a queste tremende conclusioni ha infatti realizzato un modello di cambiamento climatico incentrato sugli Oceani tale da generare un’estinzione di massa della vita marina con effetti simili a quelli che nel Paleozoico, e più precisamente nel periodo del Permiano, quando fu cancellata per sempre l’81% delle creature marine.

Il possibile scenario presentato è purtroppo un’ipotesi in realtà molto concreta che avverrebbe per via del riscaldamento globale e della conseguente perdita d’ossigeno negli Oceani che porterebbe al declino di intere popolazioni di specie marine differenti, di cui il 45% già classificate nella lista IUCN come a rischio d’estinzione.

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A questo, comunque provocato dalle attività umane, si aggiunge la gestione del tutto insostenibile delle risorse marine, che nell’Alto Mare nessun Governo prima d’ora si era mai assunto la responsabilità di proteggere. Per questo l’Accordo da poche ore raggiunto è un momento storico.

Ma non basta, va ratificato, e poi davvero applicato.

Il testo ora dovrà essere sottoposto a correzioni editoriali e tradotto, quindi adottato in una successiva sessione.

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Fonti: Ansa / Greenpeace / António Guterres/Twitter

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