Gli oceani hanno battuto un altro record di calore nel 2022, alimentando condizioni meteorologiche estreme

Nuovo record del riscaldamento dell’Oceano, il settimo consecutivo dal 2016 al 2022, mentre il Mediterraneo si conferma nel 2022 sui livelli del 2021

Il 2023 si apre con la notizia di un nuovo record del riscaldamento dell’Oceano accompagnato da un aumento della stratificazione e dalla variazione di salinità delle acque. Cosa vuol dire? Semplice: il mare sarà sempre più caldo con tutto ciò che comporta in termini di ambiente e biodiversità marina.

A dirlo è lo studio Another year of record heat for the oceans, pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Science, secondo cui nel 2022, per il settimo anno consecutivoil contenuto termico delle acque dell’oceano ha segnato un nuovo record.

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L’articolo, firmato da un team internazionale di 24 ricercatori di 16 istituti, tra cui INGV ed ENEA, analizza osservazioni dagli anni ’50 a oggi appartenenti a due dataset internazionali: il primo dell’Institute of Atmospheric Physics (IAP) della Chinese Academy of Sciences (CAS), il secondo del National Centers for Environmental Information (NCEI) della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).

Nello specifico, rispetto al valore record raggiunto nel 2021, il contenuto di calore dell’oceano (OHC, Ocean Heat Content) stimato nel 2022 tra la superficie e i 2000 metri di profondità, è aumentato di circa 10 Zetta Joule[1] (ZJ), equivalenti a circa 100 volte la produzione mondiale di elettricità del 2021, circa 325 volte quella della Cina, 634 volte quella degli Stati Uniti e poco meno di 9.700 volte quella dell’Italia. Per dare un’idea della enormità del valore di energia accumulato, 10 ZJ di calore possono mantenere in ebollizione 700 milioni di bollitori da 1,5 litri di acqua per tutta la durata dell’anno.

Il riscaldamento globale dell’oceano continua e si manifesta sia con nuovi record del contenuto termico delle acque ma anche con nuovi valori estremi per la salinità. Le aree già salate diventano ancora più salate mentre le zone con acque più dolci diventano ancora meno salate: c’è un continuo aumento dell’intensità del ciclo idrologico, spiega Lijing Cheng dell’Accademia Cinese delle Scienze, primo autore del lavoro.

In particolare, gli indicatori chiave del cambiamento climatico relativi all’oceano che confermano il continuo aumento della temperatura in abbinamento a livelli sempre più elevati di salinità e all’aumento della sua stratificazione sono:

  • la separazione dell’acqua in strati che può ridurre fino ad annullare il rimescolamento
  • e gli scambi tra la superficie e le zone più profonde

I dati del 2022 confermano che questi fenomeni continuano su scala globale anche se non in modo omogeneo nei vari bacini. Tra le tante conseguenze, l’aumento della salinità e della stratificazione dell’Oceano può alterare il modo in cui il calore, il carbonio e l’ossigeno sono scambiati tra l’oceano e l’atmosfera. Questo è un fattore che può causare la deossigenazione all’interno della colonna d’acqua che suscita forte preoccupazione, non solo per la vita e gli ecosistemi marini, ma anche per gli esseri umani e gli ecosistemi terrestri.

Tutto ciò contribuisce a ridurre la biodiversità marina, inducendo ad esempio specie ittiche importanti a spostarsi, provocando situazioni critiche nelle comunità dipendenti dalla pesca e la loro economia, portando così a un effetto a catena sul modo in cui le popolazioni interagiscono con il proprio ambiente circostante.

Al tempo stesso, anomalie a livello meteorologico sono state ben evidenti nel 2022, che sarà ricordato per le ripetute ondate di calore in particolare nell’Europa occidentale con nuovi record di temperature atmosferiche in molti periodi dell’anno combinate a una significativa riduzione delle precipitazioni.

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Il Mediterraneo

Il Mediterraneo si conferma il bacino che si scalda più velocemente tra quelli analizzati nello studio, ma il contenuto di calore nel 2022 si attesta allo stesso livello del 2021 secondo le stime dello IAP-CAS (Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences). I dati del modello di rianalisi del Mediterraneo prodotti e distribuiti dal servizio marino europeo Copernicus indicano invece una sua diminuzione rispetto al 2021. Differenze che potrebbero essere dovute alle diverse tecniche di elaborazione dei dati e alla loro distribuzione spazio-temporale.

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La collaborazione con questo team internazionale, in particolare con il professor Cheng, ci permette di mantenere alta l’attenzione sul riscaldamento globale ed il suo impatto sull’oceano e di conseguenza sull’uomo e le attività economiche ad esso strettamente correlate, conclude Franco Reseghetti dell’ENEA. Riteniamo che continuare a monitorare sistematicamente questi cambiamenti nell’oceano rimanga l’unico modo per comprendere ed essere maggiormente consapevoli delle loro conseguenze e per poter elaborare strategie efficaci di mitigazione e adattamento.

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Fonte: Advances in Atmospheric Science

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