Scoperta la presenza di microplastiche anche nel liquido seminale

Sedici frammenti di microplastiche nel liquido seminale umano. Tracce delle dimensioni da 2 a 6 micron, più piccole di un granellino di pulviscolo. Tra le sostanze ritrovate polipropilene, polietilene, polistirene, polivinilcloruro, policarbonato e materiale acrilico: la microplastica nello sperma è servita

Creme, cibi e aria. Se questi sono pieni zeppi di microplastiche, inevitabilmente quelle stesse microplastiche arriveranno anche nel liquido seminale. Non solo nelle urine, nella placenta e nel latte materno dunque, ma anche nello sperma umano.

È quanto emerge da uno studio italiano pubblicato in preprint sulla piattaforma Ssrn e presentato in anteprima all’ultimo Congresso della Società Italiana della Riproduzione Umana, che dimostra come 6 campioni su 10 di liquido seminale prelevati da uomini sani abbiano tracce di microplastiche.

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L’emergenza microplastiche è sempre più pericolosa per la riproduzione della specie umana, sostengono quindi i ricercatori, che sono gli stessi che a gennaio scorso avevano individuato per la prima volta proprio la presenza di queste sostanze in dei campioni di urina,  in uno studio pubblicato sulla rivista Toxics.

In questo caso, invece, con la microspettroscopia Raman, sono stati identificati 16 frammenti di microplastiche nello sperma umano delle dimensioni da 2 a 6 micron, più piccoli di un granellino di pulviscolo. Tra le sostanze ritrovate polipropilene, polietilene, polistirene, polivinilcloruro, policarbonato e materiale acrilico.

Le microplastiche fungono da cavallo di Troia per altri contaminanti ambientali che, legandosi ad esse procurano ulteriori danni all’interno agli organi riproduttivi, molto sensibili agli inquinanti chimici, spiega Luigi Montano, coordinatore del progetto di ricerca EcoFoodFertility e past president della Società della riproduzione umana.

microplastiche

©EcoFoodFertility

Da dove arrivano e come le microplastiche nel liquido seminale?

L’origine di questi frammenti è varia e può comprendere cosmetici, detergenti, dentifrici, creme per il corpo, bevande, cibi o anche particelle disperse nell’aria, e le vie di ingresso nell’organismo possono essere l’alimentazione, la respirazione e anche la via cutanea, hanno spiegato gli autori dello studio , Oriana Motta dell’Università di Salerno, Marina Piscopo, dell’Università Federico II di Napoli e Elisabetta Giorgini, dell’Università Politecnica delle Marche.

Le vie più probabili di passaggio al seme umano – dice ancora Montano – sembra siano l’epididimo e le vescicole seminali, strutture più facilmente suscettibili a processi infiammatori che possono favorire la maggiore permeabilità. […] averle trovate in una matrice così sensibile per la conservazione e l’integrità del nostro patrimonio trasmissibile di certo non è una notizia confortante, è a rischio il futuro della nostra specie oggi più che mai minacciata nella sua essenza.

Quali sono i rischi?

Senza dubbio quelli legati alla fertilità. Diversi sono gli studi che indicano come il nostro organismo reagisca alla presenza di corpi esterni e di come la plastica alteri alcuni processi metabolici. D’altronde, le stesse microplastiche fanno da vettori per altri tipi di contaminanti ambientali che legandosi ad esse procurano ulteriori danni all’interno del nostro organismo a partire proprio dagli organi riproduttivi, particolarmente sensibili agli inquinanti chimici.

Si tratta però ancora solo di ipotesi, dal momento che questi risultati fanno parte di uno studio preliminare. In futuro sarà necessario valutare a fondo la diffusione delle microplastiche in un gran numero di soggetti e indagare la via di diffusione.

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Fonte: SSRN

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