Il sangue di San Gennaro non si scioglie ma i ghiacciai invece sì (e sempre di più)

Cè qualcosa che si sta sciogliendo a ritmi senza precedenti e a differenza del Sangue di San Gennaro non interessa quasi a nessuno

Anche per San Gennaro il 2023 non promette nulla di buono. Non si è sciolto il sangue contenuto nella celebre ampolla. Un segno tutt’altro che positivo per chi ci crede. Ma c’è qualcosa che invece si sta sciogliendo a ritmi senza precedenti e a differenza del prodigio napoletano non interessa quasi a nessuno: i ghiacciai italiani e quelli di tutto il mondo.

Mentre tutti gli occhi sono puntati sull’inflazione, la crisi e i costi delle bollette, il nostro futuro è a rischio a causa dei cambiamenti climatici che stanno distruggendo i ghiacciai del mondo, testimoni del clima che cambia e sentinelle della qualità dell’aria.

Prepariamoci a dire addio ai ghiacciai italiani

Negli ultimi 150 anni, solo nelle Alpi abbiamo perso qualcosa come il 60% della superficie dei ghiacciai, con punte dell’82% nelle Alpi Giulie e 97% nelle Marittime. A darne notizia è stato il primo report sui ghiacciai italiani realizzato da Legambiente sulla base dgli ultimi dati diffusi dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI).

A soffrire di più sono soprattutto le Alpi Orientali ma nello stesso intervallo di tempo i ghiacciai delle Alpi Giulie hanno visto ridursi il proprio volume del 96% e la propria area dell’82%. Situazione non buona anche per i ghiacciai delle Alpi Occidentali e Centrali: sulle prime, sono praticamente scomparsi i ghiacciai delle Alpi Marittime e vi sono molti ghiacciai in cui l’arretramento della fronte ha superato le decine di metri all’anno.

Un pugno in pieno volto è quello che riguarda lo stato di salute del grande ghiacciaio dei Forni sulle Alpi Centrali che, con un’estensione areale di circa 11 kmq, è il più esteso in Italia dopo quello dell’Adamello. Ma oggi ha una fronte appiattita e coperta di detrito, piena di crepe, con fenomeni di collasso e cavità.

E anche i dati più recenti mostrano un peggioramento delle condizioni dei ghiacciai alpini. In particolare è stato impressionante il ritiro dei ghiacciai dopo l’estate più calda degli ultimi due secoli: 4 metri di spessore e 30 metri di arretramento frontale sul Ghiacciaio Ciardoney, nel gruppo del Gran Paradiso.

Leggi anche: Sui ghiacciai alpini i dati peggiori di sempre, persi fino a 5 centimetri di ghiaccio al giorno sul Colle Ciardoney 

I ghiacciai e il black carbon ad alta quota

Se i gas serra che produciamo contribuiscono all’aumento globale delle temperature e a lungo termine ai cambiamenti climatici, i veleni che immettiamo nell’aria sporcano anche il volto candido dei ghiacciai, sensibili testimoni della qualità dell’aria. Secondo lo studio, è sempre più frqeuente la presenza ad alta quota del fenomeno del black carbon, costituito da polveri derivanti dall’inquinamento atmosferico di origine antropica proveniente da incendi e da inquinanti che arrivano dalla pianura.

Oltre a deturpare i ghiacciai, esso ne velocizza lo scioglimento. La presenza di black carbon, di tracce di microplastiche e di vari inquinanti, come su tutti i ghiacciai del pianeta, è un altro lampante segnale dell’invadenza dell’impatto antropico sulla terra.

“Con i dati raccolti in questo report e con la campagna Carovana dei ghiacciai – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – abbiamo voluto evidenziare in maniera concreta e tangibile gli effetti che il riscaldamento climatico sta già avendo anche sul nostro Paese e sui ghiacciai alpini. Per questo occorre agire adesso e al più presto, senza perdere altro tempo, se non vogliamo che il riscaldamento climatico produca effetti devastanti e irreversibili sui territori alpini. Un appello che rilanciamo nuovamente al Governo a pochi giorni dal quinto anniversario dalla firma degli Accordi di Parigi. Occorre mettere in campo misure e politiche ambiziose sul clima con lo scopo di arrivare a emissioni nette pari a zero al 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi, ed è urgente definire approfonditi piani di gestione ed adattamento, risultato di politiche e di investimenti che sappiano valorizzare il grande lavoro di studio che si sta producendo sulla montagna al fine di tradurlo in strategie concrete volte ad aumentare la resilienza delle popolazioni e del territorio”.

Entro 20 anni perderemo la Marmolada

In base agli ultimi dati raccolti dai ricercatori, anche il ghiacciaio della Marmolada a differenza del sangue di San Gennaro, si sta sciogliendo molto velocemente e potrebbe scomparire addirittura nell’arco di 15-20 anni.

Emorragia di ghiacciai in tutto il mondo

Anche nel resto del mondo, lo stato di salute dei ghiacciai è preoccupante molto più del mancato prodigio che ogni anno viene atteso con fervore a Napoli. Le foto pubblicate sui social media mostrano quanto il cambiamento climatico e l’inquinamento abbiano influenzato il ghiacciaio Rongbuk sul lato nord dell’Everest. Quest’ultimo si trova nel Tibet meridionale. Due grandi ghiacciai affluenti, il ghiacciaio Rongbuk orientale e il ghiacciaio Rongbuk occidentale, sfociano nel ghiacciaio principale Rongbuk, che forma l’omonima valle a nord del Monte Everest.

Perché questo ghiacciaio è così importante? Esso è una fonte d’acqua primaria per i principali fiumi asiatici come l’Indo e lo Yangtze, quindi il suo scioglimento stagionale è essenziale per milioni di persone in India e Cina. Tuttavia,, l’intenso smog dei paesi vicini ne sta provocando il restringimento. Quando le particelle di fuliggine, sporco e fumo si depositano sulla superficie dei ghiacciai, assorbono il calore del sole e ne favoriscono il rapido scioglimento.

Alcuni dei ghiacciai più famosi e suggestivi del mondo, come quelli che si trovano nei parchi statunitensi di Yosemite e Yellowstone e quello del Kilimangiaro (Tanzania) sono condannati a sparire entro il 2050 per effetto della crisi climatica (indipendentemente da quanto sarà consistente l’aumento delle temperature a livello globale).

A denunciare questo è l’agenzia culturale delle Nazioni Unite, l’UNESCO, in un rapporto da poco diffuso. Ma non solo: l’agenzia ha stimato che i ghiacciai scompariranno in un terzo dei siti classificati come patrimonio mondiale dell’umanità.

Leggi anche: Questi sono i ghiacciai patrimonio mondiale dell’umanità che spariranno entro il 2050, la lista

Un altro particolare che pochi conoscono è che lo scioglimento dei ghiacciai sta liberando centinaia di migliaia di tonnellate di batteri. Alcuni scienziati hanno raccolto acque superficiali di fusione da otto ghiacciai in Europa e Nord America e da due siti sulla calotta glaciale della Groenlandia trovando decine di migliaia di microbi in ogni millilitro d’acqua.

Che significa? Che centinaia di migliaia di tonnellate di microbi saranno rilasciate ogni anno in tutti gli scenari futuri a causa del riscaldamento globale

Eppure oggi della situazione dei ghiacciai non ne parliamo. È più comodo attribuire a presunti prodigi le sorti umane, invece di prenderci la colpa delle nostre azioni.

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