Nucleare: in Corea si pensa a nuove centrali. Il Giappone mette in sicurezza

La Corea del Sud vuole puntare sul nucleare espando la produzione di energia dall'atomo con 11 nuovi reattori da aggiungere entro il 2024 agli attuali 23 che forniscono un terzo dell'energia totale del paese

La Corea del Sud vuole puntare sul nucleare espando la produzione di energia dall’atomo con 11 nuovi reattori da aggiungere entro il 2024 agli attuali 23 che forniscono un terzo dell’energia totale del paese.

Poco importa al governo sudcoreano che la popolazione si fidi poco dell’energia nucleare, come è emerso da un sondaggio condotto nel mese di novembre 2012 e pubblicato ieri.

La Corea del Sud non vede dunque altra prospettiva energetica se non quella di espandere il suo programma nucleare, nonostante la crescente preoccupazione pubblica per la sicurezza a seguito del disastro di Fukushima del 2011 e a causa di una serie di scandali che hanno portato alla chiusura di due reattori lo scorso anno. Secondo le stime diffuse da Reuteurs, la percentuale dei sudcoreani che considerano sicuro il nucleare è scesa al 34,8, in calo rispetto al 40 per cento del mese di aprile 2011 e al 71 per cento del mese di gennaio 2010.

Il ministero dell’economia inoltre è stato aspramente criticato relativamente al suo ruolo di regolatore e gestore delle centrali nucleari del paese, e una delle sue controllate è stata accusata di non aver informato del tutto l’opinione pubblica dopo il disastro di Fukushima, non pubblicando sondaggi.

È una priorità urgente per recuperare la fiducia dei cittadini e la sicurezza dei reattori così come è inevitabile mantenere il nucleare ad una certa percentuale della tensione di alimentazione totale, considerando l’alimentazione e la situazione della domanda“, ha detto il ministero.

Intanto, tre reattori sono spenti per manutenzione e per l’approvazione operativa, ma il governo ha sollevato una certa preoccupazione per il picco invernale della domanda di energia previsto fino alla fine del prossimo mese. Ma il nucleare è davvero indispensabile per il paese?

L’Asia è la quarta potenza economica mondiale, e dipende in larga misura dalle importazioni di petrolio e di gas. Ma la traumatica esperienza del terremoto del Giappone e del disastro nucleare di Fukushima, con la peggiore crisi nucleare del mondo, non è servito da monito a quanto pare.

Neanche il Giappone, dopo gli iniziali timori post-tsunami, sembra disposto a rinunciare all’atomo. Nel corso della sua prima intervista TV dopo il suo insediamento, il Primo Ministro nipponico Shinzo Abe ha fatto sapere di valutare la possibilità di costruire nuovi reattori nucleari. Si tratta di una completa inversione di rotta rispetto al governo precedente che, memore di Fukushima, aveva deciso di eliminare gradualmente l’energia nucleare dal paese.

Abe assicura che non accadrà più quanto successo alla centrale di Fukushima Daiichi, che ha subito numerosi crolli nucleari a causa del terremoto e dello tsunami. Al tempo stesso però, la nuova autorità giapponese di controllo del settore nucleare pare stia mettendo a punto una serie di nuove norme di sicurezza per le centrali, ben più severe rispetto a quelle vigenti, e che potrebbero ostacolare i lavori alle infrastrutture per rilanciare i reattori attualmente non operativi. Le nuove regole potrebbero essere rese note già a fine mese.

Ma secondo Abe, il nucleare è l’unico modo per rilanciare l’economia del paese. Non è dello stesso avviso il suo Partito Liberal Democratico, che invece avrebbe voluto dare priorità allo sviluppo di fonti di energia rinnovabili come l’energia solare e il vento rispetto all’atomo.

Francesca Mancuso

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