Non solo carne, ecco i cibi che contribuiscono di più al riscaldamento globale secondo il nuovo studio

Un nuovo studio statunitense mostra che sono in particolare 3 cibi a contribuire in maniera pesante al riscaldamento globale. Il primo è la carne, seguito da riso e latticini

Le emissioni di gas serra – ormai si sa – sono particolarmente legate anche al nostro sistema alimentare, completamente da rivedere se vogliamo proteggere il Pianeta (e con lui noi stessi).

Il modo in cui gli esseri umani producono e consumano cibo potrebbe aggiungere quasi 1 grado di riscaldamento al clima terrestre entro il 2100. Di conseguenza, continuare a seguire gli odierni modelli alimentari potrebbe spingere l’aumento della temperatura oltre il limite previsto dall’accordo sul clima di Parigi per evitare i peggiori effetti del cambiamento climatico.

A dirlo è un nuovo studio, pubblicato su Nature Climate Change, che si è concentrato ad analizzare proprio come la produzione di vari cibi contribuisce all’emissione di gas serra.

L’analisi ha stimato che se il livello di emissioni alimentari continuasse così come è ad oggi, questo si tradurrebbe in almeno 0,7°C di riscaldamento globale entro la fine del secolo, in aggiunta all’aumento di 1°C già presente. Ciò significa che le sole emissioni dovute al cibo, ignorando l’enorme impatto dei combustibili fossili, spingerebbero il mondo oltre il limite di 1,5°C.

Ma quali alimenti “pesano” di più sul surriscaldamento globale? Il primo posto non stupisce, si tratta infatti della carne, su cui molti studi si sono già concentrati. La nuova ricerca conferma solo quanto già sapevamo. Leggi anche: Dimezzare il consumo di carne e latticini entro il 2050: solo così salveremo il clima

A seguire vi sono poi riso e latticini, e anche dell’impatto di questi alimenti si è già parlato. Leggi anche: Le risaie producono lo stesso inquinamento di 200 centrali a carbone: lo studio shock

Più nello specifico, secondo i calcoli del nuovo studio, tra i cibi la carne contribuisce al riscaldamento del Pianeta per il 33%, il riso per il 23% e i latticini per il 19%.

studio cibi riscaldamento climatico infografica

@Nature Climate Change

La produzione di questi cibi fa sì che si emettano in atmosfera grandi quantità di metano, un potente gas serra che ha più di 80 volte il potere di riscaldamento dell’anidride carbonica.

I ricercatori nel loro studio hanno calcolato che, entro il 2030, il metano rappresenterà il 75% della quota di riscaldamento dovuta al cibo. L’anidride carbonia, insieme al protossido di azoto, rappresenterà poi la maggior parte del resto delle emissioni.

Per arrivare ad affermare ciò gli esperti della Columbia University, in collaborazione con l’Università della Florida e l’Environmental Defense Fund, hanno calcolato i tre principali gas prodotti da ciascun tipo di alimento (94 in tutto) nel corso della sua vita, sulla base degli attuali modelli di consumo. Hanno poi ridimensionato le emissioni annuali nel tempo dei vari gas sulla base di cinque diverse proiezioni.

Hanno infine usato un modello climatico, frequentemente utilizzato dal panel delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, per modellare gli effetti di quelle emissioni sul cambiamento della temperatura dell’aria superficiale.

Lo studio offre anche alcuni suggerimenti per cambiare la produzione e il consumo di cibi, affrontando meglio la crisi climatica. Tra le soluzioni vi è ovviamente il consiglio di mangiare meno carne (adottando la dieta raccomandata dalla facoltà di medicina di Harvard, che consente una singola porzione di carne rossa a settimana) ma anche ridurre le emissioni del bestiame e del letame, oltre che utilizzare energia rinnovabile nel sistema alimentare.

Ma cambiare abitudini alimentari non è facile. Come ha dichiarato il professor Lew Ziska della Columbia University:

Cambiare comportamento, specialmente quando siamo bombardati da media costanti che esaltano i benefici di qualsiasi cosa, dalla Coca-Cola alle patatine fritte, dalla pizza agli hamburger, è dannatamente difficile.

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Fonte: Nature Climate Change

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