Le femmine di scimpanzé sopravvivono dopo la menopausa (a differenza di quanto ritenuto fino a oggi)

Fino ad oggi si riteneva che solo le donne e le femmine di alcune specie di balena sopravvivessero anche dopo la menopausa. E invece no, anche le femmine di scimpanzè. La ricerca, guidata dalla University of California (USA) e dal Max Planck Institute of Evolutionary Anthropology (Germania) aggiunge un tassello molto importante allo studio dell’evoluzione

Anche le femmine di scimpanzé sopravvivono dopo la menopausa, a differenza di quanto ritenuto fino ad oggi. La ricerca, guidata dalla University of California (USA) e dal Max Planck Institute of Evolutionary Anthropology (Germania) aggiunge un tassello molto importante allo studio dell’evoluzione.

Fino ad oggi si riteneva che solo gli esseri umani e alcune specie di balene vivessero a lungo anche dopo la perdita della capacità riproduttiva. Ma questo nuovo studio evidenzia segni di menopausa in alcune femmine di scimpanzé in Uganda, vive e vegete da tempo.

I segni della menopausa negli scimpanzé selvatici possono fornire informazioni sull’evoluzione di questa condizione negli esseri umani. Infatti la stragrande maggioranza dei mammiferi rimane fertile fino alla fine della propria vita, mentre la nostra specie e alcune altre di balene vengono considerati “dati anomali”.

Nelle donne la menopausa si verifica tipicamente tra i 45 e i 55 anni, caratterizzata da un naturale declino degli ormoni riproduttivi da cui deriva una cessazione permanente della funzione ovarica. Ma spiegare come si è evoluta la menopausa è impegnativo perché i benefici evolutivi non sono evidenti: per cui, anche il motivo per cui la menopausa si è evoluta negli esseri umani ma apparentemente in (quasi) nessun altro primate longevo, rimane un mistero.

Gli scienziati oggi hanno fornito prove demografiche e ormonali della menopausa negli scimpanzé selvatici e, utilizzando le osservazioni comportamentali e demografiche di una comunità Ngogo di scimpanzé selvatici a lungo studiata nel Parco nazionale Kibale in Uganda, hanno tracciato una rappresentazione post-riproduttiva (PrR), ovvero una media della durata della vita adulta trascorsa in uno stato post-riproduttivo.

Mentre la maggior parte dei mammiferi, comprese altre popolazioni di scimpanzé, hanno un PrR vicino allo zero, gli autori hanno scoperto in particolare che gli scimpanzé di Ngogo avevano un PrR di 0,2, il che significa che, in media, le femmine vivono il 20% dei loro anni adulti in uno stato post-riproduttivo, un dato decisamente significativo.

Inoltre, campioni di urina di 66 femmine che differivano per stato riproduttivo ed età hanno mostrato che la transizione alla menopausa era segnata da cambiamenti negli ormoni come gonadotropine, estrogeni e progestinici i quale, secondo gli autori, sono variazioni ormonali diagnostiche anche per la menopausa umana.

Tuttavia, a differenza degli esseri umani, le femmine degli scimpanzé in menopausa della popolazione Ngogo non erano coinvolte nell’allevamento dei figli dei propri figli, suggerendo che la popolare “ipotesi della nonna”, utilizzata in passato per spiegare l’evoluzione adattiva della lunga durata della vita post-riproduttiva, in realtà non è vera.

Lo studio di Wood et al. allo stesso tempo illumina e solleva interrogativi sull’evoluzione della menopausa – scrive Michael Cant, scienziato dell’Università di Exeter (UK) non coinvolto nello studio – Evidenzia inoltre il potere di difficili studi sul campo a lungo termine, spesso condotti con budget limitati e a rischio costante di chiusura, in grado di trasformare la comprensione fondamentale della biologia e del comportamento umano

Il lavoro è stato pubblicato su Science.

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Fonti: EurekAlert! / Science

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