Nel silenzio generale, stanno interrando uno dei laghi più grandi della capitale della Cambogia (per costruire le case dei ricchi)

Alcune regioni della Cambogia non si riconoscono ormai più. Qui colossi dell'industria edile stanno interrando i laghi per realizzare nuove abitazioni di lusso. Così facendo i residenti vengono spazzati via e privati delle loro fonti di sostentamento. Questo è il lato oscuro della speculazione edilizia nel Paese

A nord-ovest della capitale cambogiana Phnom Penh è un viavai di camion che trasportano sabbia, rocce e terreno. Qui sorgeva una volta il lago naturale Boeung Tamok. Oggi questo bacino d’acqua non esiste praticamente più.

L’obiettivo che il governo cambogiano si è posto già parecchi anni fa è quello di far scomparire il lago, prosciugandolo e interrandolo completamente per potervi costruire residenze di lusso, magazzini e attirare nella capitale investimenti e flussi turistici.

Lo stesso è avvenuto per il lago Boeung Kak, immagine dell’articolo. Fonti locali affermano che quasi oltre la metà della superficie totale dei suoi 3.300 ettari sarebbe già stata riempita. Questo è il destino che toccherà anche al Boeung Tamok.

cambogia lago

@Licadho/Youtube

Operazioni di questo tipo hanno un impatto stravolgente sul territorio, esponendo l’intera area a eventi climatici estremi quali, ad esempio, le inondazioni. Purtroppo le conseguenze nefaste alle quali porterà questa speculazione edilizia non si limitano solamente all’aspetto ambientale.

Dall’inizio dei lavori centinaia di famiglie sarebbero state sfrattate per fare posto ai condomini dei ricchi e a centri commerciali moderni. Lo denuncia l’associazione cambogiana per la promozione e la difesa dei diritti umani Licadho. In un report dal titolo “Tears from the lake – lacrime dal lago” la ONG svela ciò che si cela dietro a questi mostruosi progetti di sviluppo.

La radicale trasformazione dell’area che si sviluppa attorno alla capitale della Cambogia condannerà i cittadini meno abbienti alla povertà e all’insicurezza alimentare. Molte delle famiglie sfrattate si dedicavano alla pesca, questa era l’unica attività che consentiva loro di andare avanti. Adesso che il lago non c’è più, a loro non rimane più nulla.

L’ago della bilancia pende sempre verso la classe più benestante e il profitto pronto a stravolgere qualunque ecosistema. La regione è già interessata da frequenti inondazioni e ora, con il riempimento dei bacini idrografici, queste inondazioni saranno ancora più ricorrenti e devastanti.

Con il boom edilizio che sta attraversando Phnom Penh assisteremo dunque a una duplice catastrofe: umanitaria e ambientale.Tutto nel silenzio generale.

Fonte: Licadho

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