Sparare ai gabbiani per salvare le balene

Uccidere i gabbiani per salvare le balene, una soluzione a dir poco discutibile. Il governo dello stato di Chubut ha incaricato tiratori scelti di sparare ai gabbiani affamati che attaccano i cetacei, ferendo gli adulti e uccidendo i piccoli. Il Larus domenicanus, conosciuto anche come Gabbiano di kelp, rappresenta, a loro dire, un pericolo sempre maggiore per la balena franca australe (Eubalaena australis), di cui si stima cui si stima esistano appena circa 3000-4000 esemplari

Uccidere i gabbiani per salvare le balene, una soluzione a dir poco discutibile. Il governo dello stato di Chubut ha incaricato tiratori scelti di sparare ai gabbiani affamati che attaccano i cetacei, ferendo gli adulti e uccidendo i piccoli. Il Larus domenicanus, conosciuto anche come Gabbiano di kelp, rappresenta, a loro dire, un pericolo sempre maggiore per la balena franca australe (Eubalaena australis), di cui si stima cui si stima esistano appena circa 3000-4000 esemplari.

Non è stato ancora definito il tipo di munizioni che verranno usate, come riporta il quotidiano Clarìn, ma sapere se si sparerà con un fucili ad aria compressa, proiettili di gomma o altro, non servirà a placare le accese polemiche, scoppiate all’annuncio di attuazione immediata del piano. È già ufficiale, però, che a seguire l’operazione sarà il Centro Nacional Patagónico (Cenpat). Marcelo Bertolotti, ricercatore di biologia, ha spiegato che i danni che i gabbiani stanno causando alle balene nelle acque della Penisola di Valdés “sono così importanti che i cetacei hanno cambiato il loro modo di respirare“.

Fino a pochi anni fa, dice l’esperto, la balena effettuava un movimento obliquo, uscendo dall’acqua a 45 gradi. Tirava fuori la testa, poi la schiena e, infine, la coda. Così respirava. Gli attacchi di gabbiani l’hanno costretta a tirare fuori dall’acqua solo la testa. Secondo studi recenti, il “tasso di attacco” è del 25%: “se si osservano le balene per 4 ore, i gabbiani attaccheranno almeno per un’ora intera“, conlude il biologo, spiegando che negli esemplari giovani “queste ferite diventano una specie di grondaia sul dorso“, esponendoli alle infezioni, ritardando la crescita e interrompondo l’allattamento.

Ma è davvero questo il problema o c’è altro? Tanto per fare un esempio, se le balene non emergono, diminuiscono i turisti, che si recano in quelle aree proprio per osservare gli splendidi cetacei. “Le balene sono ancora viste come una risorsa economica piuttosto che come parte del sistema ecologico” critica infatti Milko Schvartzman, coordinatore della campagna Oceani di Greenpeace per l’America Latina, secondo cui questa soluzione è assolutamente inutile.

Ciò che il governo di Chubut propone è una misura palliativa che non risolve i veri problemi: le discariche a cielo aperto, i rifiuti che finiscono nelle acque e gli scarti gettati dalle navi da pesca. Questo attira anche i gabbiani“, conclude Schvartzman, chiedendo retoricamente: “cosa è peggio? Quegli uccelli che beccano la pelle delle balene o gli esseri umani che non hanno ancora dato vita a un piano per ridurre la produzione di rifiuti?“. Come a dire, sparare ai gabbiani di certo non salverà le balene.

Roberta Ragni

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