Non solo animali, alla scoperta dell’affascinante (e spettrale) sequoia albina

Solitamente le piante albine non sopravvivono a lungo, tranne per il caso delle sequoie albine della California, che instaurano una relazione di tipo parassitario (ma non del tutto) con la pianta madre

L’albinismo è raro negli esseri umani e negli animali, ma è ancora più raro nelle piante, dove si manifesta con la completa mancanza di clorofilla. Poiché questo pigmento verde è vitale per la produzione di cibo e quindi per la sopravvivenza delle piante, le piante albine in genere muoiono.

Come ogni cosa, però, c’è un’eccezione. I ricercatori hanno infatti notato diverse sequoie albine in California che sono riuscite a sopravvivere fino all’età adulta attaccandosi alla sequoia madre e sottraendo i nutrienti all’albero ospite.

Le sequoie albine non diventano alberi alti e maestosi. Piuttosto sopravvivono come vegetazione arbustiva alla base della sequoia madre. Le radici della sequoia albina si intrecciano con quelle della pianta sana, consentendo loro di ottenere zucchero attraverso le connessioni tra le radici.

Come funziona la relazione con la pianta madre

Queste piante mutano nel corso dell’anno a seconda dei periodi. Ad esempio in alcuni momenti presentano aghi bianchi distinti. Durante l’inverno, invece, appaiono con una buona quantità di fogliame marrone.

Jarmila Pittermann, professoressa di fisiologia vegetale dell’Università della California, ha spiegato come la pianta albina si comporti come un parassita, perché dipende in tutto e per tutto dalla pianta madre. Tuttavia, la relazione non è del tutto parassitaria.

Nuove ricerche hanno infatti suggerito che la sequoia albina ha anche un ruolo “altruistico” nei confronti delle sequoie sane. Le aiuta a sopravvivere filtrando le tossine dal terreno. Tutto ciò è reso possibile dal fatto che gli albini hanno stomi difettosi che fanno perdere loro più acqua attraverso la traspirazione.

Sono così costretti a compensare con un maggiore assorbimento di acqua attraverso le radici. Di conseguenza, accumulano più metalli nel loro corpo rispetto agli alberi normali. La ricerca guidata da Zane Moore, dottorando presso l’Università della California Davis, ha rilevato alti livelli di metalli pesanti tossici, tra cui nichel, rame e cadmio. Questi metalli pesanti erano almeno il doppio nelle sequoie albine rispetto alle sequoie sane.

Ne esistono circa 400, ma non è stata rivelata la loro ubicazione

La scoperta della prima sequoia albina risale al 1866, quando ne fu trovata una vicino a San Rafael e portata alla California Academy of Sciences di San Francisco. All’inizio i ricercatori non riuscivano a capire perché le sue foglie cerose fossero bianche.

Successivamente, sono riusciti a scoprire che le piante, che crescono da sequoie sane, sono bianche a causa di una mutazione genetica che le rende prive di clorofilla, il pigmento che rende le piante verdi. Si ritiene che ci siano circa 400 sequoie albine in tutta la California.

Per proteggerle, non è rivelata la loro ubicazione. Si vuole evitare infatti che le persone le cerchino e raccolgano souvenir che sarebbero dannosi per la pianta.

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Fonte: Smithsonian Magazine

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