La crisi climatica “non è neutrale rispetto al genere”: le Nazioni Unite chiedono una maggiore attenzione politica alle donne

Secondo il rapporto UNFPA, solo un terzo dei Paesi dotati di piani per la crisi climatica prevedono l’accesso ai servizi sanitari per le donne, materni e neonatali

Solo un terzo dei Paesi del mondo include la salute delle donne e riproduttiva nei propri piani nazionali per affrontare la crisi climatica. In pratica, anche se la i cambiamenti del clima sono una questione che riguarda l’umanità intera, a soffrirne di più sono le popolazioni in via di sviluppo e in particolare le donne.

A dirlo è l’ONU nel recente rapporto “Taking Stock: Sexual and Reproductive Health and Right in Climate Commitments” pubblicato dallo UN Population Fund (UNFPA) – il Fondo dell’ONU per la Popolazione – in collaborazione con scienziati britannici dell’Università Queen Mary di Londra.

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Dei 119 Paesi che hanno pubblicato piani precisi, solo 38 includono l’accesso alla contraccezione, ai servizi sanitari materni e neonatali e solo 15 fanno riferimento alla violenza contro le donne.

Il report

Il rapporto è il primo a esaminare se i piani climatici si riferiscono alla salute sessuale e riproduttiva e a invitare un maggior numero di Paesi a riconoscere l’impatto sproporzionato della crisi climatica sulle donne e sulle ragazze e a intraprendere ulteriori azioni.

L’aumento delle temperature è stato collegato a una salute peggiore e a complicazioni durante la gravidanza, come il diabete gestazionale. Il calore estremo è stato associato all’innesco di parti prematuri e ad un aumento dei nati morti.

Il rapporto afferma che la crisi climatica ha esacerbato le disuguaglianze esistenti. Nell’Africa orientale e meridionale, ad esempio, i cicloni tropicali hanno danneggiato le strutture sanitarie, interrompendo l’accesso ai servizi sanitari materni e contribuendo a diffondere malattie trasmesse dall’acqua come il colera.

Gli uragani e la siccità aumentano i rischi di violenza di genere e matrimoni precoci, ha aggiunto, poiché le famiglie sotto stress sono meno in grado di sostenere le figlie e cercare di sposarle.

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©UNFPA

Se guardiamo al piano d’azione per le donne e le ragazze, i piani nazionali mostrano che c’è più lavoro da fare. Sappiamo che il cambiamento climatico colpisce in modo sproporzionato le donne e non è neutrale dal punto di vista del genere, quindi è necessario affrontare tali lacune e impatti, dice Angela Baschieri, consulente per la popolazione e lo sviluppo per l’UNFPA e tra gli autori del rapporto.

Ma il rapporto evidenzia anche i Paesi che in qualche modo stanno agendo: Paraguay, Seychelles e Benin hanno specificato la necessità di costruire sistemi sanitari resilienti al clima che consentano alle donne di partorire in sicurezza e accedere ai servizi sanitari.

Nove Paesi, tra cui El Salvador, Sierra Leone e Guinea, hanno incluso politiche o interventi per affrontare la violenza di genere.
Solo la Repubblica Dominicana ha menzionato la necessità della contraccezione, mentre il Vietnam è l’unico Paese a riconoscere che i matrimoni preoci si verificano più spesso durante i periodi di crisi, poiché le famiglie cercano di ridurre il loro onere economico (ad esempio, i matrimoni di ragazze di età compresa tra 11 e 14 anni sono aumentati della metà in Bangladesh negli anni con un’ondata di caldo che dura un mese).

Il clima ci sta facendo tornare indietro nella lotta per l’uguaglianza di genere. Il nostro punto sarebbe quello di assicurarci che la politica climatica riconosca l’impatto differenziale sulle donne e ne tenga conto nella progettazione della politica, conclude Baschieri.

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©UNFPA

Le donne rappresentano la maggioranza dell’1,9 miliardi di persone che vivono in povertà. Questo è un fatto. Allora perché non esistono statistiche sull’accesso alla finanza climatica delle donne del Sud del Mondo?, è questa la domanda che poneva l’anno scorso Salina Sanou, del Pan African Climate Justice Alliance, in occasione della COP27.

Solo violenza di genere e i matrimoni precoci sono tra gli effetti del riscaldamento globale: le donne rappresentano il 70% dei poveri del mondo (1,3 miliardi di persone) e su di esse si abbattono le conseguenze più atroci della crisi climatica.

L’impatto dei cambiamenti climatici non è lo stesso per gli uomini e per le donne. Sono loro, le donne, che hanno sulle spalle il peso maggiore dei cambiamenti climatici e proprio come non risolveremo la crisi climatica senza affrontare in modo completo ed equo i tre pilastri della mitigazione, dell’adattamento e della perdita e del danno, così non saremo in grado di eliminare la povertà o sostenere l’umanità senza promuovere i diritti intorno a tre pilastri per le donne ovunque: autonomia, educazione ed uguaglianza di genere.

QUI il rapporto completo.

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Fonte: ONU

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