Inquinamento ambientale: quasi nessuno è al sicuro, solo 79 mila persone nel mondo respirano aria pulita

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin

Un nuovo studio sull'inquinamento ambientale mostra una situazione davvero drammatica che riguarda praticamente tutto il mondo. Sarebbero infatti solo pochi i privilegiati che su questa Terra possono respirare aria pulita, si tratta di circa 79mila persone su un totale di quasi 8 miliardi!

Un nuovo studio sul particolato fine (PM2.5) – condotto da un team della Monash Universiy (in Australia) che ha tenuto conto dei dati relativi a tutto il mondo – ha scoperto che solo lo 0,18% della superficie terrestre globale e lo 0,001% della popolazione mondiale sono esposti a livelli di PM2.5  al di sotto dei livelli di sicurezza raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Ricordiamo che il PM 2.5 è considerato il principale fattore di rischio ambientale per la salute delle persone in tutto il mondo. E superare i livelli considerati “accettabili” espone quindi la popolazione a diversi rischi, più volte evidenziati da studi scientifici.

Leggi anche: Gli effetti del particolato (PM2.5) e delle polveri sottili nel tuo corpo

Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health, ha fornito una mappa di come i livelli di PM 2.5 siano cambiati in tutto il mondo negli ultimi decenni. Per stabilirlo, i ricercatori hanno utilizzato le tradizionali osservazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico satellitari, metodi statistici e di apprendimento automatico per valutare più accuratamente le concentrazioni di PM 2,5 a livello globale.

Le centraline monitorate sono state 5446, presenti in 65 Paesi, sono stati utilizzati poi sistemi di simulazione per ottenere anche i risultati delle aree non coperte.

Come ha dichiarato il  professor Yuming Guo, della Monash University School of Public Health and Preventive Medicine, a capo della ricerca:

In questo studio, abbiamo utilizzato un approccio innovativo di apprendimento automatico per integrare più informazioni meteorologiche e geologiche per stimare le concentrazioni giornaliere di PM 2,5 a livello della superficie globale a un’elevata risoluzione spaziale di circa 10 km × 10 km per le celle della griglia globale nel 2000-2019, concentrandosi su aree superiori a 15 μg/m³ che è considerato il limite di sicurezza dall’OMS (la soglia è ancora discutibile).

Lo studio ha notato un’importante differenza relativa all’inquinamento ambientale in Europa e Nord America rispetto a Sud America, Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda. Mentre nel primo caso la concentrazione annuale di PM 2,5 e gli alti giorni di esposizione a PM 2,5 sono diminuiti nel corso dei due decenni dello studio (grazie a restrizioni e normative più stringenti), negli altri Paesi le esposizioni sono aumentate.

Pensate che nell’Asia meridionale e orientale, oltre il 90% dei giorni ha avuto concentrazioni giornaliere di PM 2,5 superiori a 15 μg/m³. Australia e Nuova Zelanda, poi, hanno registrato un marcato aumento del numero di giorni con alte concentrazioni di PM 2,5 nel 2019.

Altri dati importanti che emergono dallo studio sono:

  • A livello globale, la media annua di PM 2 . 5 dal 2000 al 2019 era di 32,8 µg/m 3
  • Le concentrazioni più elevate di PM 2,5 sono state distribuite nelle regioni dell’Asia orientale (50,0 µg/m 3 ) e dell’Asia meridionale (37,2 µg/m 3 ), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m 3 ).
  • L’Australia e la Nuova Zelanda (8,5 μg/m³), altre regioni dell’Oceania (12,6 μg/m³) e l’America meridionale (15,6 μg/m³) hanno registrato le concentrazioni annuali di PM 2,5 più basse.
  • Sulla base del nuovo limite delle linee guida dell’OMS del 2021, solo lo 0,18% della superficie terrestre globale e lo 0,001% della popolazione mondiale sono stati esposti a un’esposizione annuale inferiore a questo limite delle linee guida (media annuale di 5 μg/m³) nel 2019.

A detta del professor Guo, questo studio è molto importante in quanto:

fornisce una profonda comprensione dello stato attuale dell’inquinamento atmosferico esterno e dei suoi impatti sulla salute umana. Con queste informazioni, i responsabili politici, i funzionari della sanità pubblica e i ricercatori possono valutare meglio il breve e lungo termine effetti sulla salute a lungo termine dell’inquinamento atmosferico e sviluppare strategie di mitigazione dell’inquinamento atmosferico.

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonte: Monash University / Lancet Planetary Health

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Francesca Biagioli è una redattrice web che si occupa soprattutto di salute, alimentazione naturale, consumi e benessere olistico. Laureata in lettere moderne, ha conseguito un Master in editoria

Iscriviti alla newsletter settimanale

Riceverai via mail le notizie su sostenibilità, alimentazione e benessere naturale, green living e turismo sostenibile dalla testata online più letta in Italia su questi temi.

Seguici su Facebook