Il 99% della popolazione mondiale respira aria inquinata: lo studio shock sulle polveri sottili

Un nuovo studio sull'inquinamento ambientale mostra una situazione davvero drammatica che riguarda praticamente tutto il mondo. Sarebbero infatti solo pochi i privilegiati che su questa Terra possono respirare aria pulita, si tratta di circa 79mila persone su un totale di quasi 8 miliardi!

Un nuovo studio sul particolato fine (PM2.5) – condotto da un team della Monash Universiy (in Australia) che ha tenuto conto dei dati relativi a tutto il mondo – ha scoperto che solo lo 0,18% della superficie terrestre globale e lo 0,001% della popolazione mondiale sono esposti a livelli di PM2.5  al di sotto dei livelli di sicurezza raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Ricordiamo che il PM 2.5 è considerato il principale fattore di rischio ambientale per la salute delle persone in tutto il mondo. E superare i livelli considerati “accettabili” espone quindi la popolazione a diversi rischi, più volte evidenziati da studi scientifici.

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Il nuovo studio, pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health, ha fornito una mappa di come i livelli di PM 2.5 siano cambiati in tutto il mondo negli ultimi decenni. Per stabilirlo, i ricercatori hanno utilizzato le tradizionali osservazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico satellitari, metodi statistici e di apprendimento automatico per valutare più accuratamente le concentrazioni di PM 2,5 a livello globale.

Le centraline monitorate sono state 5446, presenti in 65 Paesi, sono stati utilizzati poi sistemi di simulazione per ottenere anche i risultati delle aree non coperte.

Come ha dichiarato il  professor Yuming Guo, della Monash University School of Public Health and Preventive Medicine, a capo della ricerca:

In questo studio, abbiamo utilizzato un approccio innovativo di apprendimento automatico per integrare più informazioni meteorologiche e geologiche per stimare le concentrazioni giornaliere di PM 2,5 a livello della superficie globale a un’elevata risoluzione spaziale di circa 10 km × 10 km per le celle della griglia globale nel 2000-2019, concentrandosi su aree superiori a 15 μg/m³ che è considerato il limite di sicurezza dall’OMS (la soglia è ancora discutibile).

Lo studio ha notato un’importante differenza relativa all’inquinamento ambientale in Europa e Nord America rispetto a Sud America, Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda. Mentre nel primo caso la concentrazione annuale di PM 2,5 e gli alti giorni di esposizione a PM 2,5 sono diminuiti nel corso dei due decenni dello studio (grazie a restrizioni e normative più stringenti), negli altri Paesi le esposizioni sono aumentate.

Pensate che nell’Asia meridionale e orientale, oltre il 90% dei giorni ha avuto concentrazioni giornaliere di PM 2,5 superiori a 15 μg/m³. Australia e Nuova Zelanda, poi, hanno registrato un marcato aumento del numero di giorni con alte concentrazioni di PM 2,5 nel 2019.

Altri dati importanti che emergono dallo studio sono:

  • A livello globale, la media annua di PM 2 . 5 dal 2000 al 2019 era di 32,8 µg/m 3
  • Le concentrazioni più elevate di PM 2,5 sono state distribuite nelle regioni dell’Asia orientale (50,0 µg/m 3 ) e dell’Asia meridionale (37,2 µg/m 3 ), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m 3 ).
  • L’Australia e la Nuova Zelanda (8,5 μg/m³), altre regioni dell’Oceania (12,6 μg/m³) e l’America meridionale (15,6 μg/m³) hanno registrato le concentrazioni annuali di PM 2,5 più basse.
  • Sulla base del nuovo limite delle linee guida dell’OMS del 2021, solo lo 0,18% della superficie terrestre globale e lo 0,001% della popolazione mondiale sono stati esposti a un’esposizione annuale inferiore a questo limite delle linee guida (media annuale di 5 μg/m³) nel 2019.

A detta del professor Guo, questo studio è molto importante in quanto:

fornisce una profonda comprensione dello stato attuale dell’inquinamento atmosferico esterno e dei suoi impatti sulla salute umana. Con queste informazioni, i responsabili politici, i funzionari della sanità pubblica e i ricercatori possono valutare meglio il breve e lungo termine effetti sulla salute a lungo termine dell’inquinamento atmosferico e sviluppare strategie di mitigazione dell’inquinamento atmosferico.

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Fonte: Monash University / Lancet Planetary Health

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