In Honduras un attivista è stato assassinato per aver difeso gli indigeni contro le lobby minerarie (avevano ucciso anche il fratello)

Si chiamava Oscar Domínguez, viveva in Honduras e aveva scelto di mettere la sua esistenza al servizio della sua comunità e delle terre minacciate dalle lobby minerarie. Qualche giorno fa, però, la sua vita è stata spezzata in modo brutale. Il suo nome va ad aggiungersi alla lunga lista insanguinata degli attivisti ambientali uccisi nel Paese del Centro America

Freddato a colpi d’arma da fuoco da due uomini che si sono introdotti nella sua abitazione. Così, nell’indifferenza generale, è stato assassinato Oscar Oquelí Domínguez, attivista honduregno di 42 anni. Nel brutale attacco, avvenuto lo scorso venerdì a Guapinol (villaggio situato nel nord del Paese), è rimasta ferita anche la madre.

La “colpa” di Oscar? Essere uno dei difensori delle terre devastate dall’estrazione mineraria illegale e dal conseguente inquinamento che mette a rischio la vita dei popoli indigeni. Insieme al fratello minore lottava per proteggere il territorio e l’acqua del Parco Nazionale della Montaña de Botaderos, messo in pericolo dal progetto portato avanti dalla compagnia mineraria Inversiones Los Pinares.

L’incubo è iniziato nel 2018, quando gli abitanti di Guapinol si sono visti costretti a comprare l’acqua in bottiglia per bere, lavarsi e cucinare a causa dello sfruttamento minerario che ha inquinato il fiume omonimo e il San Pedro.

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Per loro coraggio e la loro caparbietà, però, Oscar e il fratello hanno pagato un prezzo salatissimo, ovvero la stessa vita. A denunciare l’ennesimo grave episodio che vede coinvolto un attivista ambientale il Comitato Comunale di Difesa dei Beni Comuni e Pubblici di Tocoa, che ha diffuso una nota in cui scrive:

Quando finiranno i crimini contro gli abitanti di Guapinol? È evidente che dopo l’arrivo di Inversiones los Pinares ed Ecoteck, parte del gruppo EMCO, la criminalità è aumentata nella comunità. Sappiamo solo che ci sono autorità che devono indagare, perseguire e individuare la responsabilità penale di chi o chi corrisponde; se c’è un minimo senso di lotta alla criminalità e all’impunità.

Molto dure anche le parole dell’Ambasciatrice degli Usa in Honduras, Laura F. Dogu, che ha spronato le autorità a proteggere in modo efficace chi si batte per la tutela dell’ambiente.

Mi unisco alle voci che condannano l’assassinio di Oquelí Domínguez e chiedono un’indagine approfondita e completa. – ha commentato attraverso un tweet – Le mie condoglianze alla sua famiglia che ha già sofferto molto. Tutti gli omicidi sono tragici, ma è particolarmente preoccupante quando un attivista viene assassinato.

A chiedere che venga fatta chiarezza sulla vicenda, oltre che giustizia, pure l’Unione europea che ha pubblicato una lettere in cui esprime preoccupazione per il lungo elenco di omicidi in Honduras.

“Chiediamo un’indagine immediata, che consenta di individuare e perseguire i responsabili di questo crimine, e le istituzioni, affinché garantiscano un ambiente sicuro per l’azione dei difensori dei diritti umani, che ne tuteli la sicurezza e l’integrità” scrive l’Ue.

La lunga scia di sangue in Honduras

Quest’ultimo aberrante omicidio è soltanto l’ennesima conferma dei pericoli a cui sono costantemente esposti gli attivisti per l’ambiente in Honduras. Il caso più celebre è indubbiamento quello di Berta Cáceres, la luchadora assassinata 7 anni fa perché aveva deciso di mettere la sua esistenza al servizio dei diritti delle popolazioni indigene del suo Paese e della difesa dei fiumi, in particolare del Gualcarque (minacciato dal complesso idroelettrico Agua Zarca).

Secondo l’Ong Global Witness, l’Honduras è il secondo stato al mondo per numero di omicidi di ambientalisti in rapporto alla popolazione. Dal 2012 al 2021 le vittime di attacchi mortali sono state circa cento. Una strage inaccettabile che non fa rumore né notizia…

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Fonti: Comité Municipal en Defensa de los Bienes Comunes y Públicos/Laura F. Dogu/Global Witness

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