“Il mondiale di rugby inquinato dal greenwashing”: la video denuncia che inchioda lo sport della palla ovale

La longa manus dell’industria del fossile arriva in ogni dove e il bello è che si continua a permetterglielo, complici le sponsorizzazioni milionarie che fanno gola a chiunque e il greenwashing. O, meglio in questo caso, lo sportwashing

L’industria dei combustibili fossili estrae una quantità di petrolio che basta a riempire uno stadio ogni 3 ore e 37 minuti. È quanto racconta il nuovo video animato diffuso da Greenpeace nel giorno dell’inaugurazione dei Mondiali di rugby a Parigi e alla vigilia dell’esordio della squadra italiana.

Sponsorizzazioni da svariati milioni che non lasciano inerme nessuno e dietro alle quali si nasconde il solito greenwashing: Greenpeace Francia ha così realizzato il video insieme alla società di produzione Studio Birthplace per denunciare quanto questo avvenga anche adesso, nel caso della Coppa del Mondo di Rugby 2023, sponsorizzata – udite udite – dal gigante francese TotalEnergies.

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Nel video d’animazione “TotalPollution: A Dirty Game” lo Stade De France, che oggi ospita la prima partita del torneo tra la Francia e gli All Blacks neozelandesi, si riempie con la stessa quantità di petrolio greggio che l’industria dei combustibili fossili produce nel mondo in poco più di tre ore e mezza, l’equivalente di oltre sei stadi e mezzo di petrolio ogni giorno.

Integrità, passione, solidarietà, disciplina e rispetto: questi sono i valori del rugby. Ma le aziende produttrici di combustibili fossili come TotalEnergies si appropriano di questi valori sponsorizzando eventi sportivi popolari come la Coppa del Mondo di Rugby per distrarre dalle loro responsabilità nella distruzione climatica – dichiara Edina Ifticene, campaigner di Greenpeace Francia. Queste aziende continuano a estrarre combustibili fossili pur sapendo di mettere a rischio le nostre vite e il nostro futuro perché pensano solo ai profitti da record che stanno realizzando.

https://www.youtube.com/watch?v=Am6beTLLmKM

Non solo rugby

Ovviamente, il fenomeno dello “sportwashing” – ovvero il tentativo di sfruttare i valori positivi che lo sport porta con sé per nascondere gli impatti sociali o ambientali del proprio modello di business – non si limita alla sponsorizzazione dei mondiali di rugby da parte di TotalEnergies, ma si estende ad altre aziende fossili e a molte discipline sportive.

In Italia, ad esempio, ENI non solo è tra i top sponsor della nazionale di calcio, ma è anche premium sponsor delle olimpiadi e le paraolimpiadi invernali di Cortina-Milano del 2026. E inoltre, con Plenitude è main partner di Pallacanestro Olimpia Milano, squadra Campione d’Italia, per l’attività internazionale del club. Infine, tornando al calcio, attraverso la sponsorizzazione di molte iniziative di carattere sportivo e culturale, ENI collabora con la Lega nazionale dilettanti della Basilicata, dove gestisce anche il più grande giacimento petrolifero onshore d’Europa.

Tutto ciò per sviare, è chiaro, l’attenzione dagli extra-profitti derivanti dal gas e dal petrolio accumulati e dalle sue gravi responsabilità nella crisi climatica, ripulindosi l’immagine.

È ora di liberare il mondo dello sport, della musica, della cultura, dell’istruzione e dell’informazione dalla propaganda tossica dell’industria fossile, così come già da tempo abbiamo fatto con le pubblicità e le sponsorizzazioni dell’industria del tabacco, conclude Federico Spadini dell’Unità Clima di Greenpeace Italia.

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Fonte: Greenpeace

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