Il buco nell’ozono si sta chiudendo, si riparerà del tutto entro il 2040

Si accende un barlume di speranza per la Terra: entro meno di 20 anni potremo dire addio al buco dell'ozono. Le politiche mirate anti-inquinamento hanno portato a risultati lodevoli, ma dobbiamo continuare ad impegnarci

C’è una buona notizia che riguarda il nostro Pianeta. Il buco nell’ozono, considerato una delle minacce più gravi per noi e per l’ambiente, si sta finalmente chiudendo. Ad annunciarlo è l’Onu, nel report che pubblica con cadenza quadriennale. Tuttavia, il recupero totale dello strato di ozono non avverrà nell’immediato, bensì entro il 2040. Siamo sulla buona strada, ma è ancora presto per cantare vittoria.

In ogni caso questo traguardo è da attribuire agli sforzi fatti a livello internazionale nel corso degli ultimi decenni per ridurre l’utilizzo di una serie di sostanze inquinanti. Il raggiungimento di questo importante obiettivo ambientale è stato accolto con grande soddisfazione da parte del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, che ha affermato che si tratt di  “un esempio incoraggiante di ciò che il mondo può ottenere quando lavoriamo insieme”.

Una delle conseguenze più importanti della chiusura definitiva del buco dell’ozono l’avremo a livello climatico. Come spiegato dagli esperti dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), in questo modo eviteremo un ulteriore riscaldamento globale compres fra i 0,3 e i 0,5°C entro il 2100.

“L’azione che riguarda l’ozono costituisce un precedente per l’azione per il clima. Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che consumano ozono ci mostra cosa si può e si deve fare – con urgenza – per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura ” ha ribadito segretario generale dell’OMM Petteri Taalas.

Cos’è il buco nell’ozono: la scoperta e le sue conseguenze

Con l’espressione buco nell’ozono si intende un assottigliamento dello spessore dell’ozonosfera, ovvero lo strato dell’atmosfera terrestre che protegge la Terra dai raggi solari nocivi. Questo fenomeno ha un impatto deleterio sugli esseri umani, dato che le radiazioni solari possono esporci ad esempio a tumori alla pelle e problemi agli occhi; ma non solo: gli effetti sono pesantissimi su tanti altri organismi viventi. Ad esempio nelle piante viene inibita l’ordinaria fotosintesi clorofilliana e di conseguenza la loro crescita.

La scoperta del buco nell’ozono venne annunciata per la prima volta da tre scienziati del British Antarctic Survey, nel maggio 1985. Da allora ha messo in allarme gli esperti e l’intera umanità.

Per combattere questa minaccia due anni dopo è stato firmato il protocollo di Montreal, uno storico accordo ambientale multilaterale che regola il consumo e la produzione di quasi 100 sostanze chimiche artificiali – in particolare i Clorofluorocarburi (CFC), composti costituiti da cloro, fluoro e carbonio – che riducono per l’appunto lo strato di ozono.

Continuando a rispettare le politiche attuali in vigore, l’ozono tornerà ai livelli del 1980 entro il 2040. Tuttavia sulla regione artica, questa ripresa è prevista intorno al 2045, mentre sull’Antartide non dovrebbe avvenire addirittura prima del 2066.

La graduale chiusura del buco nell’ozono è la dimostrazione che basta mettersi davvero d’impegno per invertire la rotta e salvare la Terra.

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Fonti: ONU

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