I media non raccontano la verità sul clima (un motivo in più per leggere greenMe)

Greenpeace Italia aggiorna il monitoraggio sull’informazione dei cambiamenti climatici in Italia cominciato nel 2022 con l’Osservatorio di Pavia, che proseguirà anche per tutto il 2023. Il risultato più sconcertante è l’elevato numero di notizie - più di una su cinque - che hanno diffuso argomenti a favore dello status quo e contro le azioni per il clima

Più del il 20% delle notizie diffuse dai più importanti quotidiani e telegiornali nazionali fa da megafono ad argomentazioni contro la transizione energetica e le azioni necessarie a mitigare gli effetti del riscaldamento globale. Nel frattempo, tv e giornali italiani non stanno parlando abbastanza della più grave emergenza della nostra epoca.

È quanto emerge dal nuovo rapporto che Greenpeace Italia ha commissionato all’Osservatorio di Pavia, per esaminare, nel periodo fra gennaio e aprile 2023, come la crisi climatica sia stata raccontata dai cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa), dai telegiornali serali delle reti Rai, Mediaset e La7 e da un campione delle 20 testate di informazione più seguite su Instagram.

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Una ricerca che aggiorna il monitoraggio sull’informazione dei cambiamenti climatici in Italia cominciato nel 2022 e che mostra come nel primo quadrimestre del 2023 i principali quotidiani italiani abbiano pubblicato in media 2 articoli al giorno in cui si fa almeno un accenno alla crisi climatica, ma quelli realmente dedicati al problema sono stati meno della metà.

Si tratta di risultati inferiori alla media del 2022 e che dimostrano la scarsa attenzione verso il riscaldamento del pianeta quando non si verificano eventi estremi come quelli che stiamo vivendo nelle ultime settimane. A riprova di questa scarsa attenzione, nella prima parte dell’anno la crisi climatica non è finita quasi mai in prima pagina: è successo meno di una volta al mese.

Resta invece elevato lo spazio offerto alle pubblicità dell’industria dei combustibili fossili e delle aziende dell’automotive, aeree e crocieristiche – si legge nello studio – tra i maggiori responsabili del riscaldamento del pianeta: la media è stata di 4 pubblicità a settimana su ogni quotidiano esaminato. L’influenza del mondo economico sulla stampa è emersa anche dall’analisi dei soggetti che hanno più voce nel racconto della crisi climatica: al primo posto si trovano infatti aziende ed esponenti dell’imprenditoria (25%), che staccano politici e istituzioni nazionali (15%) e associazioni ambientaliste (11%), mentre tecnici e scienziati sono appena il 7%.

(Non) Lo dicono ai TG

Anche i telegiornali si confermano poco interessati al riscaldamento globale: nelle edizioni di prima serata, meno del 2% delle notizie trasmesse ha fatto almeno un accenno alla crisi climatica. Gli argomenti più trattati sono stati alcuni eventi estremi (siccità e anomalie climatiche) e le proteste degli attivisti. A parlare però sono stati soprattutto politici e istituzioni nazionali ed europee, che rappresentano oltre il 63% dei soggetti citati o intervistati. Il TG5 (con il 2,7% sul totale delle notizie trasmesse) e il TG1 (2,4%) sono i telegiornali che hanno dato più spazio ai cambiamenti climatici, mentre fanalino di coda si è confermato ancora una volta il TG La7 di Enrico Mentana, con appena l’1,1% delle notizie trasmesse.

Il risultato più sconcertante del rapporto è tuttavia l’elevato numero di notizie – più di una su cinque – che hanno diffuso argomenti a favore dello status quo e contro le azioni per il clima, come sostenere che la transizione ha costi eccessivi o invocare una gradualità negli interventi che favorisce l’inazione, criticare gli attivisti climatici o le auto elettriche – dichiara Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia. Sono narrative tossiche spesso infarcite di fake news che circolano soprattutto per bocca di politici e aziende interessate a ritardare il più possibile l’abbandono dei combustibili fossili, essenziale per non soccombere a un’altalena di alluvioni, siccità e ondate di calore sempre più estreme. Sui media il clima rischia di trasformarsi in un terreno di scontro politico e a farne le spese saranno purtroppo le persone più esposte al caos climatico già sotto gli occhi di tutti.

Per quanto riguarda infine le testate d’informazione più diffuse su Instagram, che spesso sono un punto di riferimento per i più giovani, nella prima parte dell’anno le notizie sulla crisi climatica sono state poco meno del 3%. Hanno trovato più spazio gli aspetti sociali (32%) e ambientali (27%) rispetto a quelli politici (19%) ed economici (9%), come conferma anche l’analisi dei soggetti citati o intervistati, in cui le associazioni ambientaliste e gli esperti scientifici precedono sia politici e istituzioni nazionali, sia aziende ed esponenti dell’imprenditoria.

La classifica

In base ai risultati dello studio, Greenpeace ha infine aggiornato la classifica dei principali quotidiani italiani, valutati mediante cinque parametri:

  • quanto parlano della crisi climatica
  • se citano i combustibili fossili tra le cause
  • quanta voce hanno le aziende inquinanti
  • quanto spazio è concesso alle loro pubblicità
  • se le redazioni sono trasparenti rispetto ai finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti. Quest’ultimo parametro è stato valutato con un questionario che Greenpeace ha inviato ai direttori delle cinque testate, a cui ha risposto parzialmente solo Avvenire, ammettendo di ricevere finanziamenti dalle aziende inquinanti
Classifica quotidiani

©Greenpeace Italia

Considerando la media dei cinque parametri, soltanto Avvenire si è avvicinato alla sufficienza (con 5,2 punti su 10), scarsa La Stampa (4,2), bocciati la Repubblica (3,6) e il Corriere (3,4), pessimo Il Sole 24 Ore (appena 2,8).

Il monitoraggio dei media italiani proseguirà per tutto il 2023 nell’ambito della campagna di Greenpeace Italia “Stranger Green” contro il greenwashing e la disinformazione sulla crisi climatica.

Tra TV e giornali cartacei, quandi, di crisi climatica e di transizione ecologica se ne parla ancora troppo poco. Anche per questo noi di GreenMe continuiamo a far sentire la nostra voce, libera e indipendente, e a essere gli unici nella Top 100 Informazione online ad occuparci di ambiente e senza altri aggregati editoriali aggiunti. Da sempre.

La classifica dei quotidiani la trovi QUI.

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Fonte: Greenpeace

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