Fukushima: 5 anni fa il disastro nucleare del Giappone, tra radiazioni e tumori

Fukushima, 5 anni fa il disastro nucleare che avrebbe cambiato per sempre le sorti di quest'area del Giappone. Era l'11 marzo 2011 quando un violento terremoto e lo tsunami che seguì provocarono vittime e danni. Tra questi anche il terribile disastro che coinvolse la centrale nucleare di Fukushima Daiichi

Fukushima, 5 anni fa il disastro nucleare che avrebbe cambiato per sempre le sorti di quest’area del Giappone. Era l’11 marzo 2011 quando un violento terremoto e lo tsunami che seguì provocarono vittime e danni. Tra questi anche il terribile disastro che coinvolse la centrale nucleare di Fukushima Daiichi.

I reattori attivi a Fukushima erano 3 e si disattivarono automaticamente dopo la scossa. Ma non bastò. I sistemi di raffreddamento vennero danneggiati causando un surriscaldamento incontrollato. Il livello dell’acqua negli impianti scese drasticamente e venne dichiarata l’emergenza nucleare. Qualche ora dopo il terremoto, uno dei reattori subì la fusione delle barre di combustibile, accompagnata da un’esplosione e dal crollo di parte delle strutture esterne della centrale. Nel giro di qualche ora, la centrale rilasciò più radiazioni di quelle emesse nell’arco di un anno. Anche gli altri reattori, i giorni successivi, ebbero la stessa sorte.

E la gente? All’indomani del disastro vennero evacuate circa 110.000 persone nel raggio di 30 chilometri dall’impianto di Fukushima.

Oggi, queste stesse persone non sono ancora tornate a casa. Secondo la ricerca di Greenpeace condotta in Giappone, Ucraina e Russia “L’eredità nucleare di Fukushima e Cernobyl”, è una tragedia che non conosce fine:

“Per chi vive a Fukushima non si intravede la fine di questo incubo. L’industria nucleare e i governi di tutto il mondo hanno perpetuato il mito che si può tornare alla normalità dopo un incidente nucleare, ma l’evidenza mostra che questa è solo retorica ha detto Junichi Sato, direttore esecutivo di Greenpeace Giappone.

Secondo l’associazione, in Giappone gli interventi di decontaminazione del governo sono stati frammentari e inadeguati e il paese corre il rischio di ri-contaminazione delle aree già decontaminate.

Impatto sulla popolazione. Tanti i problemi che il paese deve affrontare. Nonostante le spese già sostenute, gli sforzi di decontaminazione continuano ad essere un pericolo per le comunità locali e per l’ambiente.

“Generazioni di famiglie che un tempo vivevano insieme sono ora separati e molti non saranno mai riuniti. Sono stati scarsamente compensati (se non per nulla) e molti vivono ancora in alloggi temporanei in fase di deterioramento. Tutto ciò a causa di un disastro nucleare di cui non hanno alcuna responsabilità” spiega Greenpeace nel dossier.

L’impatto sulla salute è già evidente. A 5 anni dal disastro, è salita l’incidenza di disturbi psicologici, come depressione, ansia e disturbi post traumatico da stress (PTSD), insieme a un aumento di casi di cancro alla tiroide.

Anche Green Cross ha portato avanti uno studio, effettuando nuovi campionamenti. Spiega la Ong che la città di Tomioka è stata abbandonata e il livello di radiazioni è ben al di sopra del limiti consentiti: le ultime rilevazioni parlano di 4,01 microSievert/ora. Anche in diverse zone circostanti il pericolo di esposizione alle radiazioni è ancora molto alto, sebbene il governo spinga molti sfollati a far rientro nelle loro case.

Secondo il fisico nucleare Stephan Robinson, direttore dei programmi acqua e disarmo di Green Cross Svizzera, “a Tomioka le radiazioni sono 35 volte superiori rispetto alla massima dose annua fissata dalle Raccomandazioni della Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica. Ma anche al di fuori di quest’area, ad esempio a Koriyama, i parametri risultano fino a 20 volte più alti della soglia”.

Quest’ultima vanta numeri altrettanto tristi. “L’analisi dei campioni di terreno indica un massiccio superamento dei valori limite di radiazioni alfa e beta, particolarmente pericolose quando penetrano nell’organismo attraverso gli alimenti” spiega Robinson.

Koriyama rientra in una delle due fasce di contaminazione radioattiva che dalla centrale di Fukushima si estendono per 225 chilometri a sud verso Tokyo e a sud-ovest. Qui i valori degli isotopi radioattivi rilevati dai campionamenti di Green Cross (radio 226, torio 232, cesio 137 e stronzio 90) superano di quattro volte il limite massimo. Ciò si traduce in seri rischi per la salute a lungo termine, come l’insorgenza di tumori e anomalie genetiche.

Il governo giapponese. Le attuali direttive delle autorità prevedono degli indennizzi ma solo in caso di evacuazione. Non potranno ottenere alcun rimborso coloro che vivono nelle zone limitrofe ma altamente inquinate. Inoltre, in programma per il prossimo anno c’è la revoca del provvedimento di sgombero dalle aree contaminate, decisione che nel 2018 bloccherà i risarcimenti che la compagnia elettrica Tepco, gestore della centrale, è obbligata a corrispondere a 50.000 evacuati. Di conseguenza, i cittadini dovranno tornare a vivere in zone con livelli di radiazioni molto alti.

“Questo è inaccettabile perché bisogna almeno lasciare ai cittadini la possibilità di decidere. Togliere l’indennizzo costringe di fatto molte famiglie indigenti a tornare in un ambiente pericoloso e nocivo, reso tale dalla colpevole leggerezza dei vertici della Tepco. Tanto più che, ad aggravare la situazione, concorre anche l’acqua di raffreddamento radioattiva rilasciata a più riprese dalla centrale di Fukushima nell’ambiente circostante” ha detto il fisico Valerio Rossi Albertini, ricercatore del Cnr e membro del comitato scientifico di Green Cross.

Oggi è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare le vittime del terremoto e dello tsunami. L’imperatore Akihito, l’imperatrice Michiko e il primo ministro Shinzo Abe alle 14.46 locali (6.46 in Italia) durante un evento commemorativo. Tra lacrime e preghiere, la popolazione si è riunita a Tokyo.

Dal canto suo, Abe si è impegnato a sostenere gli sforzi di ricostruzione in vista dei giochi olimpici del 2020 di Tokyo, fissando obiettivi ambiziosi per riaprire la ferrovia costiera danneggiata di Fukushima entro il 2020. Il suo governo spera anche di riaprire tutte le zone evacuate nei pressi della centrale nucleare entro il prossimo mese di marzo, fatta eccezione per le immediate vicinanze ancora pericolosamente contaminate. Ma questa non sembra proprio una bella notizia.

fukushima 5anniversario

Foto

Per ricordare il disastro, nei giorni scorsi Google Maps ha raccolto le foto di Fukushima confrontandole con quelle di 5 anni fa. Si tratta di un album di immagini panoramiche a 360 gradi di 59 città, 9 paesi e 4 villaggi delle prefetture di Fukushima, Ibaraki, Iwate e Miyagi, come mostra il video che segue.

Un disastro nel disastro, i cui effetti si faranno sentire per centinaia di anni. E oggi, a distanza di 5 anni, il Giappone non sembra aver imparato la lezione.

Francesca Mancuso

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