Legge sul biologico: forse ce la facciamo. Ma cosa cambia?

Forse stavolta ce la facciamo. L'agricoltura biologica sta finalmente procedendo spedita verso una nuova legge quadro a livello nazionale, nata dall'unione tra numerosi disegni di legge presentati in Parlamento sull'argomento a partire dal 2003. E' un sacco di tempo insomma che il nostro Paese aspetta che venga riordinato un settore, quello biologico appunto, in rapida espansione.

Forse stavolta ce la facciamo. L’agricoltura biologica sta finalmente procedendo spedita verso una nuova legge quadro a livello nazionale, nata dall’unione tra numerosi disegni di legge presentati in Parlamento sull’argomento a partire dal 2003. È un sacco di tempo insomma che il nostro Paese aspetta che venga riordinato un settore, quello biologico appunto, in rapida espansione.

Negli ultimi anni infatti si è registrato un enorme aumento del numero delle persone che scelgono prodotti biologici, sinonimo ormai per tutti di qualità e di controlli accurati sia degli ingredienti che delle fasi di lavorazione. Secondo le ultime stime, a richiamare l’attenzione dei consumatori bio sono soprattutto i prodotti lattiero-caseari, gli ortofrutticoli freschi e trasformati, biscotti, dolciumi e snack. Ma a crescere con valori record negli ultimi anni sono stati soprattutto i prodotti biologici per l’infanzia, oltre al riso e alla pasta. Insomma stiamo sempre più attenti a ciò che mangiamo.

Ma vediamo ora di capire quali sono le novità più importanti introdotte dal nuovo provvedimento attualmente all’esame della commissione Agricoltura del Senato. Partiamo dalla definizione di “biologico” che potrà essere applicata solo ed esclusivamente a qualsiasi prodotto che rispetti pienamente gli standard nazionali. Un esempio tra tutti è quello del vino biologico, che potrà essere definito tale solo se derivato dalla lavorazione e trasformazione di uve raccolte da vigneti coltivati con metodo biologico.

Verrà inoltre riformato tutto il sistema di certificazione nazionale, i distretti biologici e la ristorazione.

Sarà inoltre introdotto un logo nazionale valido per tutte le produzioni biologiche. I sistemi di produzione locale saranno definiti “distretti biologici” in quanto saranno tenuti ad applicare il metodo bio alle diverse fasi di produzione, lavorazione e trasformazione del prodotto alimentare. Spetterà a ogni Regione evidenziare le zone del territorio da definire tali e nelle quali non sarà ovviamente possibile adottare metodi di coltivazione diversa da quella bio. Con il metodo biologico verranno inoltre gestite aree dedicate al verde pubblico, che faranno anche da sfondo a iniziative legate all’educazione scolastica.

Ma i compiti delle Regioni non finiranno qui. Saranno infatti sempre gli enti territoriali a dover favorire la creazione di iniziative legate all’educazione alimentare, tramite la promozione dei prodotti biologici anche a livello di ristorazione collettiva (mense scolastiche, aziendali, ospedaliere ecc). Anche la ricerca sul biologico potrà tirare un sospiro di sollievo: il nuovo testo attiverà infatti due fondi che metteranno a disposizione svariati milioni di euro alle strutture che, nei prossimi anni, si occuperanno del miglioramento del settore.

Insomma, finalmente verrà dato nuovo impulso a tutte le filiere del biologico presenti nel nostro Paese, in modo da renderle competitive anche a livello internazionale. Ora non ci resta ora che augurarci che l’iter parlamentare del provvedimento si concluda al più presto e che il testo diventi presto legge.

Rosamaria Freda

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