Per contenere l’aumento delle temperature entro +1,5°C, dobbiamo chiudere tutti gli impianti di estrazione delle fonti fossili ora

Non basta bloccare l'apertura di nuovi impianti di estrazione di gas o petrolio, dobbiamo chiudere anche quelli già esistenti: è l'allarme lanciato da questo nuovo studio

Il raggiungimento degli obiettivi fissati in occasione degli Accordi di Parigi sul Clima (2015) e della più recente Cop26 (2021) necessita di azioni drastiche che devono essere concretizzate nel più breve tempo possibile – in primis, l’abbattimento delle emissioni di CO2 entro il 2050.

Non basta bloccare lo sviluppo di nuovi impianti per l’estrazione di petrolio, gas e carbone: è necessario che gli impianti di estrazione già esistenti siano chiusi prematuramente e smettano di funzionare già da subito. È l’allarme lanciato da un nuovo studio pubblicato in questi giorni.

La ricerca fornisce la prima valutazione completa delle emissioni di anidride carbonica provenienti dagli impianti di estrazione dei combustibili fossili: in assenza di sistemi per la rimozione del diossido di carbonio dall’atmosfera, almeno il% delle riserve di combustibili fossili deve rimanere stoccata nel suolo per contenere l’aumento delle temperature entro +1,5°C.

I ricercatori hanno incrociato le informazioni relative a oltre 25.000 giacimenti di petrolio e gas in tutto il mondo con i dati sulle miniere di carbone in nove dei maggiori produttori al mondo di questo combustibile.

Si stima che, continuando a sfruttare queste risorse fino al loro esaurimento, si rilascerebbero in atmosfera più di 936 giga-tonnellate di CO2 – più del 60% di emissioni in più rispetto al “budget carbonico” che l’umanità ha a disposizione per mantenere gli obiettivi climatici fissati a Parigi.

Ecco perché, se da una parte è necessario bloccare l’emissione di nuove licenze per l’esplorazione e la ricerca di nuovi giacimenti di petrolio e gas, dall’altra bisogna anche fermare il lavoro delle infrastrutture che già stanno estraendo attivamente questi combustibili per la produzione di energia.

(Leggi anche: I combustibili fossili dovrebbero restare in natura per arrestare la crisi climatica. Il primo studio a provarlo ufficialmente)

Secondo lo studio, quasi il 90% di tutte le riserve di combustibili fossili si trovano concentrate in una ventina di Paesi tra cui Cina, Russia, Arabia Saudita, Stati Uniti, India. La Russia, con le sue grandi riserve di petrolio, carbone e gas naturale, rappresenta il 13% delle riserve energetiche fossili dell’umanità.

La soluzione alla crisi energetica in atto, provocata proprio dallo scontro della Russia con l’Ucraina, non è la ricerca di nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale lontani dal controllo di Mosca, avvertono i ricercatori: il mondo ha già sfruttato le risorse più del dovuto e continuare con l’estrazione di combustibili fossili non farebbe altro che peggiorare la crisi climatica in atto.

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Fonte: Environmental Research Letters

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