Discarica di Caserta, la Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: “ha reso più vulnerabili i cittadini alle malattie”

Una bomba ecologica mai disinnescata, al centro di inchieste giudiziare e sequestrata nel 2007: la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato lo Stato italiano per la gestione della discarica di Lo Uttaro. Era il 2010 quando 19 abitanti di Caserta e di San Nicola La Strada si rivolsero alla CEDU sostenendo che lo Stato li discriminava, non garantendo ad essi la stessa protezione accordata agli altri cittadini italiani

Per anni, aveva raccolto rifiuti di ogni tipo e oggi per la Discarica di Lo Uttaro – un’ex cava mai bonificata – arriva la condanna: la Corte europea dei diritti umani ha infatti sanzionato l’Italia per come ha mal gestito la discarica nel Comune di Caserta, sin dal 1994.

Una condanna che giunge, sarà il caso, due giorni dopo che lo stesso Comune ha ottenuto un finanziamento di 6,5 milioni di euro per la messa in sicurezza permanente della discarica “Ecologica Meridionale”, sempre in località Lo Uttaro. Al centro di inchieste giudiziare e sequestrata nel 2007, la discarica tratteneva carbonio organico e altre sostanze nocive senza essere trattate in impianti idonei, si leggeva nella motivazione che nel 2007 ne dispose il sequestro.

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Ora, nella sentenza, la CEDU indica soprattutto che l’inquinamento causato dai rifiuti ha avuto un impatto negativo sul benessere personale dei ricorrenti durante la crisi creata dal mal funzionamento dei servizi di raccolta durante lo stato di emergenza che interessò la Campania dal 1994 e fino al 2009 e che questa situazione ancora permane per quanto riguarda la discarica a Lo Uttaro, dal momento che – ad oggi – le autorità italiane non hanno ancora messo in sicurezza o bonificato.

A rivolgersi alla Corta furono, il 23 giugno del 2010, 19 abitanti di Caserta e di San Nicola La Strada affermando che, attivando la discarica Lo Uttaro e non provvedendo poi alla sua bonifica e al ripristino ambientale, la loro salute era a repentaglio, così come violato il loro diritto a risiedere in un luogo in cui non dovevano subire le conseguenze dell’inquinamento prodotto dalla discarica stessa.

In più, i cittadini hanno sostenuto anche che lo Stato li stava discriminando non garantendo la stessa protezione data ad altri cittadini italiani e, infine, di non aver potuto far causa per ottenere la restituzione delle tasse pagate per la raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Oggi la Corte europea dei diritti umaniha dato in parte ragione a 11 di loro e ha dichiarato inammissibili i reclami degli altri 8 perché non hanno fornito prove di risiedere nei comuni interessati. Nella sentenza i togati di Strasburgo evidenziano che gli 11 abitanti di Caserta e San Nicola La Strada “sono più vulnerabili alle malattie” perché hanno vissuto in un’area dove sono violate le norme di sicurezza sulla gestione dei rifiuti durante l’emergenza in Campania, e in cui “l’inquinamento persiste e mette in pericolo la salute dei ricorrenti“.

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Fonti: CEDU / TG3 Campania

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