Gli Emirati Arabi Uniti si preparano ad ospitare la COP28, ma da 10 anni non segnalano all’ONU le proprie emissioni di metano

La riduzione delle emissioni di metano derivanti dallo sfruttamento dei combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) è uno degli obiettivi più importanti delle politiche climatiche, ma gli attuali inventari nazionali delle emissioni presentati alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) sono altamente incerti. Emblematico è il caso degli Emirati Arabi Uniti, che a dicembre gestiranno il vertice cruciale delle Nazioni Unite sul clima COP28: dal 2014, l'organismo delle Nazioni Unite per il clima richiede ai Paesi di presentare le loro emissioni di metano ogni due anni. E gli Emirati Arabi Uniti hanno costantemente omesso di farlo

Gli Emirati Arabi Uniti, che tra poche settimane ospiteranno il vertice cruciale delle Nazioni Unite sul clima, la COP28, non hanno comunicato proprio all’ONU le proprie emissioni del potente gas serra metano per quasi un decennio.

A rivelarlo è il The Guardian, secondo cui sarebbe stata la compagnia petrolifera statale, la Adnoc, il cui amministratore delegato Sultan Al Jaber presiederà il prossimo vertice sul clima, a farsi artefice di questa enorme falla.

Leggi anche: Così gli Emirati Arabi si ripuliscono l’immagine prima della COP28

Il metano è responsabile di circa un quarto del riscaldamento globale e le perdite derivanti dallo sfruttamento dei combustibili fossili sono una fonte chiave. Ridurre queste emissioni sarebbe il un modo più rapido ed economico per rallentare l’aumento della temperatura.

Perché è importante ridurre le emissioni di metano

Il metano (CH4) è il secondo gas serra antropogenico più importante dopo la CO2 ed è responsabile del riscaldamento globale di 0,6°C sin dall’epoca preindustriale.

Sulla base dell’accordo di Parigi, i singoli Paesi devono fissare obiettivi per mitigare le proprie emissioni di metano antropogenico rispetto alle attuali linee di base. Il Global Methane Pledge firmato da oltre 110 Paesi si impegna a ridurre le emissioni collettive di metano del 30% entro il 2030. Le emissioni derivanti dallo sfruttamento dei combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) sono un importante obiettivo di mitigazione perché si stima che rappresentino circa un terzo del totale antropogenico globale e potrebbero essere economicamente convenienti da controllare.

Gli inventari nazionali delle emissioni presentati dai singoli Paesi alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ai sensi dell’accordo di Parigi seguono approcci dal basso verso l’alto in cui i fattori di emissione vengono applicati ai dati di attività, a volte con informazioni aggiuntive specifiche. Ma questi inventari nazionali sono tipicamente incerti e questa incertezza ostacola la definizione e il monitoraggio degli obiettivi di mitigazione delle emissioni di metano stesse.

Cosa (non) hanno fatto gli Emirati Arabi

L’organismo climatico delle Nazioni Unite ha richiesto ai paesi di presentare le loro emissioni di metano ogni due anni dal 2014. Gli Emirati Arabi Uniti non hanno presentato alcun rapporto, a differenza di altri stati petroliferi del Medio Oriente, tra cui Arabia Saudita, Kuwait e Oman.

La riduzione delle emissioni di metano dalla produzione di petrolio e gas è vista come una parte vitale dell’azione per il clima e la Adnoc aveva annunciato nell’ottobre 2022 che avrebbe mirato entro il 2025 a limitare le perdite a meno dello 0,15% del gas prodotto. Ma la stima della società del suo livello di emissioni per il 2022 era dello 0,07%, annunciata dopo una riunione del consiglio di amministrazione di Adnoc presieduta dal principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti, Khaled bin Mohamed bin Zayed.

Gli Emirati Arabi Uniti desiderano guidare il mondo sul clima quest’anno e il metano è una cartina di tornasole. Costruire nuovi progetti di gas fossile, fissare obiettivi incoerenti e non riportare correttamente le emissioni di metano sono tre modi in cui Abu Dhabi sta mostrando l’opposto della leadership che serve alla COP28, dice Kjell Kühne, ricercatore della Leave it in the Ground Initiative.

Cosa pensiamo? Che alla COP28 sarà altamente improbabile che un dirigente petrolifero riuscirà a persuadere altri Paesi a ridurre petrolio e gas quando la sua stessa azienda è impegnata ad aumentare quella stessa produzione di petrolio e gas. Anche questa COP si svolgerà in mezzo a mille polemiche senza cavare un ragno dal buco.

Leggi il nostro Speciale COP27

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonte: The Guardian

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook