Ecco come la crisi economica potrebbe far finire in secondo piano la crisi climatica (e come evitarlo)

Caldo estremo e intollerabile, inondazioni e alluvioni, siccità crescente, incendi, ghiacciai che spariscono: gli effetti della crisi climatica sono ormai sotto gli occhi di tutti, ma la crisi economica potrebbe farci dimenticare per l’ennesima volta l’ambiente

Negli Stati Uniti sembra stia già succedendo ed è probabile che la stessa sorte tocchi a noi, quella di mettere in secondo piano la crisi climatica a causa della crisi economica, percepita come peggiore e più urgente da affrontare.

In Virginia, ad esempio, il senatore Joe Manchin III ha mandato in fumo un piano legislativo per combattere il cambiamento climatico. Il piano prevedeva regole per le centrali elettriche perché riducessero le loro emissioni, incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici per i cittadini e altre iniziative come lo stanziamento di fondi per compagnie solari ed eoliche.

Il rifiuto di Manchin a fornire sostegno alla legge sul clima, di fatto mette una pietra tombale sulla possibilità che il Congresso approvi qualsiasi nuova legge per affrontare il riscaldamento globale nel prossimo futuro.

Perché, nonostante scienziati ed esperti raccomandino di prendere decisioni immediate per impedire un ulteriore aumento delle temperature globali, un senatore si oppone a un piano per il clima?

La risposta arriva dalle parole dello stesso Manchin che, all’inizio di questa settimana si è detto fortemente preoccupato per l’inflazione per l’aumento dei prezzi, in particolare dei carburanti.

Come ridurre il prezzo della benzina? Come riporta il New York Times, la soluzione secondo il senatore sarebbe quella di produrre più energia, sfruttando però i combustibili fossili anziché fonti di energia rinnovabili.

Ricorrere ai combustibili fossili è più immediato e risolve il problema più velocemente, facendo però pagare il prezzo all’ambiente e al nostro futuro.

La decisione del senatore Manchin è un esempio di come la crisi climatica potrebbe far dimenticare la crisi ambientale sia ai politici sia all’elettorato, alle prese con prezzi alle stelle e stipendi che restano sempre uguali.

Sempre secondo il New York Times, in base a un sondaggio, solo l’1% degli elettori del Paese ritiene che il cambiamento climatico sia una questione fondamentale da affrontare, molto meno importante di inflazione e crisi economica.

Le persone sono esauste per la pandemia, sono terribilmente disilluse dal governo. Le persone vedono il clima come un problema di domani. Dobbiamo far loro capire che non è un problema di domani – ha dichiarato Anusha Narayanan, direttrice della campagna sul clima di Greenpeace USA.

Se per gli elettori la crisi climatica non rappresenta un problema urgente da affrontare, perde potere politico e diventa assai difficile che vengano prese misure serie da parte della politica.

Per evitare che i cambiamenti climatici vengano relegati questione di poco conto dovremmo dunque continuare (o iniziare) a dar loro il giusto peso e non smettere di chiedere alla politica di occuparsene in modo serio.

Dover fare i conti con prezzi sempre più alti non è semplice e pone i cittadini in una condizione di urgenza ed emergenza molto più percepibile nell’immediato rispetto al clima che cambia ma, riprendendo le parole di Narayanan, è fondamentale capire che il clima non è un problema di domani.

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Fonte di riferimento: New York Times

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