Quella tassa sul clima che noi non correremo, di sicuro, il rischio di pagare

Si tratterebbe di una tassa sui mega-ricchi proposta da un gruppo di economisti per finanziare un fondo globale per il clima. La proposta interesserebbe lo 0,001% della popolazione adulta mondiale, che equivale alle 65.130 persone che hanno un patrimonio netto di oltre 100 milioni di dollari

Una tassa tra l’1,5% e il 3% della propria fortuna che aiuti i meno abbienti ad adattarsi al riscaldamento globale e a proteggersi dagli effetti devastanti della crisi climatica. A proporla sono Lucas Chancel e Thomas Piketty, due economisti che guidano un progetto del gruppo di ricercatori del World Inequality Laboratory che sostiene la creazione di una tassa climatica internazionale sui più grandi patrimoni del Pianeta.

Cosa vuol dire? Che nel caso venisse imposto questo tasso, si raccoglierebbero 300mila milioni di dollari, secondo i dati del Climate Inequality Report 2023.

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D’altronde, anche il nuovo report di Oxfam per l’apertura del World Economic Forum di Davos ha parlato chiaro: tra il 2020 e il 2021, in piena pandemia quindi, l’1% più ricco ha visto crescere il valore dei propri patrimoni di 26mila miliardi di dollari in termini reali. Ciò significa che quell’1% si è accaparrato il 63% dell’incremento complessivo della ricchezza netta globale (pari a 42mila miliardi di dollari), quasi il doppio della quota (il 37%) andata al 99% più povero della popolazione mondiale.

Ne parlammo qui: Disuguaglianza sociale, la ricchezza è sempre più nelle mani dell’1% della popolazione mondiale

La creazione di un fondo di compensazione per i Paesi più poveri – non si sa ancora come venga alimentato questo strumento e a chi dovrebbe essere rivolto – era stata già concordata in occasione dell’ultimo summit sul clima, la COP27 Sharm el Sheikh (dove, tra l’altro, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, propose di tassare gli utili straordinari delle società energetiche, settore considerato il principale emettitore di gas serra).

Ora, questo gruppo di economisti fa un ulteriore passo avanti e propone, tra le altre misure, l’istituzione di una vera tassa.

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©Climate Inequality Report 2023

Il rapporto

Un altro dei punti analizzati nel rapporto è la disuguaglianza della crisi climatica e delle sue cause, tra cui un gigantesco squilibrio. Secondo gli studiosi, tutti gli individui “contribuiscono alle emissioni” ma non tutti lo fanno allo stesso modo. Ad esempio, “il 10% delle principali emittenti mondiali di anidride carbonica genera quasi la metà di tutte le emissioni di gas serra” sul Pianeta.

Allo stesso modo, il rapporto specifica che la lotta per il clima e la battaglia per porre fine alla povertà nel mondo non sono incompatibili e formula alcune raccomandazioni ai Governi che il gruppo di economisti considera alla portata dei leader e relativamente facili da applicare. Ecco quali:

  • tasse sulle prestazioni in eccesso
  • aiuti per finanziare l’adattamento
  • mitigazione dei cambiamenti climatici “senza danneggiare in modo sproporzionato” i gruppi di popolazione a basso reddito
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©Climate Inequality Report 2023

Infine, lo studio indica anche un’altra delle questioni pendenti contro il riscaldamento globale: l’ eliminazione degli aiuti pubblici ai combustibili fossili , evidenziando l’esempio positivo che il governo dell’Indonesia ha portato avanti in tal senso.

QUI trovi il rapporto completo.

La tassa

La proposta fiscale di Lucas Chancel e Thomas Piketty è progressiva: per gli individui con un patrimonio netto compreso tra 100 milioni di dollari e 1 miliardo di dollari (62.380 persone) l’aliquota fiscale sarebbe dell’1,5%; per quelli con un patrimonio da  1 miliardo di dollari a 10 miliardi di dollari (2.584 individui) sarebbe del 2%; per fortune comprese tra 10 miliardi di dollari e 100 miliardi di dollari (155 adulti) sarebbe del 2,5%; e per le 11 persone con un patrimonio superiore a 100 miliardi di dollari sarebbe del 3%.

Data la grande e crescente concentrazione di ricchezza tra pochi detentori di alto livello a livello globale […] una tassa globale sulla ricchezza sui centmilionari del mondo [cioè individui che possiedono più di 100 milioni di dollari netti], raccoglierebbe notevoli quantità di denaro, anche quando le aliquote fiscali sono relativamente basse – aggiunge lo studio. Tali aliquote fiscali, se fossero implementate con successo (anche dopo aver preso in considerazione un deprezzamento del capitale e l’evasione fiscale) aumenterebbero di circa 300 miliardi di dollari ogni anno.

Ma sarà mai probabile che si ottenga in un futuro molto prossimo un accordo globale su una tassa sulla ricchezza estrema per finanziare l’adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico? Stentiamo a crederci, ma gli autori sostengono che “una tale misura può essere avviata da un sottoinsieme di Paesi anche senza bisogno di consenso” in occasione di eventi come i vertici sul clima delle Nazioni Unite.

Ad esempio, se gli Stati Uniti e i Paesi europei dovessero applicare una tale tassa, raccoglierebbero circa 175 miliardi di dollari ogni anno […] La nostra proposta fiscale, ad esempio, raccoglierebbe 121 miliardi di dollari negli Stati Uniti e 56 miliardi di dollari in Europa.

Questa sarebbe senza dubbio una notevole quantità di denaro che potrebbe essere ridistribuita in tutto o in parte a un fondo globale per il clima. Non credete?

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Fonti: CBV2023 Climate Inequality Report / El Pais

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