Gli psicologi hanno capito perché la disinformazione sul clima è così persistente (e persuasiva)

Alcuni scienziati si sono chiesti perché la disinformazione sui cambiamenti climatici è così sviluppata, e hanno cercato di indagare perché questo fenomeno sia così radicato.

Scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, ondate di caldo estremo: le conseguenze del cambiamento climatico sono più visibili che mai, e la comunità scientifica ha confermato che la colpa è dell’uomo. Tuttavia gli studi dimostrano che un terzo della popolazione dubita o contesta ancora questi fatti.

La causa è la disinformazione diffusa da alcuni interessi acquisiti. Per cercare di prevenire questo fenomeno, un team dell’Università di Ginevra (UNIGE) ha sviluppato e testato sei interventi psicologici su quasi 7.000 partecipanti provenienti da dodici paesi.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Human Behavior, evidenzia la natura estremamente persuasiva della disinformazione e la necessità di rafforzare i nostri sforzi per combatterla.

La lotta alla disinformazione sui cambiamenti climatici rappresenta una sfida importante per la società. Sebbene il consenso scientifico sulla responsabilità umana – riaffermato dal sesto rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) – esista da decenni, un terzo della popolazione ne dubita o lo contesta ancora. Questo fenomeno può essere spiegato con la disinformazione diffusa da alcune aziende e lobby negli ultimi 50 anni.

Tobia Spampatti e i ricercatori dell’UNIGE hanno affermato che vi sono diversi fattori psicologici che influenzano la nostra convinzione riguardo i cambiamenti climatici.

Lo studio

I ricercatori hanno sviluppato sei strategie di intervento psicologico volte a impedire che la disinformazione climatica influenzi le convinzioni e i comportamenti delle persone legati al clima.

Sono stati testati su 6.816 partecipanti in 12 paesi diversi. Ciascuna strategia era collegata a un tema particolare (consenso scientifico, fiducia negli scienziati del clima, comunicazione trasparente, moralizzazione dell’azione per il clima, accuratezza, emozioni positive verso l’azione per il clima). I partecipanti sono stati divisi in otto gruppi: sei sottoposti a una di queste strategie, uno alla disinformazione senza prevenzione e un gruppo di controllo.

Il gruppo “Fiducia negli scienziati del clima”, ad esempio, ha ricevuto informazioni verificate che dimostrano la credibilità degli scienziati dell’IPCC. Al gruppo “Comunicazione trasparente” sono state invece presentate informazioni sia sui vantaggi che sugli svantaggi delle azioni di mitigazione del clima.

Ciascun gruppo è stato poi esposto a 20 informazioni false o distorte, 10 sulla scienza del clima e 10 sulla politica climatica. Gli scienziati dell’UNIGE hanno poi misurato il loro impatto dopo questi interventi preventivi chiedendo ai partecipanti le loro sensazioni riguardo alle azioni di mitigazione del clima.

Abbiamo scoperto che l’effetto protettivo delle nostre strategie è piccolo e scompare dopo la seconda esposizione alla disinformazione. La disinformazione climatica utilizzata in questo studio ha un’influenza negativa sulla fiducia delle persone nei cambiamenti climatici e sul loro comportamento sostenibile.

La disinformazione è quindi estremamente persuasiva, apparentemente più dell’informazione scientifica.

La ricerca in questo campo è ancora agli inizi. Continueremo quindi il nostro lavoro e cercheremo forme di intervento più efficaci. Diventa sempre più urgente combattere questo fenomeno, che sta ritardando l’attuazione di alcune misure urgenti di mitigazione del cambiamento climatico .

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Fonte: Nature Human Behaviour

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