Ecco perché non è “terrorismo” dire che questi sono i giorni più freschi dei prossimi 50 anni

Ce lo spiega Sandro Calmanti con un “disegnino” che ricalca uno studio di 10 anni fa. Allora qualcosa ancora si poteva drasticamente cambiare, oggi le cose hanno preso una piega di cui dovremmo seriamente preoccupante

Una settimana di altissime temperature che ha visto l’avanzata su tutto il bacino del Mediterraneo dell’anticiclone africano, con 40 gradi nel Centro Sud della Penisola e punte di 45 e oltre nelle zone interne di Sardegna, Sicilia e Puglia.

Nella Capitale, battuto il valore più alto mai registrato nella stazione Roma Urbe che risale al giugno 1982 (40,7°), mentre metà Italia era sotto la morsa di alluvioni, venti forti e grandine. Cosa accade?

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Gli scienziati e attivisti per il clima provano ad avvertirci ormai da anni sugli effetti deleteri della crisi climatica che renderà le nostre vite sempre più difficili, ma i loro ammonimenti sono rimasti inascoltati. Anzi, c’è chi li ha accusati di essere esagerati e catastrofisti. E adesso l’inizio della catastrofe la stiamo vivendo sulla nostra pelle.

Di caldo si muore, letteralmente. E le cifre che riguardano l’Italia sono impressionanti: nel 2022 i decessi legati alle elevate temperature sono stati circa 18mila, un record a livello europo. La verità è che la crisi climatica continua a galoppare, ma i Paesi non sono pronti ad affrontarne le gravi conseguenze, né le ondate di calore intense né i fenomeni meteorologici estremi, come le trombe d’aria e le inondazioni.

Lo schema

A farci ragionare su cosa succede, ci prova Sandro Calmanti, ricercatore ENEA, che riprende una figura di uno studio di qualche anno fa basata su 5 modelli climatici regionali per l’area del Mediterraneo.

Per ciascuno è stata messa sul grafico l’evoluzione della temperatura media superficiale del mare (le linee nere sottili). Lo zero corrisponde alla media del periodo 1961-1990. Per rendere il grafico più leggibile è stato aggiunta una linea nera per indicare la media fra questi 5 modelli e una fascia grigia che rappresenta l’intervallo più probabile all’interno del quale crediamo che si possano effettivamente trovare questi valori di temperatura media.
E infine è stata aggiunta anche una linea rossa, che rappresenta la temperatura media del Mediterraneo secondo i modelli di scala globale.

Quando abbiamo lavorato a questo studio ci trovavamo grosso modo nella zona cerchiata in verde. Faceva già caldino, ma tutto sommato, considerando la banda grigia dei valori più verosimili, eravamo ancora abbastanza vicini al Mediterraneo del secolo precedente. Perciò eravamo preoccupati certo, ma in fondo eravamo forse un po’ ottimisti a pensare che facendo vedere figure come questa ci saremmo decisi a fare qualcosa, dice Calmanti.

In questi giorni eravamo nella zona cerchiata di fucsia e ci stiamo inesorabilmente allontanando dal Mediterraneo del secolo scorso.

Intorno al 2050 saremo decisamente su un altro pianeta, per questo sono ragionevolmente certo queste giornate saranno anche le meno calde.

QUI lo studio del 2013.

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