“La nostra vita è a rischio”: per la prima volta la crisi climatica finisce alla Corte di Strasburgo grazie alle anziane attiviste della Svizzera

La loro salute è sempre più in pericolo a causa delle ondate estreme di calore e dei livelli crescenti di inquinamento. Per questo le attiviste svizzere dell'associazione Anziane per il Clima hanno portato il loro governo davanti alla Corte dei diritti umani di Strasburgo, creando un importante precedente in Europa

Non hanno più vent’anni come i ragazzi e le ragazze del movimento Fridays for Future, ma sono animate da grande rabbia e determinazione. Sono le donne svizzere dell’associazione KlimaSeniorinnen Schweiz (Anziane per il Clima), divenute protagoniste di un’azione rivoluzionaria.

Grazie al loro instancabile impegno e al supporto di Greenpeace Svizzera, per la prima volta nella storia infatti la questione climatica è  finita alla Corte europea per i diritti dell’uomo (CEDU) lo scorso 29 marzo.

Durante un’audizione pubblica, l’organo giurisdizionale internazionale è stato chiamato ad accertare come la Svizzera debba attivarsi per ridurre le sue emissioni di gas serra per tutelare i diritti umani dei suoi cittadini.

Il gruppo di pensionate che hanno presentato il ricorso chiedono alla CEDU di obbligare il loro Paese, a intervenire per salvaguardare la sua popolazione, adottando dei provvedimenti legislativi e amministrativi per scongiurare un aumento della temperatura media globale oltre 1,5°C. Quella climatica è una questione che tocca la fascia più avanti con l’età da molto vicino.

Le donne anziane sono estremamente vulnerabili agli effetti del caldo estremo. Esistono prove sostanziali che dimostrano come esse corrano un rischio significativo di morte e di cattiva salute a causa di questo fattore. – chiarisce Cordelia Bähr, avvocata del KlimaSeniorinnen Schweiz, associazione nata nel 2016 e che oggi conta circa 2000 aderenti (con un’età media di 73 anni) – Di conseguenza, i danni e i rischi causati dal cambiamento climatico sono sufficienti a coinvolgere gli obblighi positivi dello Stato di proteggere il loro diritto alla vita, alla salute e al benessere, come garantito dagli articoli 2 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Un importante precedente in Europa

Il caso sollevato dalle attiviste dell’associazione KlimaSeniorinnen Schweiz costituirà un precedente per tutti i 46 Stati del Consiglio d’Europa e deciderà se e in che misura uno Stato come la Svizzera debba ridurre le proprie emissioni inquinanti in modo più rigoroso per tutelare i diritti umani.

Al momento ci sono altre due cause sui cambiamenti climatici pendenti davanti alla Grande Camera della CEDU. Queste, che dovranno essere esaminate, riguardano la vicenda di un residente, nonché ex sindaco, del paese transalpino Grande-Synthe, convinto che la Francia non abbia adottato misure sufficienti per prevenire i cambiamenti climatici, e il caso di un gruppo di giovani portoghesi, che hanno denunciato 33 Paesi europei (Italia inclusa), accusati di non aver rispettato gli impegni assunti con la firma dell’accordo di Parigi del 2015.

Sulla base di questi casi,  la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo dovrà definire se e in che misura gli Stati violino i diritti umani non riuscendo a mitigare gli impatti della crisi climatica. La sentenza relativa alla Svizzera, che non arriverà prima della fine dell’anno, rappresenterà un precedente vincolante per tutti i Paesi membri del Consiglio d’Europa.

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Fonte: Greenpeace/KlimaSeniorinnen

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