La causa per trovare i responsabili delle discariche di vestiti nel deserto di Atacama

L’avvocato Paulin Silva nel marzo 2022 ha avviato una causa contro il Cile per appurare le responsabilità locali e statali di quanto sta accadendo nel deserto di Atacama

È in corso una causa contro il Cile per le discariche di vestiti nel deserto di Atacama che sta sollevando interrogativi sulle responsabilità delle autorità locali e statali riguardo alla gestione delle aree periferiche e al controllo del fenomeno della fast fashion.

Avviata dall’avvocato Paulin Silva nel marzo 2022 presso il Primo Tribunale Ambientale, l’indagine ha rivelato che il problema dell’inquinamento derivante dalle discariche di abiti usati è iniziato nel 2012 e si è aggravato durante la pandemia.

Silva ha accusato il Tesoro dello Stato cileno e il Comune di Alto Hospicio di aver causato danni ambientali non sorvegliando adeguatamente le aree periferiche del comune dove si sono formate discariche illegali di vestiti. Tuttavia il Comune sostiene che la sua capacità di intervento è limitata e che il problema va oltre le sue possibilità di risoluzione, citando la necessità di maggiori risorse e supporto da parte dello Stato.

Il problema è stato collegato all’attività della zona franca di Iquique

D’altro canto, il Tesoro dello Stato è rappresentato dal Consiglio di Difesa dello Stato (CDE), che ha sostenuto che la responsabilità principale ricade sul Comune in quanto è il responsabile della pulizia e della decorazione delle aree urbane. Il CDE ha anche sottolineato la necessità di far rispettare la Legge sulla Responsabilità Estesa del Produttore, che obbliga le aziende che importano prodotti tessili a occuparsi anche dei rifiuti.

Il problema delle discariche di abiti usati nel deserto è stato collegato all’attività della zona franca di Iquique, dove vengono importati grandi quantitativi di vestiti di seconda mano o scartati dalle grandi aziende tessili. Questo fenomeno, noto come fast fashion, ha alimentato la crescita delle discariche, dove i vestiti vengono abbandonati e spesso bruciati per renderli meno rintracciabili.

La prossima udienza presso il Primo Tribunale Ambientale prevede l’esame di nuovi documenti e prove presentate dalle agenzie statali per valutare la gravità della situazione ambientale e stabilire le responsabilità. Nel frattempo sono state compiute misure di conciliazione tra le parti coinvolte, sebbene non siano state accolte dal richiedente.

Il caso evidenzia ancora una volta la complessità delle questioni ambientali legate alla gestione dei rifiuti e alla responsabilità delle autorità locali e statali. La decisione del Tribunale Ambientale sarà cruciale per determinare le azioni future da intraprendere per affrontare questo problema e prevenire situazioni simili in futuro.

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