I vegetali sono sempre più poveri di nutrienti a causa dei cambiamenti climatici

I danni che le emissioni di CO2 stanno facendo al pianeta si possono ormai registrare in un lungo elenco. Sembra che anche le piante stiano risentendo del cambiamento climatico impoverendosi di nutrienti. E’ quanto sostengono alcuni studi scientifici

I danni che le emissioni di CO2 stanno facendo al pianeta si possono ormai registrare in un lungo elenco. Sembra che anche le piante stiano risentendo del cambiamento climatico impoverendosi di nutrienti. È quanto sostengono alcuni studi scientifici.

A scoprire come la maggiore concentrazione di anidride carbonica sia deleteria per le piante è stato il biologo e matematico Irakli Loladze che nei suoi studi ha notato come la CO2 abbia come conseguenza quella di far produrre più carboidrati ai vegetali piuttosto che altri nutrienti. Si vengono a modificare sostanzialmente le caratteristiche delle piante con conseguenze che in breve tempo possono diventare molto serie per tutti noi.

Gli studi di Loladze si sono concentrati principalmente su alghe e zooplancton. Lo scienziato ha notato che nonostante ci fossero più alghe disponibili (e questo è dovuto sempre agli alti livelli di CO2 che favoriscono la fotosintesi clorofilliana) i microrganismi che si cibano di esse si trovano comunque a rischio di sopravvivenza.

Ma non dovrebbe essere il contrario: maggiore disponibilità di cibo = maggiore benessere e crescita per chi se ne nutre? Purtroppo c’è da considerare che nonostante ci sia abbondanza di alghe queste sono in realtà diventate nel corso degli anni meno nutrienti, (addirittura lo scienziato le paragona al junk food). Loladze ha utilizzato la sua formazione matematica per aiutare a misurare e spiegare la dinamica del fenomeno ma è stato anche affascinato da un’altra domanda: quanto potrebbe essere esteso il problema?

Lo stesso effetto, secondo l’esperto, si può riscontrare nelle piante terrestri, anche esse infatti sarebbero ugualmente soggette ad un impoverimento dei propri valori nutrizionali a causa delle alte concentrazioni di CO2.

Negli ultimi 50-70 anni il contenuto in vitamine, sali minerali e proteine di frutta e verdura si sarebbe già ridotto in maniera evidente e questo è dovuto non solo alla CO2 ma anche a metodi di coltivazione che hanno decisamente puntato sulla quantità (ovvero ad aumentare la produzione) piuttosto che sulla qualità.

Ma se le piante perdono il loro valore nutrizionale quando crescono troppo copiosamente, cosa questo può significare per gli animali e gli esseri umani? Come già precedenti ricerche hanno dimostrato, i cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la salute delle persone proprio in quanto minacciano i nutrienti contenuti in determinati vegetali, in particolare legumi e cereali, cibi che sono alla base dell’alimentazione soprattutto in alcune zone del mondo già provate da carestie e scarsità di cibo.

Come ha scritto sul New Scientist, il biochimico Graham Lawton:

“Secondo l’analisi (di Loladze, n.d.r) le colture che crescono con elevati livelli di CO2 sono nutrizionalmente povere, private di micronutrienti vitali quali ferro, zinco, selenio e cromo. Se ha ragione, stiamo andando verso un mondo dove c’è cibo, cibo ovunque, ma non una cosa da mangiare”.

Siamo ancora in tempo per invertire questo processo? Cosa si può fare?

Francesca Biagioli

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