Livelli di glifosato anche mille volte oltre i limiti, lo studio che ci sbatte in faccia il disastro pesticidi in Lombardia

La diffusione del glifosato nelle acque del territorio lombardo rilevata da una ricerca di UniMI e IRSA/CNR è disarmante: riscontrati valori eccedenti il limite imposto, che è pari a 0,1 microgrammo/L, fino a livelli di alcune centinaia di microgrammi/L, con superamento del valore soglia di migliaia di volte. Valori che, inevitabilmente, hanno grossi effetti tossici

Diserbanti e pesticidi in una agricoltura intensiva senza limiti e, di conseguenza, una grave perdita di biodiversità che colpisce indistintamente specie utili, dagli insetti impollinatori agli uccelli, e che agisce sulle comunità fungine e batteriche essenziali per la salute del suolo e delle piante.

È quanto emerge da un nuovo studio, supportato da Fondazione Cariplo e condotto dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano e da IRSA/CNR, che si concentra sulle acque lombarde e sottolinea la eccessiva presenza di glifosato e i potenziali effetti salute sulla biodiversità delle comunità naturali che a quelle acque sono legate. Contemporaneamente, Legambiente Lombardia ha presentato un dossier sugli impatti del glifosato stesso per la salute umana e gli ecosistemi, insieme all’Atlante sui Pesticidi.

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Il nostro studio intendeva indagare il reticolo idrico secondario lombardo, ovvero la maglia fine di canali, rogge e fontanili che innerva la pianura lombarda e che non viene considerato dalle analisi di routine, che prelevano campioni da fiumi e corpi idrici principali – spiega Stefano Bocchi, docente di agronomia dell’Università di Milano.

Funziona più o meno così: il reticolo irriguo riceve, soprattutto nei primi mesi della primavera, acque che drenano campi che hanno subito trattamenti di diserbo prima delle semine. Le piogge primaverili e le prime irrigazioni a scorrimento possono così trasportare grandi quantità di principio attivo, determinando possibili picchi di concentrazione nella rete scolante.

I dati hanno fornito le evidenze attese, facendo registrare valori di inquinamento da glifosato e da AMPA (acido aminometilfosfonico, ndr) molto elevati e preoccupanti.

Il glifosato nel mondo

Tutto ciò ha conseguenze che si ripercuotono su tutte le forme viventi che dipendono dalle comunità vegetali e dalle loro simbiosi, modificandone le risposte adattative, tanto che si parla di declino di quasi il 60% degli uccelli degli ambienti rurali europei, di un evidente decremento nelle specie di piante spontanee, di pesci e di insetti.

E, nemmeno a dirlo, tra le centinaia di prodotti fitosanitari impiegati nei campi coltivati, il glifosato (molecola di basso costo ed elevata efficacia e solubilità in acqua) è il più utilizzato: quasi 1milione di tonnellate di questo principio attivo vengono distribuite su centinaia di milioni di ettari coltivati in tutto il mondo.

pesticidi europa

©Legambiente

La tossicità acuta del glifosato per l’uomo è relativamente bassa, ma a causa della sua vastissima diffusione, oltre alle esposizioni professionali è divenuto necessario considerare le conseguenze a lungo termine, relativi alla potenziale cancerogenicità, alla dannosità per cellule ed embrioni, alle interferenze con il sistema ormonale. Ed anche in ottica di salute globale, considerando che gli effetti sui microrganismi possono favorire la diffusione di batteri patogeni resistenti all’azione del glifosate, oltre che a quella dei comuni antibiotici.

Disastro Lombardia

In Italia il glifosato è il pesticida di maggior impiego, tanto da costituire il 52% di tutti gli erbicidi utilizzati.

Nel periodico report di ISPRA sulla presenza di pesticidi nelle acque, il glifosate e il suo metabolita (AMPA) rappresentano di gran lunga le sostanze più frequentemente rintracciate nelle acque superficiali, con oltre metà di tutti i campioni che supera i limiti di legge per uno o entrambi i parametri.

glifosato italia

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Un esempio emblematico dei problemi che questo inquinamento genera è stato riscontrato nelle acque in entrata in alcune aziende risicole della provincia di Pavia che, pur disponendo della certificazione biologica, avevano dovuto rinunciare a commercializzare il loro prodotto a causa dei livelli anomali di residui di pesticidi riscontrati nella cariosside, la cui origine era da ricondurre nelle acque impiegate per l’irrigazione, spiega Fabrizio Stefani di IRSA CNR. Le analisi delle acque del reticolo idrico secondario e terziario sono state estese a un territorio comprendente gran parte della pianura irrigua, dalla provincia di Novara a quella di Cremona passando per Pavia, Milano, Lodi e Bergamo.

mappa campionamenti lombardia

©Legambiente

Nel corso della campagna sono stati riscontrati valori eccedenti il limite imposto, pari a 0,1 microgrammo/L, fino a livelli di alcune centinaia di microgrammi/L, con superamento del valore soglia di migliaia di volte: si tratta di valori che determinano inevitabilmente effetti tossici sulle comunità viventi nei corpi idrici, come abbiamo potuto verificare con prove effettuate sia su piante acquatiche che sulla microfauna planctonica.

A che punto siamo dal punto di vista normativo?

Attualmente è in discussione a livello europeo il nuovo regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, proposto dalla Commissione europea, che sulla base dei taret della strategia “from Farm to Fork” chiede una netta riduzione di queste sostanze, come il 50% di riduzione dell’uso europeo (dato che arriva al 62% per l’Italia). Questo poi ovviamente dovrebbe ricadare su scala nazionale, con l’approvazione del PAN pesticidi italiano che ancora è fermo a dopo la sua scadenza al 2019.

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Fonte: Legambiente Lombardia

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