Le angurie italiane stanno marcendo sui campi: colpa del caldo torrido e dei prezzi troppo bassi pagati ai produttori

Il caldo record, la siccità e i prezzi troppo bassi pagati ai produttori si traducono in un enorme spreco di angurie

Da una parte il caldo torrido di agosto che ha danneggiato sensibilmente i raccolti, dall’altra le poche richieste sia dall’estero sia da parte del mercato interno che fanno crollare i prezzi. Il risultato? Tantissime angurie che finiscono al macero perché danneggiate o vengono lasciate a marcire sui campi.

È ciò che sta succedendo nelle terre tra Basilicata e Puglia, a causa delle temperature record e della siccità che hanno danneggiato la maggior parte delle varietà di angurie prima di poterle raccoglierle.

“Abbiamo cercato di raccogliere quanto più prodotto possibile. Tuttavia, buona parte della produzione è andata perduta. L’apparato fogliare non è riuscito a ombreggiare del tutto i frutti: molte angurie si sono ingiallite e scottate, altre sono scoppiate per il forte caldo”, ha spiegato un agricoltore di Bernalda, in provincia di Matera.

Non è però solo colpa del clima. In molti casi le angurie vengono lasciate sui campi a marcire anche perché non conviene raccoglierle. I produttori infatti, a causa delle poche richieste, vengono pagati dai 4 ai 12 centesimi al chilo per ogni anguria.

Se qualcuno pensasse egoisticamente che questo possa tradursi in un risparmio per i consumatori sulla pelle dei produttori, sbaglia, perché le angurie che troviamo poi al supermercato possono arrivare anche a un euro al chilo.

“Il Governo ha da poco recepito con decreto le norme Ue sulle pratiche sleali, tra cui rientra la questione dei prezzi palesemente iniqui corrisposti ai produttori. Occorre far valere la nuova norma e, nel frattempo, è necessario che il Governo prenda coscienza di ciò che sta accadendo all’agricoltura, affossata anche dalle conseguenze drammatiche di una crisi idrica e climatica di proporzioni enormi”, il commento della Sezione Puglia della Confederazione italiana Agricoltori.

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Fonti di riferimento: Fresh Plaza/Confederazione italiana Agricoltori-Facebook

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