La Privatizzazione dell’acqua è legge: in arrivo la stangata?

Con 320 voti a favore il Governo Berlusconi ha ottenuto la fiducia alla camera sul Decreto Ronchi, che all'articolo 15 prevede la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui la gestione dell'acqua. Una maggioranza compatta, come solo poche altre volte ha potuto vantare questo esecutivo - 6 per la precisione - se si pensa che il record dei consensi raggiunti è stato quota 327 voti, in occasione del decreto anticrisi di gennaio.

Con 320 voti a favore il Governo Berlusconi ha ottenuto la fiducia alla camera sul Decreto Ronchi, che all’articolo 15 prevede la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, tra cui la gestione dell’acqua. Una maggioranza compatta, come solo poche altre volte ha potuto vantare questo esecutivo – 6 per la precisione – se si pensa che il record dei consensi raggiunti è stato quota 327 voti, in occasione del decreto anticrisi di gennaio.

 

La privatizzazione dell’acqua è dunque legge (il decreto sarà definitivamente convertito con il voto conclusivo previsto tra stasera e domani) e non tardano ad arrivare le reazioni delle associazioni dei consumatori – che temono l’aumento dei prezzi del servizio idrico: “La liberalizzazione dell’acqua prevista nel decreto Ronchi peserà sulle tasche dei cittadini con aumenti che saranno a due cifre, compresi tra il 30% e il 40%. Si profila una vera e propria stangata – mette in guardia il Codaconsse consideriamo in 3 anni il tempo necessario perché il nuovo sistema vada a regime, alla fine di questo processo il rischio concreto è quello di un aumento medio del 30% delle tariffe dell’acqua“.

Volendo esemplificare, “se nel 2009 una famiglia media italiana spenderà 268 euro, considerando un consumo medio annuo di 200 metri cubi d’acqua, tra 3 anni quella stessa famiglia spenderà in media 348 euro all’anno, con un incremento di 80 euro, pari al +30%“.

Un aumento di oltre il 40% è preventivato anche dal Movimento difesa del cittadino (Mdc) perché come spiega l’Adiconsum: “se le tariffe sono le più basse in Europa è grazie al “pubblico”. È per questo che secondo il segretario generale Paolo Landi, diventa “indispensabile un’Autorità che oltre a stabilire parametri di qualità e criteri per le tariffe e gli investimenti disponga di reali poteri di sanzione“.

Della stessa opinione anche l’assessore alla Tutela dei Consumatori e Semplificazione Amministrativa della Regione Lazio, Anna Salome Coppotelli che con una nota dichiara: “Con la privatizzazione dell’acqua questo Governo sta per compiere l’ennesima ingiustizia a danno dei cittadini. A questo punto qualsiasi diritto potrà essere negato: se resteremo a guardare senza fare niente, dopo l’acqua potrebbe toccare all’aria e poi chi sa a cosa. Mi batterò con tutte le mie forze per evitare questa ingiustizia“.

Qui non si tiene conto né della tutela di una risorsa fondamentale e preziosa come l’acqua, né di dove il pubblico funziona bene, né dell’interesse dei cittadini, né di migliorare un servizio“. Anche dall’opposizione e in particolare da Ermete Realacci, deputato del Pd tuonano le accuse: “si favoriscono solo interessi privati limiti e ben identificati“.

Di diverso avviso invece l’Antitrust che è invece favorevole all’articolo 15 del decreto Ronchi definendolo “un buon provvedimento perché dà luogo a una liberalizzazione da tanto tempo da noi auspicata” perché ci tiene a specificare Antonio Catricalà “non significa che necessariamente si avrà una privatizzazione, ma si apre ai privati la possibilità di entrare nell’esercizio di questo servizio pubblico essenziale” anche se, continua il numero uno dell’Antitrust, “rimane da chiarire chi sarà l’autorità che dovrà verificare e stabilire gli standard di qualità minimi essenziali e che vigilerà sulle tariffe“.

Secondo noi però ne rimangono diversi di punti da chiarire e sono tante le domande che questa liberalizzazione lascia aperte, anche alla luce degli esempi di privatizzazione dei servizi idrici già attuati in alcune comunità montane: quanto si ripercuoterà sulle tasche dei cittadini?

Simona Falasca

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