Solitudine: 6 buone abitudini per combatterla

A chi non è mai capitato di sentirsi, fosse anche solo per qualche attimo, solo? Magari pure in mezzo alla gente, eppure solo, sola. Certo non è una bella sensazione. In più, quando la solitudine è “subita” per lungo tempo incide sul nostro benessere psicologico e può causare depressione; timidezza, scarse abilità sociali, diffidenza verso gli altri o delusioni possono peggiorare la situazione

A chi non è mai capitato di sentirsi, fosse anche solo per qualche attimo, solo? Magari pure in mezzo alla gente, eppure solo, sola. Certo non è una bella sensazione. In più, quando la solitudine è “subita” per lungo tempo incide sul nostro benessere psicologico e può causare depressione; timidezza, scarse abilità sociali, diffidenza verso gli altri o delusioni possono peggiorare la situazione.

La buona notizia è che possiamo approfittare di questo sentire per conoscere, ritrovare la nostra ricchezza interiore. Jacqueline Kelen, nel suo libro L’esprit de solitude (Ed. La Renaissance), afferma che la solitudine

“ci offre l’opportunità di vedere noi stessi, di passare da un “me”, condizionato e dipendente dagli altri, ad un “io” libero e responsabile. La solitudine è la nostra maturità”.

Naturalmente vale anche nel caso in cui venga scelta: la saggezza esoterica espressa nell’archetipo dell’Eremita (Arcano Maggiore dei Tarocchi) ci ricorda infatti che momenti di pausa, ritiro, introspezione e rigenerazione sono utili per ritrovare quella (nostra) saggezza interiore che servirà, poi, per muoverci più consapevolmente e attivamente nella normale vita sociale quotidiana.

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Quali strategie mettere in campo quando ci si sente soli?

Innanzitutto è fondamentale chiarire cosa si vorrebbe fare di diverso, che tipo di relazioni si vorrebbero avere (può essere utile utilizzare un quaderno per “fermare” nero su bianco i propri pensieri, aspirazioni, volontà, bisogni).

Una volta indicati i propri obiettivi – senza alcun limite posto dalla consueta razionalità – la domanda giusta è: cosa al momento mi impedisce di / cosa mi serve per stare bene con le persone, per realizzare e vivere i miei obiettivi?

Occorre infatti sempre partire da sé: “La responsabilità è nostra, non degli altri”, ricorda la Kelen. Questo lavoro consente di far emergere “strategie antisolitudine” personalizzate: quelle giuste per noi.

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6 buone abitudini anti-solitudine

Ci sono però dei comportamenti che fanno bene proprio a tutti, come queste 6 buone abitudini anti-solitudine:

  1. dormire bene: mancanza di sonno o cattivo sonno non solo peggiorano l’umore e i nostri stati emotivi (producendo comportamenti che di fatto tendono ad allontanare gli altri) ma inducono un ulteriore auto-isolamento

    Leggi: 10 SEMPLICI REGOLE PER RIPOSARSI TANTO ANCHE DORMENDO POCO

  2. prendersi cura di sé: concedersi quei piccoli piaceri che spesso si tralasciano perché “tanto non ti cambiano la vita”

  3. prendersi cura degli altri: cambiare prospettiva e domandarsi in che modo si può essere utili agli altri o in generale alla propria comunità (ad esempio offrendo un aiuto, preoccupandosi di un problema presente nel proprio quartiere ecc.)

  4. combattere la negatività: le credenze personali o il giudizio critico possono allontanarci dagli altri, farci sentire delusi dalle esperienze; imparare a riconoscere quando si attiva il nostro “approccio negativo” consente di contrapporre ad esso, un po’ alla volta, una diversa apertura, tolleranza, flessibilità…

    Leggi: COME ALLONTANARE LE ENERGIE NEGATIVE DALLA PROPRIA CASA

  5. creare nuove occasioni di incontro: scegliendo consapevolmente situazioni che danno la possibilità di socializzare, conoscere persone e interagire con loro (es: andare la palestra, iscriversi ad un viaggio di gruppo, frequentare un’associazione di volontariato oppure fare un corso di inglese ecc.)

  6. coltivare le relazioni con gradualità: le conoscenze diventano contatti, la frequentazione aumenta la possibile confidenza e condivisione, la maggior condivisione e frequentazione può preparare l’amicizia; l’amicizia cresce per graduali e successivi livelli di intimità, che dipende e varia dalle persone. Aver fretta di condividere, raccontare, entrare nel personale non è praticamente mai una buona strategia: le persone, facilmente, scappano.

Anna Maria Cebrelli

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