Il riscatto del baratto

Il baratto in molte piazze italiane torna a farla da padrone: la riscoperta del piacere dello scambio.

Sarà per colpa di una certa frugalità che di questi tempi suggerisce di liberarsi dagli eccessi e dal superfluo ma è certo che il baratto in molte piazze italiane torna a farla da padrone. Dopo Verona e Bergamo nei prossimi fine settimana sarà la volta di Torino, Mestre e della Campania. Nessun legame tra queste realtà se non il fatto che tutte rimettono in circolazione l’antica pratica dello scambio senza denaro. Tanto vintage quanto affascinante.

A Torino la festa si chiama Senza Moneta. Il primo appuntamento sarà il 10 maggio ma la formula dell’incontro di beni, prodotti e conoscenze tra persone verrà replicata anche nei mesi successivi. A Mestre è conosciuta come Festa del baratto ed è ambientata all’interno del parco della Bussuola dal 4 al 10 maggio. In Campania invece si svolge un vero e proprio tour della Fiera del baratto e dell’usato , grande mercato dello scambio sostenibile che si svolge annualmente a Napoli in Novembre e che da poco ha iniziato ad essere itinerante occupando le principali piazze campane durante tutta l’estate.

festa-baratto

Funziona così: chiunque può presentarsi nei luoghi prestabiliti munito di vecchi abiti, lampade, libri, etc ben conservati e pronti per essere scambiati con altrettanti oggetti. Gli viene affidato un banchetto dove esporre la propria merce o può semplicemente aggirarsi tra quelli già organizzati da altri alla ricerca dell’oggetto che secondo lui corrisponde al valore di ciò che ha in mano.

Spesso accanto al mercato si aggiungono anche spazi dedicati ai laboratori di riciclo e riuso, quelli per l’autoproduzione di detersivi, angoli per il bookcrossing, incontri e dibattiti. Non solo quindi un semplice do ut des alla maniera delle figurine Panini ma anche un’occasione per parlare, diffondere e sperimentare pratiche note forse a molti dei lettori di GreenMe, meno ad altre persone che con curiosità si avvicinano lentamente a nuove pratiche ispirate alla sostenibilità.

Il baratto infatti attrae a sé sempre più proseliti specie tra gli scettici. Le motivazioni stanno sicuramente nascoste nelle cifre dei conti in banca ma anche nel fatto che il baratto è una pratica nota e da sempre insita nelle dinamiche di relazione.

Abiti scambiati tra fratelli o tra amiche, che passano dalla zia alla nipote e viceversa per molti sono stati una norma.

Ciò che distingue il baratto dall’affare fatto al mercatino dell’usato è il diverso sapore dell’ acquisto. Diverso è infatti il gesto di selezionare tra grucce degli armadi, scaffali delle librerie, scarpiere e soffitte ciò che non serve più, non piace più, non si ama più indossare o semplicemente si vuole buttare e portarlo con sé in piazza per condividerlo. E diverso è lo scambio: non il semplice possesso di qualcosa di nuovo ma l’esperienza di un dono dato e ricevuto.

Su internet già proliferano da tempo i siti internet dedicati al baratto tra cui swapstyle.com, barattoonline.com, barattopoli.com, zerorelativo.it per citarne solo alcuni. Ma lo scambio in piazza è anche gioco delle parti fatto di classiche battute come “Per quella camicia ti do la mia giacca…” oppure più spiazzanti come “Cosa mi dai in cambio di una lezione di chitarra?”.

Viene da chiedersi se la proliferazione di questi mercati e la crescente attenzione da parte della gente non sia in realtà l’aspetto più divertente, ricco e disimpegnato di un nuovo modo di intendere il consumo. Da cumulativo a essenziale, da individuale a relazionale, da compulsivo ad esperienziale.

Il bisogno e per alcuni tratti la vanità che caratterizza lo shopping non cambia se non nella misura in cui lo si fa senza tirare fuori un soldo né tantomeno carte di credito. Cambia la percezione dello scambio: privo di sprechi, rigenerativo, ugualmente gratificante.

Pamela Pelatelli

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