Spiagge: indagine su prezzo, caparra e accoglienza delle persone con disabilità

La pandemia ha fatto lievitare i prezzi del 17% rispetto a tre anni fa: la foto scattata da Altroconsumo sulle spiagge italiane.

La pandemia ha fatto lievitare i prezzi del 17% rispetto a tre anni fa, mentre è solo nel 51% dei casi che una persona in carrozzina ha accesso allo stabilimento e al mare

Stabilimenti balneari, quanto ci costano? I lidi attrezzati per molti sono diventati mete irraggiungibili e non solo in fatto di prezzi: nella stragrande maggioranza dei casi l’accesso non è possibile per le persone con disabilità in carrozzina.

A dirlo è l’indagine condotta tra il 20 aprile e il 5 maggio da Altroconsumo condotta in oltre 200 stabilimenti balneari distribuiti in dieci località marittime: Alassio, Alghero, Anzio, Gallipoli, Lignano, Palinuro, Rimini, Senigallia, Taormina e Giardini di Naxos e Viareggio. In ogni città, sono state valutate almeno il 20% delle strutture.

Sotto la lente di ingrandimento sono finiti il cambiamento dei prezzi, l’attuale necessità di dover pagare una caparra per la prenotazione degli ombrelloni (richiesta da quasi 1 stabilimento su 3) e la possibilità di accesso facile per le persone con disabilità e per le loro famiglie.

I prezzi e le caparre

Sono poche le località in cui i prezzi sono praticamente invariati. Nella città più cara dell’inchiesta 2021 si spendono 287 euro a settimana di media per le prime quattro file, nella seconda (267); nella terza (256). Due le località balneari che si distinguono per convenienza. Serve la caparra? Molti la chiedono alla prenotazione. E in caso di restrizioni a causa del Covid, non tutti la restituiscono.

Rispetto a 3 anni fa, il costo degli ombrelloni è aumentato in media del 17%, fino a toccare picchi del +34% a Gallipoli e +32% ad Alghero. Senigallia e Taormina, le località che hanno subito variazioni più lievi, rispettivamente del 2% e dell’1%. Nello specifico, Altroconsumo ha voluto analizzare quale è stata la variazione di prezzo delle prenotazioni degli ombrelloni nelle strutture balneari italiane negli ultimi anni. Per farlo, ha messo a confronto i prezzi dei lidi durante la prima settimana di agosto e ha tenuto in considerazione la media di costo per un ombrellone e due lettini nelle prime 4 file. Rispetto a 3 anni fa, il costo degli ombrelloni è aumentato in media del 17%, fino a toccare picchi del +34% a Gallipoli e +32% ad AlgheroSenigallia e Taormina, le località che hanno subito variazioni più lievi, rispettivamente del 2% e dell’1%.

Ma oggi quindi quanto costa andare al mare? Dall’analisi emerge che la media di costo è 182€ per la settimana, le città con gli stabilimenti più costosi sono Alassio con 287€ a settimana, seguita da Gallipoli (267€) e da Viareggio (256€), mentre quelle con i prezzi più bassi sono Rimini (115€) e Senigallia (122€).

stabilimenti città

©Altroconsumo

Il 31% degli stabilimenti, poi, chiede una caparra. Ma cosa succede se poi il cliente ha un contrattempo? Il 77% delle strutture restituirebbe la quota anticipata (lo prevedono tutti gli intervistati di Alassio, Alghero, Lignano, Senigallia) ma il restante 23% o non la restituisce o “deve decidere”.

L’accesso per le persone in carrozzina

Altroconsumo ha indagato anche sul livello di preparazione degli stabilimenti per l’accoglienza di persone con disabilità che vogliono passare le proprie vacanze estive al mare. Sul totale dei bagni intervistati il 9% ha sconsigliato la struttura: problematiche come la presenza di scalini, strade scoscese, assenza di rampe, rendono, infatti, davvero difficile l’accesso di una persona con disabilità a questi stabilimenti.

Al 91% che si dichiara pronto a ricevere questo tipo di clienti Altroconsumo ha posto alcune domande sull’ampiezza degli accessi alla struttura, sull’adeguatezza dei sanitari e sulla disponibilità di strutture che permettano di muoversi sulla sabbia e di entrare in acqua: ben il 95% ha un bagno ad hoc per persone con disabilità e il 59% mette a disposizione la carrozzina apposita per aiutare il cliente ad entrare in acqua o è pronto a recuperarne una. Il 41% non ne è provvisto, tuttavia, molti degli stabilimenti si dichiarano pronti a trovare soluzioni alternative per favorire l’accesso al mare.

Su Altroconsumo trovate l’inchiesta completa.

Fonte: Altroconsumo

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